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F1, GP Belgio 2019: da Spa a Spa. Nel 2018 l’ultima vittoria di Sebastian Vettel prima di un anno tra ombre e anonimato

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Da Spa a Spa. Sono passati solo dodici mesi dal 26 agosto 2018, il giorno di quell’ultima emozionante vittoria di Sebastian Vettel che ha però inaspettatamente rappresentato un punto di svolta in negativo cambiando il volto della sua stagione e forse anche della sua carriera. La Formula 1 si appresta a tornare in Vallonia per l’edizione 2019 di un GP del Belgio che rappresenta uno degli ultimi barlumi di speranza per la Ferrari di cambiare le sorti di una stagione iniziata nel peggiore dei modi, sotto ogni possibile aspettativa e che deve ancora regalare a Maranello la prima vittoria.

La passata stagione a Spa avevamo assistito all’ennesimo capolavoro del pilota tedesco che con tutto il carattere e la determinazione che possiede era riuscito a mettersi alle spalle un indiavolato Lewis Hamilton, facendo sognare i tanti tifosi italiani in vista di Monza e lanciandosi verso una rincorsa iridata che, di fatto, non è però poi più proseguita. Dov’è finito quel Sebastian Vettel? Che ne è stato di quel pilota che fino a dodici mesi fa divideva perfettamente a metà il mondo della Formula 1 su chi potesse essere il più forte di tutti ma che da allora pare essere diventato lo zimbello di tutti, sopravvalutato e non degno di caricarsi sulle spalle la missione impossibile della Rossa?

Vettel ha certamente bucato la parte finale del 2018, commettendo alcune sbavature non degne del suo nome e non trovando più da quel momento nemmeno una volta la via della vittoria, un’impresa riuscita invece al compagno Kimi Raikkonen che ha trionfato nel GP degli Stati Uniti; e così nella testa del quattro volte campione del mondo e soprattutto in quella dei tifosi sono cominciati a sbocciare sempre più dubbi, un’ondata impetuosa che è riuscita a cancellare quasi completamente dalla memoria di molti tutto ciò che è stato capace di fare il trentaduenne di Heppenheim fino a quel momento: Vettel è rapidamente precipitato nei consensi degli appassionati, ridimensionato e incorniciato come qualcuno che vinceva “solo perché guidava una Red Bull”, un pilota di seconda fascia. Ciò che impressiona maggiormente è la facilità con cui la critica si appoggi ormai costantemente su qualsiasi sbavatura, ingigantendo con ferocia mediatica gli errori di guida commessi (che ci sono effettivamente stati) e minimizzando spesso, al contrario, tutto ciò che il tedesco ha continuato a produrre nel frattempo.

Non è un segreto che Vettel sia quasi unanimemente considerato il miglior collaudatore attuale del circus. La sua precisione, meticolosità di lavoro e capacità d’analisi sono sempre risultate fondamentali nello sviluppare progetti via via sempre più vincenti, una qualità rara che viene spesso messa in secondo piano rispetto all’effettiva pesantezza del piede in pista. Il grosso passo indietro sul lato psicologico è però altresì incontrovertibile; il terribile lungo sull’umido di Hockenheim, poi fortificato dal testacoda a Monza che ha definitivamente spento le speranze Mondiali del 2018, ha insinuato un tarlo d’insicurezza nella testa di Sebastian. Una fragilità che, assieme alla perfezione in pista e alla prepotenza mediatica fuori dalla stessa dell’avversario Lewis Hamilton, si è sedimentata rendendo il tedesco molto più vulnerabile soprattutto sul piano del corpo a corpo, meno sicuro di se stesso e incline a commettere degli errori anche piuttosto grossolani, come è avvenuto a Shakir e a Silverstone in questa stagione.

E’ innegabile che in questi dodici mesi non abbiamo quasi mai visto il miglior Sebastian Vettel e lui stesso è il primo a esserne consapevole; nonostante questo e anche i numerosi problemi tecnici subiti soprattutto in qualifica rispetto al nuovo arrembante compagno, fino a questo momento però il confronto interno con uno dei talenti più puri del panorama delle quattro ruote come lo è certamente Charles Leclerc, lo vede ancora in una posizione di comando, per buona pace di molti. Il tedesco ha ribadito più volte che vuole vincere il Mondiale in Ferrari, un obiettivo che, al di là dei problemi progettuali, non sarà certo facile da raggiungere: l’impressione è che il monegasco abbia davvero le qualità  adatte per poter avviare un nuovo ciclo, completando il cambio generazionale assieme al connazionale e rivale di una vita Max Verstappen, dando vita a una rivalità destinata a durare per i prossimi anni. 

Charles e Sebastian hanno stili di guida parecchio differenti, il primo è un pilota molto alla Hamilton e necessita di un anteriore preciso per potersi esprimere al meglio, mentre il secondo è in questo decisamente più simile a Michael Schumacher, prediligendo un’auto incollata a terra al posteriore, per evitare sovrasterzo. La SF90 pecca in entrambi gli aspetti, molto sottosterzante e allo stesso tempo poco abile nel mettere nella perfetta temperatura la gomma ed evitare il pattinamento in accelerazione dalle curve lente. Questa differenza di fondo porterà tuttavia inevitabilmente Ferrari a dover effettuare delle scelte sul cavallo sul quale puntare già nel corso del prossimo inverno e, corretto o meno che sia, pare probabile che la direzione principale seguita sarà quella di uno sviluppo volto a mettere nelle migliori condizioni possibili il neo arrivato.

Per questa ragione sembra difficile ipotizzare un futuro roseo per Seb in Ferrari. Molti grandi piloti del passato e manager gli stanno consigliando di cambiare vettura, per resettare soprattutto mentalmente quanto avvenuto in questo lasso di tempo infelice e provare a ripartire da zero, ma il tedesco resta convinto dei propri mezzi e vuole dimostrare al mondo di poter tornare ad essere quello che ha scaldato i cuori degli appassionati per tanti anni. Da Spa a Spa: la SF90 potrebbe stupire sul veloce e scarico tracciato belga e chissà che proprio qui Sebastian non possa ritrovare la strada che ha lasciato l’anno scorso, per svoltare ancora.

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Twitter: MickBrug

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