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Basket, Mondiali 2019: è l’ora della finale. Argentina e Spagna per l’oro, Luis Scola e Marc Gasol per la storia

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Domenica 15 novembre, ore 14. E’ la data scolpita nella mente di 12 giocatori argentini e di altrettanti spagnoli: sarà quello il momento in cui l’ultima palla a due dei Mondiali di Cina 2019 sarà alzata.

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Pochi, forse nessuno, avrebbe scommesso su queste due formazioni all’inizio dell’avventura iridata. I quarti di finale, quelli sì, erano dati alla portata, anche in considerazione del fatto che gli incroci dei gironi avevano aiutato entrambe le formazioni. Per la verità, se tutto fosse andato secondo i pronostici, questa finale non si sarebbe mai vista, ma già cinque giorni fa, a Dongguan, avremmo parlato di Facundo Campazzo contro Ricky Rubio, di Luis Scola contro Marc Gasol.

Invece una variabile non prevista è entrata nel destino delle due squadre: la Serbia. La Spagna ha superato quelli che erano ormai considerati i favoriti dei Mondiali già nella seconda fase, e l’Argentina, che proprio per questo motivo non ha trovato gli iberici nei quarti, ha completato l’opera dopo aver già chiarito di essere ancora più che viva demolendo la resistenza di Nigeria e Russia nel primo girone. Sembrava un’Albiceleste con tanta voglia e poco più, è diventata una squadra allenata benissimo e che ridurre al solo carattere sarebbe quasi offensivo. Parevano delle Furie Rosse meno furiose, con un roster forte, ma non profondo, e invece quei nove che più di tutti sono stati nelle rotazioni hanno svolto sempre alla perfezione il loro dovere.

C’è la storia che attende Luis Scola e Marc Gasol. Da una parte l’argentino, argento mondiale 2002, oro olimpico 2004 e bronzo ancora a cinque cerchi nel 2008, 10 anni in NBA, che ancora a 39 anni sta giocando con tutto il mix di classe ed esperienza che ha accumulato in ogni esperienza della sua carriera. Dall’altra lo spagnolo, due ori, un argento e due bronzi agli Europei, un oro ai Mondiali, due argenti alle Olimpiadi, il recentissimo trionfo NBA con i Toronto Raptors e la possibilità, con la giornata odierna, di vincere anello e Mondiali come soltanto Lamar Odom nel 2010 riuscì a fare, al tempo della sua permanenza con i Los Angeles Lakers.

Fa luccicare gli occhi la sfida dei play, con Facundo Campazzo e Ricky Rubio a sfidarsi ognuno con la propria visione di gioco. Entrambi fondamentali per le loro squadre, con 7.7 assist a gara l’uno e 6.4 l’altro, hanno dei cambi di forza diversa: si fa preferire in questo senso la panchina iberica, che con Sergio Llull che può offrire ritmi non lontani da quelli di Rubio, rispetto a Nico Laprovittola, ma attenzione a un altro fattore chiamato Luca Vildoza, in grande evidenza nella semifinale dell’Albiceleste contro la Francia.

La sfida vicino a canestro ha in Scola e Gasol i protagonisti, sebbene in ruoli diversi, ma ognuno dei due domina il proprio spot, l’uno di ala grande, l’altro di centro. Sarà complicato per Juancho Hernangomez e Victor Claver tenere a freno il nativo di Buenos Aires, così come dall’altra parte farà fatica Marcos Delia ad arginare l’uomo di Barcellona (l’opzione Gallizzi non è da prendere in considerazione se non per i falli da spendere allo scopo di risparmiarli ad altri).

Molto si deciderà anche su quanto funzioneranno coloro che si trovano attorno all’asse play-pivot: per l’Argentina, serve un Patricio Garino in forma: ha sbagliato la semifinale con la Francia, difficilmente fallirà l’ultimo atto. Per la Spagna, invece, in tanti sperano, oltre al quartetto formato da Rubio, Llull, Gasol e Juancho Hernangomez, in un Claver formato Serbia e in un colpo di coda di Rudy Fernandez, che pur avendo faticato in questa rassegna iridata ha comunque lasciato il segno nel quarto contro la Polonia.

Non resta, dunque, che vivere questa finale, e scoprire quel che regalerà al pubblico televisivo mondiale e a quello della Wukesong Arena di Pechino.

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federico.rossini@oasport.it

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Credit: Ciamillo

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