MotoGP
MotoGP, Valentino Rossi resta il migliore tra i piloti Yamaha a 40 anni. Il Dottore precede Vinales
“Valentino Rossi sono dieci anni che non vince e farebbe bene a ritirarsi“. Le considerazioni sono un po’ queste e il soggetto è abbastanza chiaro chi sia. Il “Dottore, in MotoGP, da sempre fa discutere. I suoi modi hanno attirato l’attenzione di tanti tifosi ma nello stesso tempo anche qualche nemico, facente parte di una percentuale di appassionati che tutta questa attenzione l’avrebbe evitata, affezionata alla visione di una categoria di nicchia o non troppo “pompata”.
Il peso dei risultati del “46” (nove titoli iridati) però ha avuto degli inevitabili effetti collaterali e le divisioni in fazioni, come parlassimo dei Guelfi e dei Ghibellini, sono venute fuori in maniera spontanea. Al di là di questo, i fatti parlano chiaro: l’ultimo iride risale al 2009 e l’ultimo GP vinto da Valentino è quello di Assen (Olanda) di due anni fa. Colpa sua e di uno stile di guida un po’ antico? La domande è lecita e la risposta è a metà tra un “Si” e un “No”.
Spieghiamo meglio il concetto. E’ chiaro che ci si trova nel “regno” di Marc Marquez. Il sette volte iridato, in sella alla Honda, sta scrivendo pagine di storia motociclistica e il suo ottavo centro mondiale è alla portata, visto il vantaggio di 58 lunghezze su Andrea Dovizioso. Di contro, Rossi è completamente tagliato fuori da ogni discorso: il suo ritardo di 127 punti (quinto posto) in classifica generale è lampante e quindi che il campione di Tavullia non sia più il riferimento indiscusso della massima cilindrata è altrettanto evidente.
Tuttavia, trattandosi di sport motoristico e non di atletica leggera, il mezzo ha una sua incidenza. Di fatto, dal 2016 in poi e con l’eccezione del 2017 (a causa del suo grave infortunio), Valentino è sempre stato il miglior pilota Yamaha nella graduatorie alla fine dell’anno e questo riscontro si sta confermando anche allo stato attuale delle cose, visto che il compagno di team Maverick Vinales (103 vs 102) e la pattuglia Petronas formata da Fabio Quartararo (92) e da Franco Morbidelli (58) è alle spalle. Pertanto, nonostante le 40 primavere, la velocità non sembra essere un fattore in discussione e nello stesso tempo, se si va a valutare il decennio di digiuno, si evince che che sono arrivati tre secondi e due terzi posti nella classifica della categoria.
Questo porta a pensare che ogni valutazione vada fatta anche in relazione al materiale a disposizione perché servirsi solo dell’almanacco non sempre rappresenta la realtà completa delle cose.
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giandomenico.tiseo@oasport.it
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