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US Open 2019: Matteo Berrettini è sempre più una certezza. Il buono stato di Nadal, tante domande su Zverev. Femminile, che terremoto!

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L’Italia tennistica intera, nella sera di ieri, ha esultato con grande gusto quando Matteo Berrettini ha messo in campo il punto che, contro Andrey Rublev, gli è valso i quarti di finale agli US Open, i primi della sua carriera. Una partita, quella contro il russo, impostata perfettamente, con variazioni di ogni genere a confondere il moscovita, e che ha saputo tenere in mano anche dal punto di vista mentale nel momento di maggior difficoltà, arrivato proprio alla fine del terzo set.

Non era facile mettere un freno alla corsa di Rublev, perché parliamo di un giocatore che negli ultimi tempi sembra aver ritrovato lo smalto che lo aveva portato ai quarti di finale a Flushing Meadows nel 2017, battendo Roger Federer a Cincinnati e Stefanos Tsitsipas nel primo turno proprio a New York. Un giocatore davvero caldo, in breve, forse il più in forma dopo Federer, Rafael Nadal e Daniil Medvedev (sempre di Russia parlando) tra quelli rimasti nel torneo. Berrettini ci è riuscito, e dopo esser entrato in punta di piedi tra i primi 20 nel corso delle scorse settimane, stavolta ci ritornerà facendo molto rumore. Tutto lascia pensare che il risultato del romano non sia il frutto di casualità, ma dell’ottimo lavoro che, da tanti anni, svolge con Vincenzo Santopadre. Un duo, quello tra allievo e coach, che è sempre rimasto saldissimo, a cui semplicemente non è mai importato niente di quello che si diceva in giro, seguendo solo e soltanto le loro decisioni in termini di progressi e lavoro da fare, e non quelle di altri, in un ambiente che, per fortuna, mostra tutta la serenità del mondo. L’Italia, in breve, può dire di avere un giocatore su cui contare per davvero nei prossimi anni, il sesto miglior under 25 del ranking ATP (come risulterà dalla nuova classifica di lunedì prossimo).

Berrettini troverà ai quarti Gael Monfils, che all’età di 33 anni forse non si aspettava di arrivare per la quarta volta a questo punto del torneo (nel 2016 ha anche raggiunto la semifinale, togliendo un set a Novak Djokovic). Il francese è stato bravo a disinnescare il miglior tennis della vita dello spagnolo Pablo Andujar, che però ha il difetto di non essere il più adatto a contenere i missili che arrivano dalla parte del transalpino. Si tratta di un match che potrebbe giocarsi su pochi punti, e anche, volendo, su un fronte psicologico: per l’italiano è una prima volta, per Monfils potrebbe essere una delle ultime occasioni, se non l’ultima, di fare strada.

In prospettiva c’è Rafael Nadal: lo spagnolo, pur messo in parziale difficoltà dal croato Marin Cilic che gli ha strappato il secondo set, ha alzato i giri del motore messo in chiaro la propria candidatura per il ritorno in finale a due anni di distanza dalla vittoria del 2017, tanto più che nei quarti si troverà davanti non Alexander Zverev, ma l’argentino Diego Schwartzman, sempre battuto nei precedenti. Per quel che riguarda il tedesco, evidentemente i problemi di fiducia mostrati sia quest’anno che nei turni scorsi non si sono per nulla risolti: il suo 2019 non è stato esattamente l’anno dei sogni, e in molti aspettano il 2020 per capire quale sia veramente la strada che lo attende nel futuro.

Nel torneo femminile sta andando in scena un’autentica ecatombe di big: due giorni fa sono saltate le teste di serie numero 2 e 3, Ashleigh Barty e Karolina Pliskova, mentre ieri all’australiana e alla ceca si è aggiunta Naomi Osaka. La giapponese, oltre al match contro Belinda Bencic, perde anche il numero 1 del mondo, che sarà di Barty a fine torneo. La svizzera, in tutto questo, ha dimostrato di esser definitivamente rinata, tornando a sfoderare tutto il talento che già mostrava quattro anni fa e che un’operazione al polso aveva rischiato di cancellare dalla faccia del mondo tennistico. Per quanto se ne possa dire del settore femminile, i quarti degli US Open di quest’anno sono tutti estremamente interessanti: nella parte alta andrà in finale una tra Bencic, Vekic (graziata da Julia Goerges), Andreescu e Mertens, con la canadese (che ha posto fine in bellezza al sogno yankee di Taylor Townsend) e l’elvetica che sembrano dotate di una marcia in più per sfidarsi in una semifinale di altissima qualità. Sull’altro fronte, la britannica Johanna Konta sembra avere tantissima benzina in corpo, oltre alla forza necessaria per mettersi alle spalle sia l’ucraina Elina Svitolina che, eventualmente, Serena Williams, apparsa in questo torneo forte, sì, ma non invincibile. Del resto, la sua storia recente insegna come l’avvicinarsi eterno del 24° Slam non sia mai stato proprio una passeggiata per lei, anzi.

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federico.rossini@oasport.it

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Foto: LaPresse

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