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US Open 2019, è il giorno della finale femminile: duello generazionale tra Serena Williams e Bianca Andreescu
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A Flushing Meadows è il giorno della finale del singolare femminile degli US Open 2019, probabilmente la più affascinante che si potesse desiderare, ossia un vero e proprio duello generazionale tra Serena Williams e Bianca Andreescu.
C’è un precedente, oltretutto recentissimo, tra le due protagoniste, e risale allo scorso 11 agosto, quando nella finale di Toronto Serena, bloccata dal mal di schiena, dovette ritirarsi sul 3-1 a favore della giovane canadese che giocava davanti al pubblico di casa. Stavolta la statunitense si presenta in ben altre condizioni, tanto è vero che tra quarti di finale e semifinale ha lasciato complessivamente solo cinque game alla cinese Qiang Wang e all’ucraina Elina Svitolina. Inoltre Serena va ancora una volta alla caccia del suo 24° Major, che eguaglierebbe il record dell’australiana Margaret Smith Court e che insegue dall’Australian Open 2017 dopo il quale è stata anche lontana dai campi per la maternità.
Da allora non ha più vinto un torneo, perdendo le finali di Wimbledon dell’anno scorso e di quest’anno dalla tedesca Angelique Kerber e dalla romena Simona Halep, quella degli US Open di un anno fa dalla giapponese Naomi Osaka, durante la quale diede di matto come molto spesso le è capitato in questo torneo (celeberrima la minaccia “Ti faccio ingoiare questa palla” alla giudice di linea che le aveva chiamato fallo di piede all’epilogo della semifinale del 2009 contro la belga Kim Clijsters) e, per l’appunto, quella di Toronto del mese scorso. La beniamina di casa, che compirà 38 anni il prossimo 26 settembre, è alla sua decima finale agli US Open, la trentatreesima in uno Slam, e cerca il settimo trionfo nel “suo” torneo, che si aggiudicò per la prima volta esattamente 20 anni fa, nel 1999, quando a 18 anni non ancora compiuti batté in finale la svizzera Martina Hingis, di poco meno di un anno più “anziana” di lei.
Stasera di fronte, come allora quando però lo era anche lei, avrà un’altra teenager, 19 anni compiuti lo scorso 16 giugno, seconda canadese ad arrivare in una finale Slam dopo Eugenie Bouchard a Wimbledon 2014 (perse dalla ceca Petra Kvitova), esplosa in modo impressionante quest’anno e che si è dimostrata quasi incapace di perdere: oltre a Toronto, Andreescu si è aggiudicata l’altro supertorneo di Indian Wells nel mese di marzo battendo Kerber in finale, poi per un infortunio alla spalla si è ritirata da quello immediatamente successivo di Miami durante il match con l’estone Anett Kontaveit, non prima di aver sconfitto per la seconda volta in pochi giorni una furibonda Kerber che la apostrofò come “The greatest drama queen ever” (la più grande attrice mai esistita) alla stretta di mano finale, quindi è stata ferma quattro mesi fino al rientro proprio in casa a Toronto, pausa inframezzata solo dal primo turno vinto contro la ceca Marie Bouzkova al Roland Garros, torneo abbandonato subito dopo per lo stesso infortunio non ancora guarito.
Bianca, nata nell’Ontario da genitori romeni, quest’anno vanta un tabellino di 44 vittorie e 4 sconfitte a tutti i livelli del circuito femminile, 23 partite vinte delle ultime 24, 17 su 20 di quelle finite al terzo set, delle quali le ultime 12 consecutive, 7 successi su 7 contro le top 10: numeri semplicemente strabilianti, dimostrazione di una forza mentale e di una fiducia in se stessa a dir poco clamorose. Bisogna essere onesti però: il pronostico della finale sarà tutto dalla parte di Serena. Perché è ancora nettamente la più forte del mondo nei due colpi fondamentali da fermo, il servizio e la risposta, coi quali può prendere subito il comando dello scambio, perché ha molta più esperienza a questi livelli e perché avrà tutto il pubblico dalla sua parte, cosa che Andreescu ha dimostrato di non sopportare nel match di ottavi di finale contro Taylor Townsend.
Tuttavia la portacolori della Foglia d’acero ha già fatto capire nello scampolo di finale di Toronto, acciacchi o no di Serena, che se la può giocare, ma dovrà sbagliare pochissimo fin dall’inizio per non farsi subito travolgere e dovrà soprattutto muovere la sua avversaria sia con le sue randellate da fondo campo, soprattutto col dritto, sia variando il gioco con palle corte e discese a rete, cosa che lei è assolutamente capace di fare. Se Bianca dovesse farcela, anche nessuna delle due salirà al numero 1 del mondo (Andreescu lunedì sarà per la prima volta tra le top 10) assisteremmo a un vero e proprio passaggio di consegne, mentre se a trionfare sarà Serena celebreremo la definitiva entrata nella leggenda di una fuoriclasse ineguagliabile che oltretutto, in caso di vittoria, batterebbe il record di partite vinte agli US Open, 101, detenuto dalla sua connazionale Chris Evert, vincitrice come lei per sei volte di questo torneo, che ha eguagliato ridicolizzando Svitolina in semifinale.
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massimiliano.valle@oasport.it
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Foto: LaPresse