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US Open 2019, il passaggio di consegne di Flushing Meadows. Berrettini e Sinner pronti a raccogliere l’eredità di Fabio Fognini
Cosa resta all’Italia tennistica degli US Open 2019? Lasciando da parte il settore femminile, dove Camila Giorgi è stata autrice dell’ennesima prestazione imbarazzante, raccattando un solo game contro una tennista pur forte come la greca Maria Sakkari, è quello maschile che, ancora una volta, ha dato le più grandi soddisfazioni agli appassionati di casa nostra, e che soddisfazioni! Alzi la mano chi l’avrebbe detto solo quattro anni fa, quando Flavia Pennetta e Roberta Vinci si giocarono la finale di Flushing Meadows dopo aver battuto rispettivamente la numero 2 e la numero 1 del mondo, Simona Halep e Serena Williams.
Ma torniamo al presente: del torneo di Matteo Berrettini si è già detto tutto e di più, il 23enne romano ha confermato tutte le sue immense qualità, tennistiche e umane, e dopo la sfida in semifinale con Rafael Nadal, nella quale ha giocato alla pari col maiorchino per tutto il primo set rischiando anche di vincerlo, è ormai pronto per dare l’assalto alla top 10 e perfino alla qualificazione per le ATP Finals di fine anno. Poi c’è Jannik Sinner: l’esordio del 18enne altoatesino in un torneo del Grande Slam è stato coi “controfiocchi” dato che ha tolto un set e si è giocato ad armi pari le sue chance contro un campione come lo svizzero Stan Wawrinka, vincitore del torneo nel 2016 e quest’anno arrivato nei quarti di finale. Non c’è dubbio che sono Matteo e Jannik gli eredi al vertice del tennis italiano di Fabio Fognini, il quale ha confermato tutti i suoi storici limiti di continuità e caratteriali perdendo subito al primo turno in quattro set contro un avversario sicuramente difficile ma non impossibile come lo statunitense Reilly Opelka.
Un gradino sotto a Berrettini e a Sinner sta, nelle nostre preferenze, Lorenzo Sonego, che ha tutte le qualità per diventare un top player ma che ancora difetta di continuità: la sconfitta per tre set a zero contro Pablo Andujar nel secondo turno è troppo netta e contrasta vistosamente con la vittoria all’esordio contro l’altro spagnolo Marcel Granollers, che era stata molto convincente. Detto che Marco Cecchinato ha perso l’ennesima occasione di uscire da un tunnel nel quale si è infilato da qualche mese a questa parte rimontando due set persi al tie-break contro lo svizzero Henri Laaksonen ma finendo poi per perdere al quinto ancora al tie-break, e che Andreas Seppi ha perso subito in quattro set da un giocatore resuscitato che poi è arrivato in semifinale come il bulgaro Grigor Dimitrov, non possiamo non celebrare due gladiatori come Thomas Fabbiano e Paolo Lorenzi.
Il primo si sta facendo la nomea di “ammazzagrandi”, visto che al primo turno ha incredibilmente vinto in quattro set contro il numero 4 del mondo, l’austriaco Dominic Thiem, per poi perdere al quinto contro il kazako Alexander Bublik. Il secondo, ripescato dalle qualificazioni come lucky loser, 37 anni e non sentirli, ha vinto due partite leggendarie contro il bambino statunitense Zachary Svajda e contro l’emergente serbo Keomir Kecmanovic, per poi arrendersi in tre set lottati a Wawrinka, che ha così la particolarità in questo torneo di aver battuto sia il “vecio” sia il “bocia” del tennis italiano maschile. Per tornare a Berrettini, oggi è numero 13 del mondo, sua miglior classifica: Fognini lo precede di due posizioni e ormai il sorpasso è maturo. Sinner, avendo cominciato l’anno giocando Challenger e Future, è ancora fuori dai primi 100, ma ci sono pochi dubbi sul fatto che entro breve tempo possa arrivare là dove attualmente sono Fabio e Matteo.
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massimiliano.valle@oasport.it
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Foto: LaPresse