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US Open 2019: il gioco e la forza mentale di Bianca Andreescu piegano Serena Williams. Passaggio di consegne?

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Se qualcuno aveva ancora dei dubbi, o se qualcuno non la conosceva ancora prima di questo torneo, la finale del singolare femminile degli US Open 2019 ha confermato che il mondo del tennis ha una nuova campionessa con la C maiuscola, che risponde al nome di Bianca Andreescu.

19 anni, nata il 16 giugno del 2000 a Mississauga, nell’Ontario, da genitori emigrati dalla Romania, un anno fa la canadese annaspava nelle qualificazioni di Flushing Meadows, battuta dalla serba Olga Danilovic, ed era in piena crisi di fiducia perché veniva da una serie di infortuni che ne avevano ostacolato l’ascesa, lei che nel 2014 aveva trionfato all’Orange Bowl Under 16, vero e proprio campionato del mondo giovanile, e nel 2015 nella stessa competizione categoria Under 18. Ieri sera, col trionfo nel suo primo torneo del Grande Slam, prima portacolori della foglia d’acero a riuscirci, è arrivata la consacrazione: nella finale dell’ultimo Major stagionale ha dominato per lunghi tratti colei che probabilmente è la tennista più forte di tutti i tempi, Serena Williams, vincitrice di sei US Open, il primo dei quali 20 anni fa, nove mesi prima che nascesse Bianca, ma presentatasi per la quarta volta consecutiva nella finale di uno dei tornei più importanti del mondo completamente paralizzata dalla tensione per il dovere e volere raggiungere l’obiettivo di vincere il suo 24° Major in carriera, tanti quanti solo l’australiana Margaret Smith Court è riuscita a mettere assieme.

La dimostrazione di quanto Serena fosse tesa è nel dato delle prime palle di servizio messe in campo, solo il 44%, che l’ha privata di una delle armi letali e fondamentali del suo gioco. Tutto il resto l’ha fatto Bianca, martellando da fondo campo, oltretutto sbagliando quasi nulla, e tenendo con autorità gran parte dei suoi game di battuta, disinnescando con le sue prime l’altra arma letale di Williams, la risposta. Solo sul 6-3 5-1 Serena ha liberato il braccio, prima annullando un match point ad Andreescu e poi rimontando fino al 5-5. In quei momenti la sua avversaria qualche leggero momento di tremarella deve averlo avuto, anche perché tutto il pubblico dell’Arthur Ashe era a favore di Serena: non paura di vincere, che attanaglia spesso i tennisti, ma paura di perdere. Ma una volta effettuata la rimonta e a punteggio del set tornato in parità, Serena ha ricominciato a essere incerta e Bianca ha di nuovo macinato i suoi colpi, fino a chiudere il match con l’ennesimo fendente di dritto.

Vale la pena far notare che Andreescu è la prima debuttante nel tabellone principale dell’Era Open a vincere a New York, a coronamento di un anno a dir poco stratosferico, che l’ha vista a gennaio perdere in finale a Auckland e poi vincere i supertornei di Indian Wells e di Toronto, inframezzati da una nuova, lunga pausa di quattro mesi a causa di un infortunio alla spalla che le ha fatto abbandonare l’altro supertorneo di Miami subito dopo Indian Wells. In tutto l’anno ha subito solo 4 sconfitte e l’ultima in una partita che si è completata, prima di quella in cui ha dovuto ritirarsi contro l’estone Anett Kontaveit a Miami, l’ha persa ad Acapulco dalla statunitense Sofia Kenin, un’altra che dall’inizio dell’anno di strada ne ha fatta parecchia. Bianca ha iniziato il 2019 a Auckland da numero 152 del mondo, lunedì balzerà al numero 5, sua prima volta tra le top ten. Nell’intervista durante la premiazione ha detto che malgrado gli infortuni non ha mai mollato e che per sua fortuna è riuscita a fare una preparazione invernale ottimale che, guardando col senno di poi, ha contribuito a cambiarle completamente la vita nell’arco di 12 mesi.

Quanto a Serena, più che un sogno, il raggiungimento del 24° trionfo Slam, a giudicare da come si presenta tutte le volte in campo nelle sfide decisive dopo aver spremuto come limoni le avversarie nei turni precedenti, sta diventando un’ossessione, se non addirittura un incubo. Difficile a questo punto dire se riuscirà a centrare questo obiettivo, quel che è certo è che ci sono molte giovanissime che vogliono raggiungere grandi traguardi e che possono ulteriormente sbarrarle la strada, prima fra tutte ovviamente colei che l’ha battuta ieri, ma anche altre, come per esempio, la 15enne Coco Gauff, una che ha tutte le caratteristiche per diventare una super come la canadese. Forse è troppo presto per affermare se ci sia stato un passaggio di consegne tra Serena e Andreescu: il tennis femminile contemporaneo ha avuto protagoniste che sono salite repentinamente in alto e poi sono quasi immediatamente retrocesse, come per esempio la giapponese campionessa uscente degli US Open Naomi Osaka. Ma una cosa gioca a favore di Bianca, oltre al suo tennis completo, ed è la sua spaventosa forza mentale, di cui nessun’altra dispone nell’attuale circuito femminile, e che la rende quasi indistruttibile. Se non avrà dilapidato tutte le energie nervose di cui dispone nell’arco di quest’anno, e se non cadrà di nuovo vittima di infortuni, di sicuro la vedremo nelle primissime posizioni della classifica mondiale molto a lungo.

 

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massimiliano.valle@oasport.it

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Foto: LaPresse

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