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Scherma
Scherma, Martina Batini: “Sogno Tokyo da mamma. Mondiali senza ori? Dobbiamo capire gli errori”
Da Mara Navarria a Elisa Di Francisca, gli esempi in fondo li ha… in squadra e su diverse armi. Mamme atlete? Si può, eccome se si può. E lei, la nostra intervistata, ha fatto qualche lezione (blanda) anche con il pancione, un anno fa abbondante. Sia la friulana che la marchigiana di cui sopra, invece, sono state poi in grado di conquistare ori ‘pesanti’ dopo la maternità: la prima addirittura è arrivata al trionfo iridato nella spada a Wuxi 2018, la seconda è fresca del titolo europeo vinto per la quinta volta nel fioretto individuale, giusto pochi mesi fa, lo scorso giugno, a Düsseldorf Martina Batini da Pisa, classe ’89, testa ‘pensante’ notevole, dottoressa in ingegneria gestionale, già iridata cadetti 2006, vice campionessa europea e mondiale di fioretto nel 2014 (vanta 3 titoli a squadre, altrettanti ai campionati continentali), 2 vittorie e 12 podi in Coppa del Mondo (l’ultimo successo a Shanghai 2017, nella foto BIZZI), da maggio 2018 è mamma di Leonardo. Il cui papà è un certo Matteo Tagliariol, ovvero il campione trevigiano capace di riportare il titolo olimpico di spada individuale in Italia (a Pechino 2008), 48 anni dopo il trionfo dell’allora 38enne Giuseppe Delfino ai Giochi di Roma 1960. La nascita del piccolo Leonardo ha solo “felicemente rallentato” il percorso della campionessa toscana (il cui stile, in aggiunta al fisico imponente, può ricordare un po’ quello di Arianna Errigo), che ora si sdoppia tra il ruoli di mamma e atleta, a tempo a pieno. E’ tornata protagonista subito nella scorsa stagione, 2018-2019, quella del rientro nel circuito maggiore, piazzandosi immediatamente terza ad Algeri nel giorno del trionfo di Elisa Di Francisca, anche lei alla ‘prima’ posta maternità, lo scorso 24 novembre (con qualche assenza ‘pesante’, va detto). Un giorno da ricordare. Ma poi la stagione non è stata tutta in discesa per Martina e ce lo racconta lei stessa.
“Sto bene. Ho passato una bellissima estate. Fisicamente è tutto ok, ho perso gli ultimi chili che non volevano saperne di andare via, moralmente va tutto alla grande. Mi sono goduta un’estate in famiglia e, per quanto non sia stata sul lettino al sole tutto il giorno – anzi! -, mi sono rilassata a mio modo“.
“Sono molto soddisfatta della ripresa fisica, perché non lo credevo possibile. Avevo preso veramente tanti chili in gravidanza e quando, ad agosto, ho indossato di nuovo pantaloncini e maglietta per ricominciare a far qualcosa (come preparazione, per la scherma ci sarebbe voluto ancora un altro po’) vedevo l’obiettivo veramente irraggiungibile. Invece il corpo umano è una macchina fantastica. Sono partita piano piano e supportata da professionisti (il mio maestro Simone, Luca, il preparatore del team Fisiokinetic e la mia nutrizionista, Carla) e dalla mia famiglia (papà Matteo e nonna Lucia in primis) il percorso è stato sempre più in discesa.
Dal punto di vista schermistico sono un pochino meno soddisfatta. Sono contenta di aver ritrovato subito buone sensazioni in pedana (soprattutto in allenamento e in lezione), ma non ho trovato a pieno quelle da gara. Un anno di stop deve aver messo in stand-by quei meccanismi che in dieci anni di gare avevo fatto miei e dato ora per scontato. Dal riscaldamento alla gestione dell’assalto. Ho disputato alcune gare buone e altre in cui ho commesso molti errori, non tanto tecnici (che ci sono sempre), bensì tattici. Ci ho riflettuto su e ho fatto tesoro dell’esperienza..”.
Dal punto di vista mentale, infine, che è un aspetto da non sottovalutare nella scherma, sono partita dal non aver niente da perdere ad… avere tutto da dimostrare“.
Molte atlete sono tornate da mamme, tante anche nella scherma. Come sono le sensazioni?
“Il rientro al lavoro dopo la maternità è un momento delicato per ogni donna. Per chi fa un lavoro ‘classico’ il distacco è più netto. Io, come atleta, ho ricominciato dopo 3 mesi a fare qualcosa, ma in maniera molto blanda, quindi stavo fuori casa poco tempo. Quando gli allenamenti si sono intensificati, si è reso necessario un aiuto esterno e io, per fortuna, abitando vicino alla mia famiglia, ho potuto contare su di loro quando ne avevo bisogno. La vita era comunque molto impegnativa, un figlio richiede tutte le tue attenzioni e le tue energie, così a nove mesi l’ho iscritto all’asilo nido in modo da avere tutta la mattina per allenarmi e svolgere faccende/commissioni e tutto il pomeriggio libero per lui“.
La Francia ha mantenuto il suo livello, un po’ come noi. Di queste due nazioni ammiro molto il senso di squadra. Quando tira una compagna le altre fanno il tifo e quando tira la squadra le altre atlete della nazionale non impegnate rimangono a incoraggiarla”.
Deriglazova: è ancora più forte di prima?
“Inevitabilmente se ne parla, è la nostra passione comune. Ci consigliamo (anche se è più lui che consiglia me vista la maggior esperienza) ma soprattutto ci sfoghiamo!“.
Ha guardato i Mondiali? Personalmente vado contro corrente e credo che l’Italia non sia mai stata così forte in tutte le armi, ma certo restare senza ori dopo 32 anni è particolare, soprattutto per gli azzurri. Cosa ne pensa?
“Ho visto i Mondiali a spizzichi e bocconi, ho seguito la mia arma e qualcosa delle altre. Sì, non vincere un oro è strano, ma solo perché siamo abituati bene. Mi spiace, in generale, che in questi casi vengano addossate le colpe ai singoli atleti e alle squadre che già devono tornare a casa con la loro personale delusione. Magari sarebbe opportuno riunirsi (tutti: atleti, maestri, maestri della nazionale, ct, preparatori, ecc. ), per capire quali possano essere stati gli errori o le mancanze. Una programmazione sbagliata degli allenamenti a casa? Una programmazione sbagliata dei ritiri? Un lavoro non sufficiente a casa? Un lavoro non sufficiente ai ritiri? Forse quello che ci manca un po’ come delegazione è il ‘fare il punto della situazione’: perché il bilancio non è solo quanti ori e quanti bronzi abbiamo vinto in un Mondiale, ma anche analizzare le sensazioni di atleti e maestri su tutta una stagione. Serve per aggiustare la rotta l’anno successivo, altrimenti gli errori è facile che si ripetano“.
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Foto: BIZZI