Sci Alpino
Sci alpino: Marcel Hirscher, una carriera che già da tempo è nella storia
Col ritiro di Marcel Hirscher è giunto il momento di ripercorrere la carriera di questo straordinario fuoriclasse.
Hirscher è nato il 2 marzo 1989 a Hallein, nel Salisburghese, ed è cresciuto ad Annaberg, stesso Land dell’Austria, centro di cui il padre Ferdinand era il capo della scuola sci. La madre Sylvia, anche lei maestra di sci, è olandese originaria dell’Aia. Il giovane Marcel ha frequentato la scuola sci alberghiera di Bad Hofgastein, dove una delle sue compagne di classe era Anna Fenniger, ora signora Veith, e si diplomò a pieni voti. Nel 2004 ha vinto il superG della Whistler Cup, in Canada, una delle più importanti manifestazioni giovanili, e nel dicembre dello stesso anno comincia a partecipare alle gare FIS, nelle quali si distingue in quelle che saranno le sue specialità regine, lo slalom, in cui vince le prime gare della federsci internazionale nel 2006, e il gigante.
Ai suoi primi Mondiali juniores nel 2007, disputati in casa, fa subito centro vincendo l’argento in slalom e l’oro in gigante a Flachau e in virtù di questo trionfo esordisce in Coppa del Mondo nella gara tra le porte larghe delle finali di Lenzerheide del 17 marzo 2007, nella quale si classifica ventiquattresimo. Nel frattempo un anno prima ha anche esordito in Coppa Europa e nella stagione 2007-2008 vince addirittura la classifica generale della rassegna continentale aggiudicandosi due slalom e finendo altre volte sei volte sul podio nelle gare tecniche, tre volte secondo e tre volte terzo. Nello stesso anno 2008 fa doppietta ai Mondiali juniores di Formigal, in Spagna, bissando il trionfo del gigante dell’anno prima e aggiungendo quello dello slalom, inoltre, dopo essere stato per la prima volta nei top 10 nello slalom di Adelboden del 6 gennaio, nono, conquista i suoi primi podi in Coppa del Mondo classificandosi terzo in slalom a Kranjska Gora e a Bormio.
E’ anche terzo nella combinata di Val d’Isere della stagione 2008-2009, nella quale partecipa al suo ultimo mondiale juniores a Garmisch-Partenkirchen vincendo l’argento in superG e il bronzo in gigante ma uscendo in slalom, e al suo primo mondiale seniores in Val d’Isere, nel quale non fa meglio di un quarto posto in gigante e finisce fuori in slalom e combinata. Il 13 dicembre 2009 arriva la sua prima vittoria in Coppa del Mondo nel gigante di Val d’Isere, località dove il 12 dicembre dell’anno successivo vincerà il suo primo slalom nel Circo Bianco. A Vancouver 2010 i suoi primi Giochi olimpici sono sfortunati: è quarto in gigante a 8 centesimi dal bronzo e quinto in slalom, al termine della stagione è sesto nella classifica generale di Coppa del Mondo. Nell’inverno 2010-2011 si frattura il piede sinistro nel gigante di Hinterstoder ed è costretto a saltare il resto della stagione, compresi i Mondiali di Garmisch-Partenkirchen.
Ma è dal 2011-2012 che Hirscher riscrive dalle fondamenta la storia dello sci alpino. Quello che è successo da quel momento in poi lo conoscono tutti gli appassionati quindi ci limitiamo a riassumerlo: otto Coppe del Mondo generali consecutive vinte dal 2012 al 2019; 12 trofei di specialità, 6 di gigante (2012, 2015, 2016, 2017, 2018 e 2019 più una persa per i peggiori piazzamenti nel 2014 malgrado abbia chiuso in testa ex-aequo con Ted Ligety), 6 di slalom (2013, 2014, 2015, 2017, 2018 e 2019); 67 gare vinte in Coppa del Mondo (secondo di sempre solo alle spalle delle 86 di Ingemar Stenmark), 31 in gigante (secondo di sempre dietro a Stenmark), 32 in slalom (terzo di sempre dietro a Stenmark e ad Alberto Tomba), 1 in gigante parallelo, 2 nei City Event e 1 in superG, con un record stagionale di vittorie di 13 nel 2017-2018, che eguagliarono il record maschile di Stenmark nel 1978-1979 e di Hermann Maier nel 1999-2000 e che furono ancora più pazzesche perché nell’estate 2017 si fratturò il malleolo sinistro; 138 podi totali, con un record stagionale di 19 nel 2015-2016, oltre alle 67 vittorie ha infatti messo insieme 47 secondi e 24 terzi posti.
Ai Mondiali ha vinto l’argento in gigante e l’oro in slalom a Schladming 2013, l’oro in combinata e l’argento in gigante a Vail/Beaver Creek 2015, l’argento in combinata e l’oro in gigante e slalom a St. Moritz 2017 e l’argento in gigante e l’oro in slalom a Are 2019 per un totale di cinque ori e quattro argenti, ai quali si aggiungono i titoli a squadre vinti nel 2013 e nel 2015. Ai Giochi olimpici dopo il quarto posto in gigante come nel 2010 ha vinto la sua prima medaglia nello slalom di Sochi 2014 conquistando l’argento, infine a PyeongChang 2018 ha finalmente vinto il suo primo oro in combinata subito seguito da quello in gigante mentre in slalom è finito fuori nella prima manche. La sua 245esima e ultima gara di Coppa del Mondo è stato lo slalom delle finali di Soldeu dello scorso marzo nel quale si è piazzato quattordicesimo.
Un campione ineguagliabile, da molti considerato anche più forte di Stenmark, ma nello stesso tempo un antidivo, che all’inizio della carriera aveva anche la nomea di antipatico per il fatto di non fermarsi quando inforcava in slalom, secondo alcuni perché provava a fare il furbo, ma questa nomea se l’è via via tolta a suon di trionfi facendo emozionare anche i suoi detrattori per il suo modo di sciare non bellissimo stilisticamente da vedere ma potente e soprattutto tremendamente efficace. Verso fine carriera è stato anche capace di conquistare nuovi adepti vincendo alcune gare malgrado abbia fatto dei numeri pazzeschi, come per esempio lo slalom di Madonna di Campiglio del 2017. Sempre a Campiglio nel 2015 rischiò di morire quando venne sfiorato da un drone caduto subito alle sue spalle. Il suo ritiro lascia un vuoto enorme nello sci alpino maschile che resta senza padrone: mancherà non solo agli austriaci ma anche agli appassionati di tutto il mondo.
[embedit snippet=”adsense-articolo”]
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter
Foto: Goran Jakus / Shutterstock.com