Ciclismo
Ciclismo, una nuova nidiata di scalatori azzurri in rampa di lancio. Nuova linfa in vista delle corse a tappe, ma servirà tempo
La scomparsa di molte gare a tappe nostrane riservate ai corridori della categoria U23 (Giro delle Valli Cuneesi, Giro delle Regioni, Giro delle Pesche Nettarine e per un periodo anche Giro d’Italia U23) ha comportato un calo netto nella produzione di corridori italiani con caratteristiche di scalatori. Nelle ultime stagioni, però, qualcosa sta cambiando. Con il ritorno della Corsa Rosa riservata agli ex dilettanti, voluta fortemente dal CT Davide Cassani, e la nascita di Continental che permettono ai giovani azzurri di gareggiare anche fuori dai confini nazionali, il Bel Paese ha ricominciato a sfornare atleti adatti alle corse a tappe.
La punta di diamante della nuova generazione di scalatori italiani si chiama, ovviamente, Andrea Bagioli. L’attuale alfiere del Team Colpack, promesso sposo della Deceuninck-Quick Step, aveva fatto intravedere delle grandi doti in salita già da junior. Nel 2017, infatti, al secondo anno nella categoria dedicata agli under 19, fu 3° in classifica generale alla Course de la Paix juniores e 5° al Giro della Lunigiana. Il salto di qualità vero e proprio, però, lo ha fatto nel 2018, con il passaggio tra gli U23. Grazie alla capacità di esaltarsi su distanze più lunghe rispetto a quelle affrontate dagli junior, infatti, Bagioli ha ingranato sin da subito. Nella stagione da rookie è arrivato sul podio in tre gare di un giorno durissime quali Palio del Recioto, Liegi U23 e Piccolo Giro di Lombardia e ha vinto il Toscana Terra di Ciclismo Eroica, gara a tappe di due giorni che prevedeva anche la scalata del Monte Amiata. Nel 2019 ha conquistato la prestigiosa Ronde de l’Isard, trionfando in entrambe le frazioni più dure davanti a giovani del calibro di Andreas Leknessund, Clement Champoussin e Ilan Van Wilder. Al Giro d’Italia U23 è stato costretto al ritiro da un malanno, mentre nella controversa ultima edizione del Giro della Valle d’Aosta ha battuto tutti nell’arrivo in quota a Cervinia.
Dietro a Bagioli, però, ci sono molti altri corridori che stanno emergendo. Primo tra tutti quel Filippo Zana della Sangemini-Trevigiani-MG.Kvis, anch’egli classe 1999, che ha appena vinto il prestigioso e durissimo GP di Capodarco. Nato come uomo da gare in linea, Zana, nel 2018, alla prima stagione da U23 corsa con la casacca della Trevigiani, aveva fatto intravedere di potersela cavare anche nelle corse a tappe conquistando un 11° posto al Tour de Mersin, gara turca di categoria 2.2, e un 23° al Toscana Terra di Ciclismo Eroica. Nel 2019, però, è definitivamente esploso come grande interprete di tutte le gare in cui vi è della salita. Il 10° posto all’ultima edizione del Giro d’Italia U23 vale tantissimo per come è maturato. Filippo è cresciuto giorno dopo giorno, faticando sulle prime montagne, ma emergendo alla grande nella frazione che prevedeva la doppia scalata al Mortirolo, ove è giunto 7°. La sua progressione, poi, non si è fermata e nell’ultima occasione disponibile, sul Fedaia, ha agguantato la top-10. In seguito ha pure ottenuto un bel 12° posto in una gara 2.1 come il Sibiu Cycling Tour.
Non è certamente uno scalatore puro, invece, Alessandro Covi, gemello di Bagioli al Team Colpack. Il piemontese, tuttavia, nelle ultime due edizioni del Giro d’Italia U23 è stato il miglior italiano in classifica generale. Rispettivamente 8° nel 2018 e 4° nel 2019. Questo perché a buone doti in salita abbina un ottimo recupero e la capacità di cavarsela nelle corse contro il tempo. Ha caratteristiche simili anche Samuele Battistella della Dimension Data Continental. Il veneto classe 1998 è un corridore che ha nelle gare in linea il suo habitat naturale, ma se la cava sulle salite lunghe al punto da poter competere anche nelle corse a tappe. Nel 2018 fu 2° alla Course de la Paix U23, battuto solo da un certo Tadej Pogacar che si dovette inventare un attacco magnifico a 30 km dal traguardo nell’ultima frazione per detronizzarlo. Quest’anno, invece, ha conquistato il Tour of Limpopo, 2.2 sudafricana, staccando tutti sul Mt. Agatha.
Chi si porta dietro il fascino del grimpeur vero e proprio, invece, è Alessandro Fancellu della Kometa Cycling Team U23. Classe 2000, Fancellu, l’anno scorso, salì alla ribalta per aver tenuto testa a Remco Evenepoel sulla salita di Casette di Massa al Giro della Lunigiana e per il podio ottenuto al Mondiale juniores di Innsbruck. Passato U23 in Spagna alla corte di Ivan Basso e Alberto Contador, Fancellu ha già confermato quanto di buono ha fatto vedere nelle categorie inferiori. A luglio ha vinto la Vuelta a Leon staccando tutti sul durissimo Puerto de los Ancares (dove Contador batté Froome alla Vuelta 2014, ndr). Di recente, invece, è giunto 4° alla Vuelta a Palencia concludendo tutte le quattro frazioni nei primi 10.
Corridore diversissimo da Fancellu è il gigantesco passista-scalatore della Biesse Carrera Gavardo Filippo Conca. Al terzo anno tra gli U23 Conca è letteralmente esploso, diventando una delle più belle sorprese della stagione. Filippo nel 2018 è stato l’unico capace di chiudere in top-10 sia Giro d’Italia U23 che Giro della Valle d’Aosta. Nel primo è giunto 5° e nel secondo 7°. Se Conca ha fatto della solidità il suo marchio di fabbrica, lo stesso discorso non si può fare, invece, per il suo compagno Kevin Colleoni, di un anno più giovane. Colleoni, però, pur dimostrando di avere ancora lacune importanti, ha nelle corde exploit in salita che pochi altri corridori nostrani possono pareggiare. Al Giro d’Italia U23 è stato il migliore dei non colombiani sia sul Fedaia che nella frazione del doppio Mortirolo.
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Foto: Comunicato Stampa
riax
17 Agosto 2019 at 14:52
ho seguito il Giro d’Italia U23 ed i nostri Covi e Conca si son comportati bene, pur dovendosi inchinare al trittico colombiamo, Ardila in particolare,…ma speriamo che crescano ancora
Luca46
17 Agosto 2019 at 13:41
Se però non hanno già provveduto a preparare la cronometro rischiano di non poter essere competitivi. Di questi tempi è fondamentale preparare la cronometro fin da subito. Ci sono cronoman migliorati molto in salita ma scalatori che abbiano migliorato a cronometro ne ho visti pochi. Quindi è una specialità nella quale bisogna cimentarsi fin da subito.