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F1, Mondiale 2019: Ferrari, due vittorie non cancellano un’annata molto negativa. Sogno iridato sempre fuori portata

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Tornare dalla pausa estiva e andare subito a cogliere due vittorie consecutive può essere considerata una vera e propria benedizione per un team come Ferrari che rischiava seriamente di portare a termine la peggior stagione del recente passato in relazione alle aspettative con cui la stessa era partita. I circuiti sono stati favorevoli? Certo, ma in Formula 1 di scontato c’è sempre stato poco e alla fine i risultati te li devi guadagnare sul campo. Sempre.

E’ servito un Charles Leclerc versione deluxe per cancellare una maledizione che dopo il doppio pasticcio regolamentare Canada-Austria pareva davvero aver colpito in pieno la Scuderia di Maranello. E’ servito un motore che riesce da solo a far letteralmente sognare, simbolo del prestigiosissimo livello raggiunto dall’ingegneria italiana nel mondo. Ed è servito anche un vistoso passo avanti dal punto di vista dell’organizzazione interna, visto che sia a Spa Francorchamps che ieri a Monza il reparto strategico si è rivelato finalmente sui livelli che devono competere a un team che ambisce a tornare il più forte.

Tutto questo però non deve e non può far dimenticare ciò che è stato fino a quell’orrido GP di Ungheria, perché i circuiti a bassissimo carico che fanno volare un gioiello di efficienza aerodinamica come la SF90 sono ora finiti. Due successi arrivati entrambi sul filo di lana lasciano oggettivamente poche speranze di poter ritrovare una Ferrari là davanti anche in tracciati favorevoli ai rivali, anche perché il vero punto focale del lavoro che verrà svolto da questo momento in avanti sarà (e deve esserlo) rivolto al progetto 2020.

Due vittorie che danno morale, che incitano a credere nei propri mezzi e che possono servire a incentivare ogni singolo ragazzo in fabbrica e a renderli consapevoli che è possibile le cose possano svoltare davvero per il verso giusto se si riesce a imparare dai propri errori. Il progetto SF90 è stato presentato come un diamante opaco che a fine stagione avrebbe dovuto saper splendere con un paio di trofei iridati accanto, ma dopo l’illusione dei test di Barcellona i grossissimi problemi di mancanza di carico aerodinamico e la totale incapacità di mettere nella corretta finestra di utilizzo le nuove Pirelli 2019 sono apparsi evidenti fin dal sabato dell’Australia.

La Ferrari ha trovato un giovane campione come Charles Leclerc, cresciuto nel migliore dei modi nella FDA e portato in F1 con i tempi giusti, già pronto e maturo per risultare un fattore anche in una realtà estremamente complicata come quella della Rossa. Un perfezionista maniacale come Sebastian Vettel non ha mai nascosto di non essere mai riuscito ad entrare in sintonia con questa vettura, e al di là delle difficoltà psicologiche che sta attraversando il trentaduenne teutonico, un feedback così negativo sarebbe dovuto essere un grosso campanello d’allarme fin dal principio. Non ci si deve nascondere, il 2019 è stato un anno a tutti gli effetti distruttivo per la Ferrari, che dovrà cercare di limitare i danni in questi ultimi appuntamenti stagionali per poi mettersi al lavoro con estrema umiltà per presentare un progetto di caratura differente.

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michele.brugnara@oasport.it

Twitter: MickBrug

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