Oltre Cinquecerchi
Pattinaggio artistico a rotelle, intervista a Luca Lucaroni: “Voglio spingermi oltre, punto al salto quadruplo”
Ogni sport ha il suo atleta simbolo. Nel pattinaggio artistico a rotelle, attualmente, a rappresentare in pieno la disciplina sono Rebecca Tarlazzi (che ha rilasciato un’intervista alla nostra testata pochi giorni fa) e Luca Lucaroni, pattinatore perugino stanziato a Roma e tesserato con l’Associazione La Rustica.
Il fuoriclasse ventiquattrenne, soprannominato il Re, ha collezionato nel corso della sua carriera la bellezza di tredici medaglie iridate, sia in singolo che in coppia, undici di queste d’oro. Il grande trionfo agli ultimi Campionati Mondiali di Barcellona ha catturato inoltre una forte attenzione esterna; non a caso il consiglio dei WGA, l’ente organizzatore dei World Games, ha recentemente premiato l’azzurro come atleta del mese di luglio 2019.
Dotato del cosiddetto pacchetto completo, ovvero l’eccellenza sia nel campo tecnico che in quello artistico, Luca Lucaroni è stato tra i primi a concepire i suoi programmi di gara sulla scia del nuovo sistema di valutazione Rollart, diventando nel tempo un vero e proprio punto di riferimento a livello globale. A conclusione dell’ennesima straordinaria stagione abbiamo intervistato il talento umbro, in questo momento impegnato in giro per il mondo in numerosi summer camp e nei consueti spettacoli estivi.
Luca, a Barcellona hai conquistato il quarto titolo consecutivo, quest’anno in una gara molto difficile con la compagine spagnola agguerritissima. Come hai vissuto il tuo ultimo trionfo?
“È stato un Mondiale impegnativo da affrontare soprattutto da un punto di vista emotivo. Il fatto di gareggiare a Barcellona e avere come avversario principale il beniamino di casa ha contribuito a fare alzare la tensione; sono entrato in pista abbastanza agitato perché il palazzetto era pieno, il pubblico spagnolo poi è pazzesco, ti tratta come se fossi uno di loro, non fanno distinzioni tra atleti di diverse nazioni e questo credo sia una cosa bellissima“.
Al contrario delle altre uscite stagionali hai sofferto leggermente nel doppio axel in entrambi i segmenti, sono stati errori dettati dalla tensione?
“No, in realtà sono entrambi scaturiti da una sbavatura tecnica“.
Anche se non ci sono dei contributi video, dai protocolli di gara si è venuto a conoscenza di un tuo tentativo di triplo axel ai regionali di Civitavecchia. Come mai hai deciso di accantonare l’elemento per le gare più importanti?
“Si è vero, l’ho provato in occasione del primo appuntamento del 2019 però proprio in quel momento ho deciso di optare per un doppio fatto bene piuttosto che magari rischiare di eseguire delle imprecisioni, che però sfortunatamente in gara al Mondiale sono arrivate comunque“.
Un elemento che ha davvero stupito tutti, appassionati e addetti ai lavori, è stato la straordinaria combinazione dello short program con tre salti tripli: triplo flip/triplo toeloop/ritt/triplo rittberger: era nel tuo bagaglio tecnico già da prima oppure hai iniziato ad allenarla in virtù del nuovo sistema di punteggio?
“La provo da un po’ di anni, c’è sempre stata l’idea di poterla inserire in un programma prima o poi. Con l’introduzione del nuovo sistema di punteggio Rollart e con il livello altissimo dei miei rivali insieme al mio team di lavoro abbiamo deciso di portare qualcosa di nuovo e di eccellente, dunque ci siamo concentrati su questa combinazione che, se correttamente eseguita, può portarti oltre trenta punti consentendoti di partire già con un buon margine di vantaggio. Quella atterrata ai Mondiali di Barcellona rimane una delle migliori che abbia mai fatto nella mia vita“.
Il nuovo sistema di punteggio ha portato qualcosa che prima non c’era, le combinazioni con i salti di “rimbalzo”, eseguiti dunque di seguito senza il classico saltino da un giro di collegamento. Qual è l’aspetto più difficile da curare nel ruotare questi determinati tipi di difficoltà?
“Direi la coordinazione. Se riesci a trovarla il salto riesce senza dubbio meglio e viene anche più facile“.
Il Rollart è stata una rivoluzione epocale, in cosa è cambiata maggiormente la tua sessione di allenamento?
“I maggiori cambiamenti riguardano il secondo punteggio, ovvero le componenti del programma. Prima anche atleti dotati di una buona tecnica ma non particolarmente entusiasmanti sul fronte artistico riuscivano in generale a piazzarsi bene in classifica, ora se si pattina male entrare nella top five è quasi impossibile. L’innovazione principale è senza dubbio legata al modo di pattinare, prima a precedere per esempio un salto c’era solo il classico passo incrociato, con cui prendevi fiato e ti concentravi al massimo per staccare l’elemento; adesso dobbiamo affrontare le transition con lavori di piede complessi, fisicamente è davvero faticoso, devi fare un lavoro completamente diverso per arrivare all’elemento senza sentire la stanchezza, tessere una tela di passi prima del salto toglie davvero tante energie. In questo senso i ragazzi più piccoli sono più avvantaggiati rispetto a noi, con loro si può impostare un allenamento mirato già dai primi passi. Inoltre adesso devi fare più ragionamenti legati alla strategia, se sbagli un salto perdi punti preziosi e non hai infinite possibilità di riprenderti come col precedente sistema“.
C’è qualche pattinatore che ti ha particolarmente colpito nell’approccio con il Rollart?
“In linea generale a Barcellona sono rimasto impressionato dalla categoria Junior, tra tutti direi l’iberico che ha conquistato il titolo Pau Garcia Domec così come le nostre ragazze azzurre, davvero fortissime“.
Come Rebecca Tarlazzi, con cui hai conquistato il quinto sigillo consecutivo nelle coppie d’artistico, anche tu devi fare i conti con le pressioni esterne. Come vivi la gara da assoluto favorito?
“Quest’anno ho lavorato molto mentalmente oltre che fisicamente. Io poi ho una piccola fortuna, quella di riuscire a prendere la forza proprio dall’ambiente esterno e dai miei diretti concorrenti. Dopo tanti anni di esperienza riesco proprio ad isolarmi da tutto anche se non sono quel tipo di atleta che non guarda gli altri per magari avere il timore di scoraggiarmi: io osservo invece molto i miei avversari, li studio, non faccio la guerra ma cerco di dare il massimo quando c’è bisogno“.
Sei ormai giunto al quarto titolo mondiale, senza considerare ovviamente gli altri cinque conquistati con Rebecca. Dove ti vuoi spingere adesso? Quali sono i tuoi piani? Hai mai pensato di direzionarti dove nessuno è ancora arrivato sulle rotelle, ovvero ai quattro giri di rotazione?
“Ho questa idea: l’importante è senza dubbio vincere, credo però sia arrivato anche il momento, ora che ho centrato i miei obiettivi, di proporre qualcosa di nuovo che rimanga nella storia. Cercherò di lavorare dunque sul triplo axel con la speranza di eguagliare quei tre-quattro atleti che sono riusciti ad inserirlo nel proprio bagaglio tecnico prima di me. Inoltre sì, ho già iniziato da un po’ di tempo a lavorare su un quadruplo, spero di potere riuscire ad atterrarlo in futuro”.
I bellissimi successi dell’ultimo periodo sono arrivati anche grazie al tuo attuale tecnico Luca D’Alisera, il quale ha raccolto la preziosa eredità dell’immenso Gabriele Quirini, scomparso tragicamente nel marzo del 2018. Com’è cambiata la tua vita dopo quel terribile incidente?
“È stato difficile superare tutto. Gabriele non era solo il mio allenatore, il nostro era un rapporto strettissimo in quanto vivevamo anche insieme. Dopo la tragedia dentro di me sapevo che se volevo continuare a pattinare potevo farlo solo con Luca D’Alisera, perché è dalla stessa scuola, perché è un grandissimo allenatore e sapevo che mi avrebbe potuto aiutare per andare avanti e cercare di riconfermarmi. Anche tra me e Luca non c’è solo un rapporto professionale ma ci consideriamo proprio una vera famiglia. Trovo questo fattore davvero importante in quanto crea quella magia in più che ti consente di dare il massimo e che riesce a spingerti sempre oltre tutti gli ostacoli“.
In conclusione anche tu vorrai proseguire la carriera da allenatore? I tuoi impegni in giro per il mondo sono un indizio non da poco…
“Assolutamente sì. In questo periodo sono impegnato tra Campus estivi e spettacoli. Nella vita voglio allenare e sto cercando già da ora di costruirmi una base solida per il futuro“.
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Foto: Raniero Corbelletti (per gentile concessione di FISR, Federazione Italiana Sport Rotellistici)