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F1, GP Russia 2019: analisi qualifiche. Ferrari dominanti solo a metà, Hamilton prova a fare il guastafeste

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Le qualifiche del Gran Premio di Russia 2019 della Formula Uno non hanno lesinato in fatto di emozioni, anzi. Abbiamo assistito a giri spettacolari, errori assortiti e, anche, ad alcune prestazioni sottotono. La Ferrari, che prosegue sull’onda lunga delle ultime uscite, centra la quarta pole position consecutiva, tutte con un Charles Leclerc (una statistica che a Maranello non si vedeva dalla stagione 2000 con “Sua Maestà” Michael Schumacher) che ormai ha raggiunto un livello stellare, e non solo sul giro secco. Il monegasco ha sfruttato una monoposto che continua a dare conferme importanti, anche su piste che, fino a un anno fa, apparivano rompicapi irrisolvibili per le vetture di Maranello.

La SF90 ormai ha raggiunto un livello elevatissimo. Non smette di essere la migliore a livello di velocità pura, con una aerodinamica frontale eccezionale (e una Power Unit che spinge nel migliore dei modi numerosi cavalli) e contemporaneamente ha compiuto passi da gigante in avanti a livello di conduzione delle curve lente, con un retrotreno sempre più stabile. L’anno scorso il T3 di Sochi fu un vero e proprio calvario per i piloti ferraristi, quest’anno rimane il settore meno brillante, ma solamente per pochi centesimi nei confronti degli avversari. Nel T1 e T2, invece, le Rosse volano, senza mezzi termini. Come ha sottolineato Lewis Hamilton al termine della Q3, le vetture tinte di rosso in rettilineo sono imprendibili e filano “…come missili”. 

La pole position di Charles Leclerc, con un ottimo 1:31.628 rappresenta un tempo eccezionale. Le speranze della scuderia emiliana erano, però, di completare la doppietta in prima fila, ma Sebastian Vettel non è stato in grado di avvicinare il crono del compagno, fermandosi all’1:32.053 (complici diverse imperfezioni nell’ultimo tentativo) a soli 23 millesimi di distacco da Lewis Hamilton, che ha saputo piazzare la zampata del campione proprio in extremis e ha spezzato il duopolio ferrarista in vetta.

Per la Mercedes si tratta, ovviamente, di una magra consolazione. La scuderia di Brackley, dopo un inizio di stagione letteralmente sfolgorante con cinque doppiette iniziali consecutive, ora deve agire di rincorsa e capitalizzare al massimo una W10 che non è più quella dominatrice clamorosa di qualche mese fa. La sensazione è che il team anglo-tedesco non abbia più voluto forzare a livello di sviluppi (va comunque ricordato che all’inizio dell’annata per recuperare il gap nei test di Barcellona misero in atto una rivoluzione immediata di altissimo livello) e che si sia già concentrato sulla prossima stagione. Si spiega in questo modo la soddisfazione del campione del mondo, nonché recordman delle pole position, per una semplice prima fila. Mentre il quinto posto di Valtteri Bottas, con diverse sbavature, conferma come la monoposto argentata sia ben lontana dalla perfezione, anche per colpa di qualche pacchetto di aggiornamenti che, come ha ammesso il direttore tecnico James Allison, non sono andati a buon segno.

Ci si attendeva molto dalla Red Bull, ma il sabato del team di Milton Keynes è stato ben poco soddisfacente. Alexander Albon ha chiuso la sua Q1 contro le protezioni di curva 14, dopo un errore davvero grossolano, mentre Max Verstappen ancora una volta ha pagato dazio al sabato, con un motore non ancora al livello di Ferrari e Mercedes, e si deve accontentare di un quarto posto, nonostante nella FP2 avesse dimostrato di poter competere anche ai livelli più alti. Per sua sfortuna, inoltre, sono in arrivo cinque posizioni di penalità per la sostituzione di una componente della sua Power Unit per cui, come un anno fa, sarà chiamato alla grande risalita dalla quinta fila.

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Lapresse

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