Ciclismo

Vuelta a España 2019: Miguel Angel Lopez e Nairo Quintana, i grandi sconfitti. In salita non hanno mai davvero convinto

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Se la Vuelta a España 2019 fosse stata un torneo di calcio, il risultato della sfida tra Slovenia e Colombia sarebbe un netto 4-0. I due più forti scalatori colombiani al via del grande giro spagnolo, vale a dire Nairo Quintana (Movistar) e Miguel Angel Lopez (Astana), infatti, sono le due grandi delusioni della corsa. Stamattina era attesa la lotta tra i due, quantomeno, per il terzo posto. Invece Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) li ha letteralmente sbriciolati sul loro terreno, la salita, ed è riuscito a saltarli entrambi in classifica generale, andando lui a prendersi l’ultimo slot disponibile sul podio di Madrid.

Lopez si era presentato al via della Vuelta addirittura per vincere. Il colombiano l’anno scorso era salito sul podio e a inizio stagione aveva conquistato Tour de Colombia 2.1 e, soprattutto, Volta a Catalunya. Al Giro aveva deluso parzialmente le aspettative, piazzandosi solo 7°. Al via della Vuelta, però, le sue quotazioni erano ancora molto alte e la grande prestazione sull’Observatorio Astrofisico de Javalambre, ove aveva staccato tutti, guadagnando, però, appena 12″ su Valverde e Roglic, sembrava lasciar intendere che Superman potesse essere il rivale più pericoloso per lo sloveno della Jumbo-Visma.

Da quel momento, in poi, però, l’alfiere dell’Astana non è più riuscito a fare la differenza in salita. Anzi, sovente è stato staccato da gran parte dei suoi rivali. Ha perso le ruote di Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma) ad Andorra, a Los Machucos, sull’Alto del Acebo e, oggi, a Plataforma de Gredos. La sua miglior prestazione, paradossalmente, è stata la cronometro, in cui ha lasciato sul piatto “solo” due minuti dallo specialista sloveno. Addirittura ha dovuto rinunciare alla maglia bianca di under 25, surclassato da Tadej Pogacar, di oltre 4 anni più giovane. L’alfiere del team emiratino, infatti, spesso si è dimostrato più forte di Superman anche in salita.

Diverso, invece, è il discorso per Quintana. Il colombiano della Movistar era venuto alla Vuelta dopo un Tour de France sottotono (nonostante la perla sul Galibier) alla ricerca di riscatto, conscio, però, che le fatiche della Grande Boucle si sarebbero fatte sentire. Non a caso aveva sempre detto che il capitano della squadra era Valverde anche se, durante la gara, i due sembravano più che altro corrersi contro. Nairoman, ad ogni modo, aveva iniziato alla grande conquistando la seconda tappa in maniera inusuale per lui, con una sparata da finisseur.

Già a Javalambre, però, quando aveva perso oltre un minuto da Lopez, si era capito che per lui vincere la Vuelta era pressoché impossibile. La debacle della cronometro, poi, ove prese tre minuti da Roglic, aveva posto la pietra tombale sui suoi sogni di gloria. Il vincitore del Giro 2014 da quel momento in avanti è andato in costante calando, fino a scivolare in sesta posizione, dietro a Rafal Majka, nell’ultima frazione della seconda settimana, con arrivo sul lunghissimo Alto de la Cubilla.

Con grande classe, però, ha saputo rilanciarsi grazie ad una fuga da lontano nella tappa di Guadalajara. In quell’occasione Nairoman, infatti, ha guadagnato ben 5’19” su tutti coloro che gli stavano davanti in classifica ed è risalito fino alla 2° posizione alle spalle solo di Primoz Roglic. Le ultime due frazioni di montagna, solitamente suo terreno d’elezione, però, complice anche un grande Tadej Pogacar, lo hanno costretto a doversi accontentare della quarta piazza.

L’anno prossimo Nairo cambierà finalmente squadra, ma, ormai, gli anni d’oro sembrano alle spalle. La grande classe e l’esperienza sembrano potergli consentire di raccogliere ancora risultati importanti, ma, ad oggi, sembra impossibile rivederlo sul gradino più alto del podio di una corsa a tappe di tre settimane. Lopez, invece, un grande giro non l’ha ancora vinto e, dopo questa Vuelta, la strada appare tutta in salita. Superman non è uno scalatore del calibro di Quintana (di qualche stagione fa), a cronometro è fermo e sembra peccare sia di acume tattico che di mentalità vincente. Serve un salto di qualità importante nei prossimi anni per poter ambire ai traguardi più prestigiosi.

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Foto: Valerio Origo

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