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US Open 2019: Matteo Berrettini, non sarà un’avventura e un’estate a New York

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Non sarà un’avventura, non può essere soltanto una primavera…“, così cantava Lucio Battisti. Ebbene sì, l’effetto meteora in Matteo Berrettini non ci sarà perché a New York (Stati Uniti), in queste due settimane sul cemento di Flushing Meadows, il 23enne romano ha messo in mostra tennis, coraggio e mentalità, raggiungendo le semifinali dello US Open e affrontando a viso aperto Rafael Nadal. Questi i punti di riferimento dell’esperienza nel Major americano del nostro portacolori:

  • 1° italiano in semifinale agli US Open dal 1977
  • 1° Italiano in semifinale sul cemento in uno Slam, visto che 42 anni fa si giocava sulla terra verde
  • Il giocatore più giovane a raggiungere una semifinale Slam dal 2010 (dopo Djokovic)
  • 2° italiano più giovane a raggiungere una semifinale Slam nell’era Open (dopo Panatta)
  • 4° italiano in semifinale nell’era Open (dopo Panatta, Barazzutti, Cecchinato)

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Statistiche che nessuno può discutere, rappresentate fedelmente anche dai passi in avanti compiuti in classifica: da domani n.13 ATP e n.9 dell’ATP Race, desideroso di rientrare in quest’ultimo caso nella top-8 e sognare la partecipazione alle Finals. Sarebbe un sogno e se l’azzurro dovesse continuare a migliorare come ha fatto ci si potrebbe divertire. L’evoluzione di Matteo è sotto gli occhi di tutti e riscontrabile anche in aspetti meramente tecnici: un rovescio sempre più solido e tante variazioni sul tema (palle corte e rovescio in back). Il dritto e il servizio sono sempre le sue armi e la velocità di palla è devastante. Basta chiedere allo stesso Nadal, che nel primo parziale è stato messo gravemente in difficoltà dall’azzurro.

Ora non ci può fermare perché l’appetito vien mangiando. Il ragazzo ha la testa giusta e può davvero dar seguito, visto che i margini sono tanti. A differenza di quanto avvenne l’anno passato con Marco Cecchinato al Roland Garros, la giovane età e i progressi costanti esibiti, nonostante un contrattempo alla caviglia, certificano il grande lavoro fatto dal tennista italiano e dal suo staff: i due titoli a Budapest e a Stoccarda, l’atto conclusivo raggiunto a Monaco di Baviera (sconfitto da Garin) e le due semifinali a Sofia e ad Halle, oltre ovviamente agli ottavi di finale a Wimbledon (ko contro Roger Federer), parlano chiaro.

Ecco, ricordando quella sfida nei Champhionships, la paura era che l’incrocio con Nadal potesse essere una replica. Invece, Berrettini ha giocato con grande lucidità, rispettando il proprio avversario ma senza temerlo troppo. Ne è venuta fuori una partita da applausi dove a pesare, oltre alla maggior classe dell’iberico, è stata l’esperienza e una preparazione fisica sulla lunga distanza. L’autonomia del classe ’96 del Bel Paese non andava oltre le 3/4 ore e il crollo del terzo parziale lo ha evidenziato. Si dovrà lavorare su questi aspetti perchè “non sarà un’avventura, non sarà solo un’estate“, parafrasando Battisti.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: Lev Radin / shutterstock.com

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