Ciclismo
Vuelta a España 2019: le tappe chiave del percorso. Salite a ripetizione e due cronometro: ecco dove si deciderà la corsa
L’inizio della Vuelta a España 2019 è ormai imminente. Il percorso, seppur privo di veri e proprio tapponi over 200 km, offre molti spunti ed è ricco, come sovente capita nella corsa spagnola, di salite arcigne. Non solo le ascese, però, saranno decisive nella 74esima edizione del grande giro spagnolo. Anche le due crono, una a squadre e l’altra individuale, infatti, reciteranno un ruolo importante. Di seguito andiamo a scoprire tutte le tappe chiave per quanto concerne la classifica generale.
Già la prima frazione, una cronometro a squadre di 13 km tra le strade di Torrevieja, creerà dei distacchi, seppur certamente non abissali. Per assistere alla prima tappa di montagna, invece, dobbiamo aspettare il 5° giorno, quando, al termine di una frazione di 170 km, si scalerà l’Observatorio Astrofisico de Javalambre, 11 km al 7,8% con gli ultimi 5 che non scendono mai sotto l’8%. Qua tra gli uomini di classifica non potrà non esserci battaglia nel finale e chi ha le gambe ancora un po’ imballate lascerà sul piatto secondi preziosi.
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Dopo un arrivo in quota molto semplice all’Ares de Maestrat, neanche 8 km al 5%, durante la settima tappa troveremo, invece, un’altra salita che farà male. Infatti, sul finire di una frazione di 183 km che parte da Onda, si affronterà il temibile Mas de la Costa, 4 km al 12%. Questo impervio arrivo fu protagonista già alla Vuelta 2016, quando vinse Mathias Frank e tra gli uomini di classifica solo Froome, Chaves e Contador riuscirono ad arrivare con il leader Quintana.
Dopo un’ottava tappa sostanzialmente di trasferimento, nella nona, che chiude la prima settimana, si affronterà un tracciato tanto breve (solo 94 km) quanto duro. Presenti ben 5 GPM tra cui il categoria ESP Coll de la Gallina (sede di tappa nel 2012 quando vinse Valverde e nel 2013 quando trionfò, invece, Daniele Ratto) e l’arrivo è posto sull’Alto Els Cortals d’Encamp, 5,7 km all’8,3%. Il giorno seguente ci sarà il giorno di riposo e, successivamente, sarà la volta della cronometro. 36 km per lo più pianeggianti con partenza a Jurançon e arrivo a Pau. Qua uno specialista come Roglic può fare malissimo agli scalatori.
In seguito a due tappe basche mosse e adatte alla fuga, sarà la volta della 13esima tappa, la Bilbao-Los Machucos con arrivo su una salita di 7 km al 9,2%, con punte del 25%. Quest’ascesa era presente anche alla Vuelta 2017, quando il fuggitivo Denifl anticipò uno scatenato Contador e Froome passò l’unica giornata di crisi durante la sua cavalcata trionfale verso Madrid. Il sabato sarà la volta di una frazione di trasferimento, mentre la domenica si arriverà in cima alla salita simbolo della Vuelta a Asturias: il Santuario del Acebo 8 km al 9,7%. Un colosso che Richard Carapaz conosce molto bene, dato che l’ha domato sia nel 2018 che nel 2019.
Il lunedì non ci sarà il giorno di riposo, bensì un’altra tappa dura, la Pravia – Alto de la Cubilla di 144 km. Forse la frazione più adatta ad attacchi da lontano, dato che l’ascesa più dura è la penultima, l’Alto de la Cobertoria, 8,3 km all’8,2%, mentre l’ultima, l’Alto de la Cubilla, è sì lunga, misura, infatti, ben 18 km, ma ha una pendenza media di appena il 6,2% e, dunque, fare la differenza là non è facile.
La penultima tappa impegnativa è la 18esima, 177,5 km da Colmenar Viejo a Becerril de la Sierra. Praticamente la replica della frazione in cui Aru e l’Astana fecero saltare Tom Dumoulin alla Vuelta 2015. Presenti, oggi come all’epoca, 4 GPM di prima categoria: Puerto de Navacerrada, il doppio Puerto de la Morcuera e il Puerto de Cotos. Nessuna di queste ascese presenta pendenze particolarmente impervie, ma sono salite lunghe che piazzate una dopo l’altra nella terza settimana possono far male.
L’ultima occasione per darsi battaglia, invece, gli uomini di classifica ce l’avranno al 20esimo giorno, quando affronteranno una frazione di 190 km ricca di GPM, ben 6, e con l’arrivo piazzato sulla ripida Plataforma de Gredos. La salita decisiva potrebbe essere la penultima, l’alto de Peña Negra, 14 km al 6%, ove chi sente la gamba potrebbe provare l’attacco da lontano, visto che il percorso da là fino al muro finale non presenta grosse asperità.
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Foto: Pier Colombo