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Basket, Mondiali 2019: la Spagna di Scariolo ai raggi X. Marc Gasol la stella di una compagine datata
Tante sono state le volte in cui tra l’Italia e qualche obiettivo importante si è inserita la Spagna, a volte capace di fermare gli azzurri (Europei 2003, semifinale), a volte no (Europei 1983 e 1999, finali). Questa volta, in palio, per la nostra Nazionale, c’è il passaggio del turno.
La Spagna che ci si trova di fronte, però, è una squadra differente anche solo rispetto a quella vista agli Europei nel 2017, con la medaglia di bronzo infilata al collo. Non ci sono tante stelle, per ritiro (Juan Carlos Navarro) o per rinuncia (Pau Gasol, Sergio Rodriguez e uno tra Serge Ibaka e Nikola Mirotic, perché non si sarebbero potuti portare entrambi i naturalizzati), ed il blocco ormai classico su cui si basa la squadra di Sergio Scariolo, benché ancora efficacissimo, comincia ad avere qualche anno sulle spalle: otto elementi su dodici sono nati negli Anni ’80. Una caratteristica, questa, un po’ più marcata rispetto all’Italia, che pure non è proprio un esempio di estrema gioventù.
I principali pericoli arrivano sotto canestro, con il campione NBA ai Toronto Raptors Marc Gasol, che ha da anni smesso di essere soltanto “il fratello di Pau”. 34 anni, undici dei quali passati dall’altra parte dell’Oceano, è l’uomo contro il quale l’Italia dovrà mettere in piedi varie contromisure. Negli States, tutti ne temono non solo le capacità di tiro dalla media, ma anche quella, sviluppata soprattutto negli ultimi anni, di prendersi tiri da oltre l’arco. A spiccare, però, sono le sue doti di passatore, con quattro stagioni NBA chiuse a oltre 4 assist di media: in breve, parliamo di un giocatore totale. Il suo cambio, Willy Hernangomez (che a Charlotte ha ruolo e minutaggio simili a quelli dei Mondiali), in Cina sta viaggiando a 5.3 punti di media.
Tanta pericolosità arriva anche dai due piccoli più rappresentativi, Ricky Rubio e Sergio Llull. L’uno, prima a Minnesota e poi agli Utah Jazz, più che per i punti si è sempre fatto notare per l’arte dell’assist: ne mette insieme oltre sei a partita, cifre che sta ribadendo in questi Mondiali assieme a una media di 13 punti. L’altro, che in NBA avrebbe potuto metter piede, ma non l’ha mai fatto, è uno che tante formazioni vorrebbero, con la sua esperienza di Eurolega al Real Madrid e delle caratteristiche neanche troppo lontane da quelle di Rubio. Dietro di loro c’è Quino Colom, uno dei volti nuovi, arrivato alla maglia delle Furie Rosse dopo una più che buona carriera passata anche dall’UNICS Kazan, ed oggi a Valencia.
Secondo grande osservato speciale della difesa azzurra, però, è l’ala Juancho Hernangomez, fratello minore di Willy, anche lui in NBA (Denver Nuggets), capace di farsi largo nelle complicate rotazioni della franchigia del Colorado e uomo da 69.2% da due in questa rassegna iridata, in cui mette insieme 10.7 punti e 7.7 rimbalzi di media. Benché non più nei migliori anni della propria carriera, neppure Rudy Fernandez va sottovalutato, se non altro per come sta tirando dall’arco (42.3%). Fa parte del quintetto base anche Victor Claver, che sta viaggiando a 10 punti ad allacciata di scarpe.
Dalla panchina possono uscire Pau Ribas, capace aggiungere pericolosità dall’arco, il buon rimbalzista Pierre Oriola e, seppure per un tempo molto minore (sono in maniera chiara gli ultimi due delle rotazioni di coach Scariolo), il duo del Gran Canaria composto da Xavi Rabaseda e Javier Beiran.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: FIBA Official Website / Basketball World Cup fiba.basketball