Formula 1

F1, aerodinamica, sviluppo e galleria del vento: problemi atavici da 10 anni per la Ferrari. E ora anche la Red Bull è davanti

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Nel mondo della Formula Uno spesso le cose cambiano rapidamente, anche in un’era di dominio assoluto come quella attuale della Mercedes. Da un campionato all’altro equilibri e caratteristiche possono mutare in maniera radicale. In una stagione una monoposto può eccellere con una determinata gomma o su un particolare tracciato. Dodici mesi dopo, invece, tutto potrebbe essere ribaltato completamente.

Anche nel caso della Ferrari molti aspetti, seguendo quanto detto in precedenza, si differenziano anno dopo anno. Due di questi, invece, continuano a rappresentare un vero e proprio Tallone d’Achille atavico: aerodinamica e sviluppo. Da ormai un decennio, infatti, in quel di Maranello sotto questi punti di vista le prestazioni sono deficitarie e ben lontane sia dalla perfezione, sia dai competitor. Se nelle scorse annate la situazione era complicata ma gestibile, in questo 2019 il gap è divenuto letteralmente enorme.

Andiamo con ordine. Per quanto riguarda l’aerodinamica anteriore la SF90 è eccellente e infatti in rettilineo è quasi sempre la più veloce ed imbattibile. Sul fronte del carico verticale, invece, paga dazio in maniera clamorosa nei confronti di Mercedes e, ora, anche di Red Bull e le dimostrazioni arrivano circuito dopo circuito. Se nelle curve veloci la competizione è aperta, in quelle lente la Ferrari soffre enormemente di sottosterzo e, letteralmente, non gira. Per fare un esempio, nel confronto con le W10 paga spesso anche 10kmh di differenza nella percorrenza. A questi livelli si tratta di un abisso, o quasi. I casi più eclatanti sono stati i T3 di Montmelò e Hungaroring. Settori di appena 20 secondi nei quali le vetture con il Cavallino Rampante accusavano quasi un secondo di differenza. Un problema che, inoltre, si ripercuote anche sugli pneumatici. Le Frecce d’argento, scaricando a terra un altissimo carico aerodinamico, lo portano anche sulle gomme, scaldandole con estrema facilità, come le Red Bull, mentre le Rosse non ci riescono e combattono (a volte invano) per trovare la sottilissima finestra di temperatura giusta di utilizzo.

Nonostante fior fior di progettisti, e una galleria del vento di prim’ordine, a Maranello non si riesce mai a centrare il giusto lavoro a livello aerodinamico. Stesso discorso sul fronte degli sviluppi e aggiornamenti. Nonostante il team principal Mattia Binotto non manchi occasione per spiegare come i pacchetti di migliorie che vengono portati in pista siano sempre efficaci (ci viene da chiedere, quindi, a che livello sarebbe la Ferrari se non fosse così) la SF90 non cresce. O, quantomeno, lo fa con maggiore lentezza rispetto ai rivali. Confrontandola con inizio anno, la macchina di Vettel e Leclerc è sostanzialmente la stessa. Discorso ben differente per una Red Bull progredita in maniera esponenziale. Nelle ultime stagioni la Ferrari proponeva una ottima macchina sin dalla prima gara, salvo poi non riuscire più a svilupparla nella seconda parte del campionato a differenza delle Mercedes che, infatti, chiudeva con un filotto di vittorie. Quest’anno le cose sono iniziate subito con il piede sbagliato, per cui dal GP del Belgio in poi c’è poco da sperare su questo fronte. Se non ci sarà un cambio di passo deciso in quest’ottica sarà davvero complicato per il team emiliano risalire la china sia ora, sia in ottica 2020. Attendere il 2021 con la rivoluzione tecnica annunciata non te lo puoi permettere se ti chiami Ferrari, purtroppo…

 

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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