Ciclismo
Vuelta a España 2019, quali sono i motivi per cui la maglia roja continua a cambiare proprietario giorno dopo giorno?
Raramente nei grandi giri si è visto un continuo cambio di leadership come quello a cui stiamo assistendo in queste prime tappe della Vuelta. Un flipper che ha visto la maglia roja, negli ultimi quattro giorni, passare dalle spalle di Miguel Angel Lopez (Astana) a quelle di Dylan Teuns (Bahrein-Merida), per poi tornare immediatamente da Superman e, neanche 24 ore dopo, finire nelle mani del francese Nicolas Edet (Cofidis).
Alla base potrebbe esserci sicuramente l’insofferenza di Lopez all’avere ora la maglia rossa. La casacca di leader significa onore, ma anche molti oneri. Chi la veste dopo la tappa deve fermarsi per le interviste e l’antidoping ed è costretto a tornare in albergo molto più tardi dei colleghi. Insomma, non il massimo alla vigilia di un tappone di montagna come quello che ci aspetta domani, ove sicuramente i rivali di Superman sono pronti a fare fuoco e fiamme.
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L’atteggiamento odierno dell’Astana, tuttavia, lascia intendere che la squadra kazaka oggi avrebbe avuto piacere di mantenere in casa la roja. Tant’è che a lungo il vantaggio dei fuggitivi non è andato oltre i 5′ e solo negli ultimi 20 km è veramente schizzato in alto. Il team di Alexandre Vinokourov, però, chiaramente non era disposto a sacrificare uomini che non fossero Manuele Boaro, Omar Fraile e Dario Cataldo e, dunque, quando questi non ne avevano più, ha tirato i remi in barca.
Ci sono, poi, motivi che esulano dal singolo team. Capita ogni anno alla Vuelta di vedere andare via sovente fughe molto numerose già nei primissimi giorni. Questo perché, innanzitutto, molte tappe, come quella odierna, sono di difficile lettura, gli sprinter non sanno se hanno delle chance di arrivare al traguardo e, dunque, spesso alzano bandiera bianca ancor prima di cominciare. Ciò è dovuto anche al fatto che, piaccia o meno, una vittoria di tappa alla Vuelta non è sentita come una al Tour de France o al Giro d’Italia, per cui molti velocisti nemmeno non si presentano al via e chi c’è non ha voglia di fare sacrifici rischiando di arrivare al traguardo con un pugno di mosche.
Oltretutto, quando un tentativo è molto numeroso sono poche le squadre che, poi, possono inseguire. Molti oggi avrebbero evitato di far rientrare in top-10 un corridore come Edet che in salita si difende (quest’anno è arrivato 20° al Giro del Delfinato). Ai più forti come Lopez e Primoz Roglic (Jumbo-Visma), probabilmente, interessa relativamente, ma per chi sta lottando per un posto nei 10, ad esempio Fabio Aru, non è il massimo ritrovarsi il francese davanti 6’37”. La UAE aveva in testa Henao e, dunque, si trovava con le mani legate. Anche se è effettivamente complicato, questo sì, comprendere perché il team emiratino, così come la Bora di Majka, la Sunweb di Kelderman, la Mitchelton di Chaves e l’Ag2r di LaTour, non abbiano provato a limitare i danni nel momento in cui, ormai, i battistrada erano sicuri di arrivare.
Un conto è permettere che la fuga arrivi con due o tre minuti di vantaggio, un altro con quasi 10. Non sarebbe la prima volta che, in verità, in gruppo sbagliano nettamente i calcoli. C’è da dire che, probabilmente, oggi nel finale il plotone ha rallentato bruscamente anche per evitare cadute dato che dopo il GPM c’era prima molta discesa e, poi, una strada ricca di curve insidiose e rotonde.
Insomma, una serie di bizzarre coincidenze ha dato il via a questo strano valzer. Possibile che domani la leadership cambi nuovamente padrone, anche se, con oltre 3′ di vantaggio sui big, Edet potrebbe anche riuscire a tenerla. Verosimilmente sarà la cronometro di Pau, che si svolgerà dopo il giorno di riposo, a darci, finalmente, una maglia roja stabile.
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Foto: Valerio Origo