Tennis
2019, l’anno della rinascita: il tennis maschile italiano non è solo Berrettini e Fognini
Gli ottimi risultati che i nostri tennisti stanno continuando a ottenere in tutte le parti del mondo e su tutte le superfici confermano che il 2019 è ufficialmente l’anno della rinascita del tennis maschile italiano. Su tutti, ovviamente, ci sono i risultati di Matteo Berrettini e di Fabio Fognini, il primo si è spinto fino alla semifinale degli US Open, traguardo che un italiano non raggiungeva da 42 anni, il secondo ha vinto il Masters 1000 a Montecarlo, il primo per lui e per l’Italia dal 1990 a oggi.
Ovviamente entrambi sono in piena corsa per le ATP Finals di fine anno a Londra: nella classifica Race, relativa ai soli risultati del 2019 e che determinerà gli otto qualificati per questo torneo, Berrettini è decimo e tredicesimo rispettivamente a 50 e 135 punti dall’ottavo, il belga David Goffin: mancano ancora tre settimane per qualificarsi e tutto può ancora succedere. Inoltre Fognini e Berrettini sono dodicesimo e tredicesimo nella classifica mondiale che comprende gli ultimi dodici mesi e nella quale entrambi hanno conquistato quest’anno il loro best ranking: il ligure nono, primo azzurro tra i top ten da 40 anni a questa parte, il romano tredicesimo, proprio come adesso, piazzamento raggiunto per la prima volta un mese fa dopo Flushing Meadows.
Ma non sono solo loro due ad aver raggiunto quest’anno la loro miglior classifica: Lorenzo Sonego, attualmente 55°, è stato numero 46 a inizio luglio dopo la vittoria sull’erba di Antalya; Marco Cecchinato a febbraio è stato numero 16 (e numero 1 d’Italia) poco dopo aver trionfato a Buenos Aires prima di sprofondare al 69° posto per colpa di una crisi per molti versi inspiegabile; Stefano Travaglia in questo momento è 85° al mondo ma due mesi fa è stato numero 79; Salvatore Caruso ha appena raggiunto il suo miglior ranking, 98. Se aggiungiamo che Andreas Seppi a 35 anni è ancora comodamente nei primi cento e Thomas Fabbiano, numero 91, si è fatto quest’anno la nomea di ammazzagrandi (tra le sue vittime, tra gli altri, il greco Stefanos Tsitsipas e l’austriaco Dominic Thiem) si arriva a otto italiani tra i top 100 del mondo, numero mai raggiunto nella storia.
Appena oltre questa soglia ci sono Paolo Lorenzi e Gianluca Mager. Il primo, 37 anni e non sentirli, numero 118 dopo essere stato numero 33 solo due anni fa, è un esempio di risultati migliori nella seconda parte della carriera tanto quanto il mitico Gianluca Pozzi, numero 40 nel 2001 anche lui a 35 anni, il secondo che è arrivato alla posizione 118 una settimana fa e ora 123. Ultimo ma non certo ultimo, Jannik Sinner, il miglior 2001 al mondo, 124° del ranking otto giorni orsono, lui che aveva iniziato il 2019 in 551° posizione e che ora si appresta a disputare le ATP NextGen Finals a Milano grazie a una wilcard giustamente concessagli. Insomma, una rinascita a tutti i livelli che promette di non essere finita: a parte i big, si attende la crescita di Lorenzo Musetti e Giulio Zeppieri, il primo vincitore dell’ultimo Australian Open juniores, il secondo semifinalista in quello stesso torneo, sconfitto proprio da Musetti.
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massimiliano.valle@oasport.it
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Foto: LaPresse