Ciclismo
Ciclismo, Alberto Dainese e Matteo Moschetti guidano la nuova generazione di sprinter azzurri
Da sempre il ciclismo italiano è fucina di grandi velocisti. Marino Basso, Dino Zandegù, Guido Bontempi, Pierino Gavazzi, Mario Cipollini, Alessandro Petacchi, Elia Viviani. Giusto per fare qualche nome. Tra le nuove leve diversi corridori si propongono come successori dei sopraccitati. Due tra tutti, però, spiccano: Matteo Moschetti della Trek-Segafredo e Alberto Dainese della SEG Racing Academy.
Moschetti, milanese classe 1996, è un corridore al primo anno di professionismo. Cresciuto alternando strada e pista, si era rivelato al mondo nel 2017, quando in maglia Viris Maserati – Sisal – Chiaravall conquistò il Campionato Italiano in linea categoria U23. Questo successo gli permise, inoltre, di guadagnarsi una chiamata dalla Kometa Cycling team, il vivaio della Trek-Segafredo nato per mano di Alberto Contador e gestito da Ivan Basso.
Durante la militanza, di un anno, nel team spagnolo, Moschetti ha completato la sua maturazione nel modo migliore possibile. Il lombardo, infatti, ha vinto 9 corse del calendario internazionale UCI nel 2018, tra le quali spiccano una tappa alla Vuelta a Burgos e una al Tour de Hongrie. Consacratosi come uno dei migliori sprinter della categoria, se non il numero uno assoluto della passata stagione, Matteo ha guadagnato la promozione in Trek-Segafredo.
Già in questo primo anno, inoltre, nonostante il successo debba ancora arrivare, Moschetti ha fatto capire di che pasta è fatto. A fine febbraio è giunto 2° nello spettacolare arrivo sulla diga di Hatta Dam all’UAE Tour, battuto solo da un certo Caleb Ewan, attualmente il miglior velocista al mondo. Successivamente si è piazzato 4° nel prestigioso GP de Denain, corsa di un giorno che nel 2019 ha visto trionfare il fenomenale Mathieu Van der Poel, ed ha agguantato anche due top-5 al Giro d’Italia.
Nel futuro di Moschetti ci sono senza dubbio le volate nelle tappe dei grandi giri, ma non solo. Negli anni Matteo ha dimostrato una più che ottima tenuta in salita, citiamo, ad esempio, il 10° posto sulla salita di Sestola al Giro d’Italia U23 2018 e la vittoria su uno strappo di 2 km nella seconda tappa del Tour of Rhodes dello stesso anno. Per questo motivo, verosimilmente, tra qualche anno lo ritroveremo davanti anche in qualche classica non troppo dura, prima tra tutte la Milano-Sanremo.
Quel giorno a Sestola, tuttavia, Moschetti non era l’unico velocista presente nel gruppo dei migliori. Oltre a lui c’era anche Alberto Dainese, sprinter veneto di due anni più giovane. Dainese è fisicamente il corridore più simile a Mark Cavendish che si sia mai visto. Alti praticamente uguale, fisico pressoché identico, posizione in volata altrettanto simile. Anche Alberto, quando sprinta come sa fare, ricorda una palla appena sparata da un cannone.
Il veneto è fiorito nel 2018 in Zalf, ove ha vinto 9 gare. Due spiccano tra tutte. Il primo è il GP Città di San Vendemiano. Non una corsa solitamente adatta alle ruote veloci, anzi, basti pensare che quest’anno l’ha vinta Andrea Bagioli, grande prospetto azzurro per le corse a tappe. San Vendemiano, infatti, prevede la scalata ripetuta del durissimo muro di Ca’ del Poggio (media 15%), di certo non una salita che uno sprinter riesce a passare indenne. Alberto, però, quel giorno ha stretto i denti e anche sull’ultimo passaggio non ha perso molto dei primi. Nel finale i vari gruppi di battistrada che si erano formati davanti non hanno trovato accordo, così la corsa si è conclusa con uno sprint di circa 40 atleti. Dainese era, ovviamente, l’unico velocista davanti e ha avuto vita facile a regolare tutti. L’altro grande successo del 2018, invece, è la frazione di Valdobbiadene al Giro U23. Su un arrivo che tirava all’insù il veneto non ha fatto prigionieri, battendo sia sprinters che corridori esplosivi senza troppi patemi.
La stagione dominante fatta in Zalf gli è valsa la chiamata, prima da stagista sul finire del 2018 e, poi, da membro effettivo del roster nel 2019, da parte della Continental olandese SEG Racing Academy. Con essa ha avuto modo di correre per lo più in Francia, ove ha conquistato tutti e cinque i suoi successi stagionali: una tappa al Tour de Normandie, tre al Tour de Bretagne e la Entre Brenne.
L’anno prossimo dovrebbe passare professionista con la Sunweb, sodalizio in cui potrà trovare spazio sin da subito. Prima, però, ci sono ancora due grandi obiettivi: i Campionati Europei di Alkmaar e i Campionati del Mondo. Alla rassegna europea Alberto sarà sicuramente il capitano degli azzurri. Ancora non si hanno certezze sul Mondiale, invece, ma difficilmente il veneto non sarà la prima punta dell’Italia anche là.
Dainese ha veramente tutto per conquistare entrambe le maglie. Sono pochi i velocisti, sia U23 che professionisti prestati alla categoria per l’occasione, che possono vantare punte di velocità simili alle sue. Il suo problema, più che la concorrenza, sarà riuscire a destreggiarsi nel chaos degli arrivi a ranghi compatti. Com’è normale che sia alla sua età, infatti, Alberto tende a finire sovente imbottigliato tra i mille mila corridori che fanno a spallate durante le volate. Sarà quindi importante, per la nostra Nazionale, mettergli a disposizione un treno in grado di lanciarlo nella maniera corretta, permettendogli di mettere in strada tutti i suoi cavalli.
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Foto: Twitter Trek-Segafredo