Tuffi
Tuffi, Europei 2019: lavori in corso per l’Italia. Pellacani, occasione persa? Forse. Ma vale per tutte
Prosegue la ‘costruzione’ dell‘Italia del futuro. Dopo l’abbuffata di mercoledì’ (oro nel synchro dieci metri donne con Batki-Pellacani e bronzo dal trampolino 1 metro uomini, gara non olimpica va detto, con Lorenzo Marsaglia), la giornata odierna allo Sport Center Liko di Kiev porta in dote due sesti posti in chiave azzurra agli Europei di tuffi, regalando però un nuovo esordio internazionale al promettente Julian Verzotto, 18 anni, fratello minore di Maicol, che probabilmente (non ce ne voglia, lo ha ammesso lui stesso) ha saltato anche meglio del capitano azzurro, già pluridecorato a livello europeo e mondiale. Il tutto nel solco tradizionale delle ‘famiglie tuffistiche’ nostrane, dai Cagnotto (padre e figlia, ma anche mamma in realtà, Giorgio, Tania e Carmen Casteiner) ai fratelli Marconi (Tommaso e Nicola, oggi allenatori, e Maria).
GARE
La finale dalla piattaforma sincro si rivela una gara sorprendente, equilibrata, e sorride alla Russia. Julian e Maicol Verzotto si classificano sesti e ultimi, illudendo dopo gli obbligatori, chiusi al terzo posto (scollinando oltre la quota d’eccellenza dei 100 punti); purtroppo poi prima Maicol e successivamente Julian si ‘perdono’ un po’ nei liberi, superando la ‘media positiva’ dei 60 punti parziali solo all’ultima serie. Amen, non vi erano velleità da podio. Prosegue l’inserimento dei giovani azzurri in gare di alto livello.
Tre metri donne agrodolci, invece, per la nazionale azzurra che può comunque cullare sogni di gloria domani nella stessa prova, al maschile, con Marsaglia e Tocci (finale alle 17) e nel synchro femminile (Bertocchi-Pellacani, domenica, difendono l’oro scozzese). Proprio Bertocchi subisce però una cocente eliminazione nei preliminari, finendo 18esima a quota 217.95 punti, al mattino. La milanese allenata da Dario Scola, per molti una delusione quest’anno perché si sono visti più passi indietro che avanti, ha in realtà tante attenuanti e sarà meglio ricordarli: la stagione era iniziata molto bene in inverno (seconda nel Grand Prix a Mission Viejo da tre metri, più volte oltre quota 300 punti nella gara olimpica) per poi ‘svoltare’ in negativo a causa dei noti guai alla schiena e di un infortunio al tallone destro (causa ripetuto scontro con il trampolino), dopo aver saltato per altro due settimane piene di allenamenti… Non è per trovare scuse, onestamente, crediamo che proprio lei si aspettasse molto di più da sé stessa, ma non è possibile giudicare il suo operato nelle manifestazioni più importanti dell’anno (Mondiali e Olimpiadi) dopo un percorso a ostacoli come quello descritto.
All’ultimo atto dai tre metri ci arriva comunque Chiara Pellacani, sesta (264.30, in miglioramento rispetto al 7° posto di Edimburgo 2018), in una finale, va detto, dai contenuti tecnici assai modesti. Il successo arride all’olandese Inge Jansen, brava a regalare al suo Paese il secondo titolo nella specialità a 32 anni da Daphne Jongejans (Strasburgo ’87), ma con il punteggio totale più basso di sempre, 293.85. Un passo avanti o un’occasione persa per la 16enne romana? Più la seconda del primo, forse, perché onestamente si poteva anche vincere, ma vale per tutte. La specialità ha perso totalmente il punto di riferimento di Tania Cagnotto, dominatrice a livello europeo, dopo il ritiro posto Rio 2016 (adesso è tornata, ma solo per il synchro) e quindi ogni gara è un terno al lotto. Le più forti al mondo restano cinesi, canadesi e l’australiana Keeney. Nel Vecchio Continente, liberi tutti…
L’Italia dei tuffi c’è e probabilmente aumenterà il bottino di podi e medaglie da qui a domenica. E’ chiaro, ci ripetiamo, che al momento il riferimento deve essere proprio l’Europa, non il mondo né tanto meno l’Olimpiade, e che un’altra Tania Cagnotto probabilmente non nascerà più. Forse…
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Foto: Twitter LEN