Formula 1

F1, GP Russia 2019: Ferrari a Sochi sulle ali dell’entusiasmo. Obiettivo: vincere più gare possibili. E poi sperare…

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Torniamo con la memoria al 4 agosto. Al termine del Gran Premio di Ungheria 2019 di Formula Uno. Lewis Hamilton festeggia una rimonta sensazionale ai danni di Max Verstappen ed entrambi si preparano per le vacanze agostane con il sorriso e con il vento in poppa. Contemporaneamente, invece, le Ferrari si leccavano le ferite con un risultato quanto mai negativo: 61 secondi di ritardo di Sebastian Vettel e addirittura 65 di Charles Leclerc. L’incubo sportivo sembrava ormai dietro l’angolo e la seconda parte di stagione che si stagliava come un vero e proprio rompicapo.

Da quel momento in avanti, invece, la scuderia di Maranello non ha più sbagliato un colpo. Un miglioramento radicale e verticale, supportato da numeri e risultati. Pole position e vittoria di Charles Leclerc a Spa-Francorchamps, bis a Monza, quindi a Singapore partenza al palo per lo stesso monegasco ma successo di Sebastian Vettel, con l’ex Alfa Romeo Sauber a completare una doppietta che la Rossa mancava dal Gran Premio di Ungheria (corsi e ricorsi storici) del 2017.

Un cambiamento di andatura e una inversione di rotta che hanno del clamoroso. Se, almeno sulla carta, Belgio e Italia erano due appuntamenti che si sposavano con le caratteristiche della SF90, la prova di forza (perché tale é) di Marina Bay, ha dell’incredibile. Laddove si pensava che la vettura con il Cavallino Rampante avrebbe sofferto le pene dell’inferno, soprattutto al cospetto di Mercedes e Red Bull, è arrivata la migliore domenica della stagione.

Il merito, com’è stato ampiamente detto e celebrato, è del pacchetto di aggiornamenti aerodinamici portato a Singapore. La scuderia emiliana ha messo in atto uno sforzo notevole, anticipando addirittura l’esordio di queste novità (che doveva arrivare verosimilmente a Suzuka) e centrando il risultato in maniera eclatante. Le SF90, infatti, hanno ridotto nettamente il gap nella percorrenza delle curve lente nei confronti dei rivali (a Barcellona e Le Castellet, ma anche a Budapest era di circa 10 kmh) e si sono dimostrate pronte a vincere. La terza gara di fila. Chiusa con una doppietta.

Tutto splendido? Tutto perfetto? Insomma. Rimane l’amaro in bocca in casa Ferrari perchè la tanto attesa competitività della monoposto con il Cavallino Rampante è arrivata troppo tardi. Ormai ci ritroviamo a sei gare dal termine (Russia, Giappone, Messico, Stati Uniti, Brasile e Abu Dhabi) con le due classifiche, piloti e costruttori, ampiamente in direzione di Lewis Hamilton e della Mercedes. Ogni discorso sarebbe chiuso, per sognare qualcosa di diverso dovrebbero succedere troppe cose. Un concatenarsi di eventi davvero complicati da prevedere, contando che domenica si correrà a Sochi, un vero feudo delle Frecce d’argento che hanno sempre vinto da quando si corre sulle sponde del Mar Nero.

Per sognare che uno dei due piloti tinti di rosso possa riaprire la battaglia per il titolo dovrebbero accadere due eventi: almeno un paio di colpi di sfortuna (quindi due ritiri almeno) per Lewis Hamilton e, dall’altra parte, un percorso netto nelle sei corse rimanenti. Se fino a un mese fa non c’era il minimo dubbio su quello che sarebbe successo, ora una flebile, debole, lontana, luce di candela c’è. Pensare che la scuderia di Brackley crolli, o per meglio dire imploda, proprio sul più bello è davvero utopistico. Il titolo andrà al numero 44, pronto per il suo sesto alloro iridato. La Ferrari, con la sua classica cavalleria applaudirà il rivale ma, contemporaneamente, si mangerà le mani, per un progetto forse sbocciato troppo tardi. 

 

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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