Ciclismo
Ciclismo, Mondiali 2019: il percorso ai raggi X. Un tracciato esigente e 3500 metri di dislivello: da corridori completi
Tracciato di difficile interpretazione quello in cui i corridori si contenderanno il Campionato del Mondo di ciclismo su strada domenica. Infatti, il circuito di Harrogate, come è normale che sia considerata la conformazione dello Yorkshire, è un continuo salire e scendere su stradine molto strette. Proprio il suo essere complicato da leggere ha messo in crisi molti selezionatori e creato diverse scuole di pensiero. Da un lato chi pensa che l’epilogo sarà una volata abbastanza nutrita, come a Bergen 2017 o a Geelong 2010, per citare alcuni esempi, e dall’altro, invece, chi crede che sarà più selettivo del previsto.
Sicuramente il primo elemento da tenere in considerazione è la distanza: ben 285 km. L’unica corsa che può vantare una lunghezza maggiore, al giorno d’oggi, è la Milano-Sanremo. Pochi saranno i corridori che riusciranno ad arrivare in fondo ad una gara così estenuante con ancora benzina nel serbatoio. Proprio per questo motivo, anche i valori in un ipotetico sprint di 30/35 atleti saranno diversi rispetto al solito.
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Il circuito, inoltre, non ha un metro di pianura, solo brevi tratti in salita (la più lunga di 1,1 km al 5,6%) alternati a segmenti in discesa. Sparsi qua e là ci sono anche dei brevissimi pezzi sopra il 10% e il rettilineo finale tira leggermente all’insù. Su questo percorso, da molti accostato a quello della nuova Amstel Gold Race, ma probabilmente più somigliante alla vecchia Parigi-Tours, sarà importante riuscire a rilanciare continuamente l’azione. Non a caso, Edoardo Affini, ieri, alla fine della cronostaffetta mista a squadre, che si è svolta proprio sul tracciato in cui domenica si concluderà la prova in linea, ha fatto notare questo aspetto. Non è il tipo di gara in cui si può fare un ritmo costante, ma bisogna rallentare e accelerare continuamente.
Ciò rende il Mondiale particolarmente adatto ai corridori che si contendono ogni anno il Giro delle Fiandre e, ancora di più, ai ciclocrossisti. In sostanza, gente che è abituata a competizioni ove non c’è un attimo per rifiatare e dove bisognare fare uno sprint ogni due per tre. Come all’imbocco di un muro o in uscita da una curva su un tracciato di cross. Chiaramente strizza l’occhio soprattutto a Mathieu Van der Poel, il numero uno al mondo, probabilmente, nel recupero sul breve periodo, qualità fondamentale per eccellere su un circuito che richiede continui cambi di ritmo. Allo stesso tempo, però, non dimentichiamoci che anche l’azzurro Matteo Trentin viene dalla stessa scuola e può fare a sua volta benissimo su un percorso così intricato.
Detto che la volata di circa 30 atleti è un’opzione possibile, poiché tratti per fare grandissima selezione non ci sono, c’è comunque ampio spazio per attaccare. Proprio la conformazione del tracciato, privo di rettilinei e ricco di curve e tratti in discesa, favorisce chi vuol provare ad anticipare le ruote veloci. Un tentativo ben organizzato, infatti, non sarà facile da riacciuffare senza avere lunghi tratti pianeggianti dove sfruttare la superiorità numerica. Ci vorranno, però, grandi gambe.perché il rischio di piantarsi in uno dei segmenti in cui la strada sale è sempre dietro l’angolo.
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