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Ciclismo

Vuelta a España 2019: i 5 motivi per credere nella rinascita di Fabio Aru

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Fabio Aru torna alla Vuelta a España, corsa che tante gioie gli ha dato in passato, alla ricerca di una svolta dopo anni difficili. Il sardo qua conquistò la vittoria finale nel 2015, ma, da quel momento, per lui è iniziato un periodo negativo, solo in parte interrotto nei due mesi che vanno dall’inizio del Giro del Delfinato 2017 alla fine del Tour di quella stessa stagione. Reduce da un’operazione all’arteria iliaca, il Cavaliere dei 4 Mori è stato autore di un comunque discreto Tour de France e, per questo, noi abbiamo individuato cinque motivi per credere a una sua rinascita tra le strade del grande giro spagnolo.

Il primo riguarda l’aspetto caratteriale. Il Fabio Aru ascoltato nelle ultime interviste sembra più sereno e sicuro di sé rispetto a quello pre operazione, nonostante la grande pressione che ha addosso e che continua ad aumentare, dato che la crisi di risultati va avanti da due anni. In seconda battuta, inoltre, il sardo lascia trasparire una grande voglia di rivalsa. A 29 anni sa che il momento per ottenere grande risultati è questo ed ha la maturità necessaria per rimettersi in carreggiata dopo aver visto la sua carriera prendere una piega che non immaginava.

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Con il terzo motivo ci spostiamo, invece, sul lato tecnico. Aru è stato autore di buon Tour de France, chiuso in 14esima posizione, ove ha tenuto un rendimento regolare il quale, se da un lato significa che comunque non è cresciuto molto lungo le tre settimane, dall’altro rappresenta un passo avanti rispetto al Tour de Suisse nel quale Fabio è crollato nella tappa conclusiva. Oltretutto, e passiamo così al quarto punto, il sardo ha trascorso l’ultimo mese in altura, facendo allenamenti specifici per la Vuelta, alternando bici da strada e mountain bike. È stato peraltro possibile seguire il suo ritiro tramite i suoi canali social, ove il Cavaliere dei 4 Mori ha sovente condiviso video delle sue giornate in bici a dimostrazione, come dicevamo sopra, di una maggiore tranquillità rispetto agli ultimi tempi.

Infine, ultimo motivo, ma non certo per importanza, c’è il fatto che Aru la Vuelta la conosce bene e l’ha addirittura vinta. Il grande giro spagnolo, trionfo di salite brevi e ripide, è forse in assoluto la gara che più di tutte si confa alle caratteristiche di Fabio. Il sardo, infatti, storicamente ha dimostrato di avere a disposizione un grande cambio di ritmo e di essere un eccellenza su sforzi che vanno tra i 10 e i 20 minuti. Ricordiamo, ad esempio, la vittoria alla Planche des belles Filles, ascesa di 6 km, al Tour 2017 o quella proprio alla Vuelta, nel 2014, a San Miguel de Aralar, 8 km al 7,5% di media con punte del 14%. In quell’occasione il Cavaliere dei 4 Mori beffò corridori del calibro di Alberto Contador, Chris Froome, Alejandro Valverde e Purito Rodriguez con una grande rasoiata nell’ultimo km. Viene, dunque, facile immaginare che asperità come il Mas de la Costa, 4 km al 12%, o l’Alto de Los Machucos, 7 km al 9,2%, possano essere il teatro migliore per un ritorno all’antico splendore da parte dell’alfiere della UAE Team Emirates.

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Foto: Valerio Origo

 

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