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Ciclismo: la tragedia di Bjorg Lambrecht colpisce al cuore e fa riflettere

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Sogni e speranze distrutti nel breve volgere di un istante. Talento, 22 anni e un colpo di pedale che aveva attirato l’attenzione. Una maledetta caduta nel Giro di Polonia ha posto fine alla vita di un ragazzo che spingeva, voleva farsi strada nel mondo professionistico ed essere qualcuno: nel 2017 aveva vinto la Liegi Under23, secondo nel Tour de l’Avenir, al Valle d’Aosta, al Tour de Savoie e alla Ronde de l’Isard; nel 2018 fu argento ai Mondiali 2018 Under23 nella prova in linea; nel 2019 il sesto posto nell’Amstel Gold Race e il quarto posto nella Freccia Vallone. Il destino però aveva in programma per il belga Bjorg Lambrecht un epilogo diverso. Il giorno dopo siamo tutti qui a porci la solita domanda: ne vale la pena?

Tante volte il quesito ha bussato alla nostra porta perché queste tragedie ce ne sono state e ce ne saranno. Le manovre preventive, nel corso del tempo, hanno senza dubbio aiutato ma l’imponderabile è un qualcosa che va oltre. Vengono in mente la morte di Michael Goolaerts, 22enne belga della Veranda Willems, deceduto per un infarto nel corso della Parigi-Roubaix del 2018 e il dramma del nostro Michele Scarponi del 2017: una caduta rovinosa, in una giornata normale, associata anche ad un comportamento imprudente da parte di chi era alla guida di altro mezzo. Andando ancor più indietro nel tempo, come non ricordare la voce rotta dall’emozione di Adriano De Zan nel raccontare quella 15esima tappa del Tour de France del 1995 e l’incidente letale a Fabio Casartelli sulla discesa del Portet-d’Aspet.

Una scia di sangue troppo lunga che va, purtroppo, ad arricchirsi di un nuovo nome e fa male per molteplici motivi. Una vita spezzata troppo presto che alimenta il rammarico per quel che sarebbe potuto essere e invece non è stato. Lo spettacolo però deve andare avanti perché la passione è più forte di tutto, anche della tristezza e dell’amarezza. Una ferita che lacera il cuore degli appassionati e lascia sgomenti ma è giusto guardare a un altro traguardo da raggiungere, ricordando ciò che è stato. La magia del ciclismo, del resto, è anche questo e ogni pedalata ha quel sapore di eroico o epico perché è una sfida principalmente contro se stessi.

 

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Foto: B.Stefanov / Shutterstock.com

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