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Ciclismo

Vuelta a España 2019: la terribile salita di Los Machucos. 6,8 km infernali e due rampe al 25%!

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Si torna a salire nella 13esima tappa della Vuelta a España 2019. Nel finale della frazione odierna, infatti, verrà affrontata la temibile salita di Los Machucos, in cima alla quale è posto il traguardo. L’ascesa misura 6,8 km e nella prima parte presenta anche due rampe al 25%. A fare da contraltare, però, nei primi 3 km ci saranno alcuni risciacqui favorevoli a chi gioca sulla difensiva. Al contrario, i 3 km successivi salgono costantemente con pendenze tra il 10% e il 15%. Sarà quello, verosimilmente, il punto decisivo per chi vuole fare la differenza, dato che negli ultimi 1000 metri il colosso spiana.

Questa salita, sulla cui vetta trionfa il monumento alla Vacca Pasiega, è già stata affrontata nel 2017. Vinse l’austriaco Stefan Denifl, ma successivamente quest’ultimo fu squalificato per doping e, dunque, il successo passò ad Alberto Contador. Quel giorno il madrileno volava e staccò tutti gli altri uomini di classifica. Dietro, invece, Chris Froome, trafitto anche da Vincenzo Nibali, viveva l’unica giornata difficile della sua cavalcata trionfale verso Madrid.

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Miguel Angel Lopez è l’unico tra i primi 5 corridori di questa Vuelta che, quel giorno, era presente. Il colombiano attaccò per primo, proprio alle pendici dell’Alto de los Machucos, sul primo tratto al 25%. Contador, però, lo andò a prendere e lo passò a doppia velocità, vendicandosi per l’umiliazione che Superman gli aveva inflitto pochi giorni prima a Sierra Nevada. Sul finire dell’ascesa, inoltre, Lopez verrà ripreso anche da Nibali, Zakarin e Majka.

Oggi, in verità, a Miguel Angel converrebbe replicare quella stessa strategia, sperando di avere una gamba superiore in modo da non piantarsi a metà salita. Vero che i continui risciacqui presenti nella prima parte favoriscono gli inseguitori, ma dall’altro lato bisogna dire che pendenze al 25% sono sicuramente più indigeste a Roglic rispetto a quelle al 10%. Gli ultimi 3 km di ascesa, infatti, sono molto adatti allo sloveno, il quale, peraltro, su salite non troppo lunghe si trova particolarmente a suo agio. Conscio che domani vi è una frazione per velocisti e, dunque, si potrà un po’ tirare il fiatto, Primoz potrebbe anche partire al contrattacco se portato in carrozza fino ai -4.

La Movistar, dal canto suo, potrebbe, invece, optare per una strategia simile a quella attuata sul Mas de la Costa. Quintana all’attacco già sulle prime rampe per scremare il gruppo, mentre Valverde resta sulle ruote in attesa di piazzare il colpo. Il murciano è anche il favorito in caso di arrivo allo sprint, dato che l’ultimo km è un trionfo di curve su strada molto stretta, ove non basta lo spunto veloce, ma serve anche l’esperienza, aspetto in cui il campione del mondo, per ovvi motivi, non è secondo a nessuno; al contrario di Roglic, l’unico tra i big capace di tenergli testa in volata, il quale su traguardi in cui serve malizia si fa cogliere ancora impreparato.

Difficile, infine, capire cosa possa fare Tadej Pogacar. Il giovanissimo sloveno, di norma, si trova meglio su salite un po’ più lunghe. Non a caso la sua prestazione peggiore, fin qui, l’ha fatta sul “breve” Mas de la Costa. C’è da dire, però, che pian piano sembra stia venendo fuori la sua maggior freschezza (è al primo grande giro stagionale) e questa potrebbe permettergli di fare una prestazione migliore rispetto a quella di settimana scorsa sull’ascesa valenciana.

 

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Foto: Valerio Origo

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