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Atletica, Mondiali 2019: chi è Filippo Tortu? Il velocista che ha risvegliato l’Italia, può lottare per una medaglia in futuro? E il gap genetico…

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Filippo Tortu, nato a Milano il 15 giugno 1998, residente in Brianza (precisamente a Costa Lambro, frazione di Besana Brianza) dove si allena (al centro sportivo di Giussano), alto 187 cm per 77 kg. Questa è la mera carta d’identità di uno degli uomini simbolo della nostra atletica leggera, allenato da papà Salvino e oggi entrato nella storia conquistando la qualificazione alla Finale dei 100 metri ai Mondiali (non succedeva da 32 anni con Pierfrancesco Pavoni a Roma 1987). Il classico ragazzo della porta accanto, figlio di un buon velocista di origini sarde e di mamma lombarda, iscritto alla facoltà di impresa e management all’Università Luiss di Roma, il bravo ragazzo che tutti vorrebbero come figlio e che si distingue per il suo volto pulito, per una genuinità innata, per una semplicità travolgente e per un carisma fuori dal comune.

Passato agli onori della cronaca sportiva per essere diventato il primo italiano capace di scendere sotto i 10 secondi nella distanza regina dell’atletica leggera come nemmeno il mito Pietro Mennea era riuscito a fare (9.99 il 22 giugno 2018 a Madrid), Filippo Tortu ha solo 21 anni ma è già un punto di riferimento internazionale e lo dimostra il settimo posto ottenuto oggi nella rassegna iridata col tempo di 10.07 (suo stagionale in un’annata caratterizzata anche da un infortunio a inizio estate che gli ha complicato la preparazione per l’appuntamento clou). Il suo percorso nelle categorie giovanili è stata davvero molto particolare: alle Olimpiadi Giovanili di Nanchino 2014 aveva fatto tremare tutti fratturandosi radio e ulna di entrambe le braccia cadendo sulla linea del traguardo dei 200 metri, nel 2015 si era però subito ristabilito firmando il record italiano allievi dei 100 metri (10.33, battuto il 10.49 di Giovanni Grazioli datato 10.49) e dei 200 metri (20.92, sette centesimi in meno rispetto ad Andrew Howe). Sempre con la maglia della Riccardi Milano firmò il record juniores sui 100 (10.24), agli Europei assoluti di Amsterdam 2016 sfiorò la finale sulla distanza prediletta e la raggiunse poi lo scorso anno dove però si dovette accontentare di un quinto posto che gli stava stretto.

Oggi l’uomo delle Fiamme Gialle si è consacrato ma questo atto conclusivo deve essere solo il trampolino di lancio per un ragazzo che può togliersi tante soddisfazioni considerando anche la sua giovane età. Fin dove può spingersi Filippo Tortu? Intanto il mirino è puntato sulle Olimpiadi di Tokyo 2020 dove l’obiettivo sarà inevitabilmente la finale, ma si può fare di meglio? Lottare per una medaglia è concretamente possibile? Bisogna lavorare alacremente, migliorare tanti aspetti, crescere costantemente e provare a scendere sotto i 10 secondi con una certa costanza (al momento ci è riuscito solo una volta) perché quello è il target per un podio internazionale: ci sono tanti colossi in circolazione a partire da Chris Coleman e Justin Gatlin (oggi primo e secondo) ma si può essere comunque protagonisti e competitiva (oggi serviva il 9.90 di De Grasse per il bronzo). Sarà possibile avvicinare il record europeo (9.86 del portoghese Francis Obikwelu e del francese Jimmy Vicaut)?

Non va poi mai dimenticato che il nostro portacolori paga un inevitabile gap genetico, oggi era l’unico bianco al via della finale e non è mai facile battagliare con i fenomeni afroamericani che sembrano avere una marcia in più come hanno più volte dimostrato nel corso degli ultimi decenni. Intanto a Filippo Tortu va il merito di avere risvegliato l’Italia, di avere riunito una Nazione intera per 10 secondi per ammirare la sua gara e di avere portato alla ribalta l’atletica leggera che fatica sempre a emergere.

 

LA CRONACA DELLA FINALE

IL VIDEO DELLA FINALE

LE DICHIARAZIONI DI FILIPPO TORTU

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Foto: FIDAL/Colombo

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