Pattinaggio Artistico
‘Ambesi winter corner’: “Da Yuzuru Hanyu ad Alena Kostornaia, tanti buoni motivi per seguire il Grand Prix”
Comincia quest’oggi l’avventura di Ambesi Winter Corner, la rubrica tenuta in collaborazione con Massimiliano Ambesi, storica voce e opinionista di Eurosport. In questa sede verranno proposte analisi e trattate le tematiche d’attualità legate alle discipline olimpiche invernali.
La prima puntata è chiaramente focalizzata sul pattinaggio di figura. Infatti nel weekend, a Las Vegas, Skate America terrà a battesimo la nuova edizione del Grand Prix. Tuttavia, prima di dedicarci al futuro prossimo, è obbligatorio tornare su quanto avvenuto nelle ultime settimane. D’altronde la stagione è già cominciata da tempo e a livello junior è stata prodiga di soddisfazioni per i colori azzurri.
Massimiliano, qual è il tuo pensiero, in estrema sintesi, sugli ottimi risultati ottenuti dagli italiani durante la fase di qualificazione alla finale dello Junior Grand Prix, conclusasi a inizio ottobre.
“Sono state ampiamente superate le aspettative della vigilia. Daniel Grassl ha archiviato due pesanti podi con tanto di prepotente vittoria nella tappa di casa di Egna qualificandosi per la finale, fatto senza precedenti in campo maschile. Sempre nell’evento di casa, è arrivato un insperato terzo posto con la sedicenne Alessia Tornaghi, che ha riportato il settore femminile sul podio dopo undici anni. In generale, nonostante l’assenza causa problemi fisici dell’attesa Marina Piredda, si è vista una crescita esponenziale del movimento, testimoniata anche dalle incoraggianti prestazioni di Lara Naki Gutmann. I ragazzi italiani hanno dimostrato di poter valere con costanza le prime dieci posizioni e, sovente, hanno avuto l’onore di affrontare il programma libero pattinando nell’ultimo gruppo di discesa sul ghiaccio. Rispetto al glorioso passato si fatica maggiormente nella danza, ma il bilancio resta ugualmente più che positivo.
Passiamo ora a un quesito che esula dalla tecnica, ma che in questo momento è il più gettonato tra gli appassionati. Quali saranno le emittenti che in questa stagione trasmetteranno gli eventi di pattinaggio?
“Onestamente non sono in grado di rispondere. Si tratta di una situazione che mi ha lasciato attonito e di cui i contorni mi sono tuttora oscuri. Trovo paradossale che siano finora mancate comunicazioni ufficiali, ma è evidente che siano in corso trattative. Sono cose che possono succedere in un libero mercato, ma, comunque vada a finire, la speranza è che a rimetterci non sia il pubblico. La federazione internazionale ha comunque annunciato che nei Paesi in cui i diritti non verranno acquistati da network televisivi sarà possibile seguire tutti gli eventi delle discipline ISU su Youtube”.
Capitolo Grand Prix. Quest’anno la finale si disputerà in Italia. Ci sono reali possibilità che qualche pattinatore azzurro possa strappare il pass per il Palavela di Torino?
“Partendo dal presupposto che la squadra italiana non sarà impegnata nelle gare femminili, l’obiettivo, o più verosimilmente il sogno, è quello di essere presenti nella finale delle altre tre specialità. Matteo Rizzo, la coppia di danza Fabbri/Guignard e quella di artistico Della Monica/Guarise hanno, chi più chi meno, le carte in regola per provarci, ma, come sovente avviene nel Grand Prix, sarà il calendario a fare la differenza in un senso o nell’altro”.
Se ti chiedessi di analizzare nel dettaglio le possibilità di ognuno, quale sarebbe la tua risposta?
“Fabbri/Guignard dovranno superarsi perché affronteranno due tappe veramente ostiche in cui, per via della presenza degli inarrivabili francesi Papadakis/Cizeron, si gareggerà per la seconda moneta. Gli allievi di Barbara Fusar Poli non sono però nuovi a grandi imprese e hanno sempre avuto il merito di farsi trovare pronti quando più contava. Sulla carta, gli avversari per l’ingresso finale dovrebbero essere i russi Stepanova/Bukin e gli statunitensi Chock/Bates.
Sul fronte delle coppie di artistico, i tanti ritiri last-minute non agevoleranno di certo il compito di Della Monica/Guarise, che dovranno affrontare due tappe in cui abbonderanno gli avversari di alto profilo a differenza di quanto avverrà negli altri eventi. Tuttavia, dopo il grave infortunio patito in estate da Nicole Della Monica, non ci sarà alcuna ansia da risultato e, senza particolari pressioni, si potrà lavorare per riacquistare la migliore condizione fisica in vista dei tanti appuntamenti di peso dell’imminente stagione invernale.
Matteo Rizzo è, invece, atteso da uno stimolante appuntamento con la storia perchè in possesso delle carte in regola per ambire a quella finale mai raggiunta dall’Italia nel settore maschile. La consistenza dell’allievo di Franca Bianconi e la sua capacità di tirare fuori quel quid in più nei momenti importanti rappresentano un biglietto da visita in grado di renderlo qualcosa in più di un semplice outsider. Peraltro, per quanto emerso nel primo scorcio della stagione, tolti i soliti noti (Hanyu, Chen, Uno), nessuno è parso marcatamente superiore, argomento che alimenta ulteriormente le speranze di qualificazione”.
Hai appena definito Papadakis/Cizeron inarrivabili. Sono davvero così distanti dalla concorrenza? Non c’è proprio spazio per qualche sorpresa?
“Si muovono come un’unica entità con un’assoluta padronanza di ogni parte del corpo, hanno una qualità di pattinaggio in questo momento senza eguali e, nonostante siano decisamente consapevoli della loro superiorità, continuano a lavorare per cercare di rendere i loro elementi, vedi sollevamenti, sempre più innovativi e originali. La danza libera, come da copione, ha riscosso da subito enormi consensi, a differenza della rhythm dance, che ha, invece, diviso il grande pubblico e gli addetti ai lavori. In tutta sincerità, devo ammettere di essere stato positivamente colpito dalla scelta musicale (brani tratti dal film Fame), dalla volontà di uscire dalla cosiddetta “comfort zone” e dall’idea di una rhythm dance in parte scanzonata in cui nel primo minuto non sono chiari i ruoli. Al di là delle chiacchiere, l’obiettivo delle altre coppie sarà quello di ridurre il gap del passato, ma, a meno di incidenti di percorso, appare proibitivo battere i pluricampioni mondiali”.
Sul fronte delle coppie di artistico riusciranno i cinesi Sui/Han a sfatare il tabù del successo nella finale? La tavola sembrerebbe apparecchiata…
“A memoria, sono passati una decina di anni dall’ultimo successo cinese e, di primo acchito, mi verrebbe da definire la tavola “ben apparecchiata”. I ragazzi asiatici sono i più completi in circolazione e dispongono del migliore compromesso tra doti tecniche e qualità artistiche. Il tallone d’Achille è sempre stato rappresentato dai ricorrenti problemi fisici, che però almeno finora sono stati scongiurati. I russi Tarasova/Morozov, sulla carta i principali avversari, hanno cambiato parte dello staff tecnico e soprattutto hanno modificato il sistema di lavoro non rubando particolarmente l’occhio nelle prime uscite stagionali. Per il resto, ci saranno assenze di peso, vedi i francesi James/Cipres e i russi Zabiiako/Enbert, che apriranno spazi insperati alle giovani coppie russe (attenzione ai debuttanti Mishina/Galliamov) e ai vari binomi nordamericani in cerca di riscatto dopo un periodo di vacche magre. Il margine di Sui/Han appare, in ogni caso, di assoluta sicurezza”.
Spostiamoci sull’artistico maschile. La sfida tra Yuzuru Hanyu e Nathan Chen promette scintille, sarà il piatto forte della finale del Grand Prix?
“Le avvisaglie sono quelle di un confronto ad alta quota con punteggi stellari da una parte e dall’altra, quindi ci sono tutti i presupposti perché lo possa diventare.
Lo statunitense non perde una gara dai Mondiali di Milano del 2018, mentre il due volte campione olimpico vanta una striscia aperta di ventidue podi consecutivi in eventi internazionali. Hanyu, in particolare, insegue il sogno di diventare il primo uomo nella storia a conquistare cinque successi in finale, ma prima cercherà di sbrigare l’annosa questione “Skate Canada”, evento sostanzialmente di casa in cui non è mai riuscito a imporsi.
Resto convinto che in una competizione con prestazioni senza eclatanti errori per entrambi, l’ago della bilancia penda dalla parte del giapponese, capace di confezionare i suoi elementi con qualità superiore e di presentare programmi, specie il corto, più ricchi in termini di passaggi di transizione. Ciò non toglie che Nathan Chen sia progredito nel tempo e soprattutto abbia imparato a limitare le sbavature al minimo, dimenticando in fretta lo sciagurato programma corto delle Olimpiadi.
La vera sfida per Hanyu sarà quella di rimanere in salute evitando infortuni. La storia insegna come nel mese di dicembre sia sempre riuscito a inserire le marce alte rivelandosi pressochè “ingiocabile” per la concorrenza”.
Per quanto riguarda l’artistico femminile la giapponese detentrice del titolo Rika Kihira riuscirà a difendersi dall’assalto dell’armata russa?
“Sarà un Grand Prix sui generis in cui verrà meno il concetto di testa di serie come è sempre stato concepito in passato. In ciascun appuntamento si sfideranno almeno tre nomi di grande peso, tutti con le credenziali per ambire alla finale. In particolare, la presenza in ogni tappa di una delle giovani debuttanti di casa Tutberidze complicherà oltremodo la vita a tutte le affermate protagoniste della passata stagione.
La novità maggiore sarà rappresentata dal proliferare dei tripli axel e dal prepotente ingresso sulla scena dei salti quadrupli. Aumenterà, di conseguenza, l’incidenza del punteggio tecnico e si aprirà ufficialmente una nuova epoca per il pattinaggio femminile.
Le mattatrici delle gare pre-stagionali sono state le debuttanti Trusova e Kostornaia, che, pronti via, hanno archiviato punteggi degni di una finale olimpica lanciando un messaggio inequivocabile alla concorrenza. La giapponese Rika Kihira sarà di certo la principale alternativa alla corazzata russa, che potrà contare anche sulla campionessa olimpica e mondiale Alina Zagitova, apparsa a sua volta in grande spolvero nei vari test effettuati, e Anna Shcherbakova, finora mezzo gradino al di sotto delle compagne di allenamento, ma dotata di un bagaglio tecnico che potrebbe garantirle un agevole approdo in finale. Va rimarcato come nei precedenti in categoria juniores, Kihira sia sempre stata sconfitta dalle più giovani Trusova e Kostornaia, fermo restando che in un contesto senior si gioca tutta un’altra partita”.
Ti faccio la one-million-dollar question. Risposta secca. Trusova o Kostornaia?
“Perché non Zagitova o Shcherbakova?
Si tratta di eccellenze, ciascuna con le sue peculiarità. Ritengo che ci siano validi motivi per apprezzare nella loro diversità sia l’una che l’altra.
Di Alexandra Trusova mi intriga il fatto che possa gareggiare ad armi pari con tutti i migliori uomini del vecchio continente. Su due piedi, faccio fatica a pensare a una disciplina connotata da una spiccata componente atletica in cui una donna sia in grado di tenere testa agli uomini. Per questo motivo, ritengo che per l’intero gentil sesso quanto realizzato da Trusova in questo primo scorcio di stagione debba rappresentare un motivo di orgoglio.
Tenderei però ad allargare il campo in quanto il soggetto in questione, oltre a vantare un bagaglio di salti senza precedenti nella storia del settore femminile, è in possesso anche di una buona qualità di pattinaggio e non a caso è tra le più veloci sul ghiaccio. E’, inoltre, un’agonista con pochi termini di paragone, sempre pronta ad alzare l’asticella per primeggiare.
Alena Kostornaia è quasi una figura eterea. E’ la sintesi perfetta di quel pacchetto completo di cui si discute con insistenza associandolo in primis a Yuzuru Hanyu, colui che, senza se e senza ma, ha cambiato la storia della disciplina.
Si tratta di una ragazza con una scorrevolezza non comune, un’eleganza innata, una capacità di immedesimarsi nella musica e nella parte che genera all’istante empatia. Poi c’è il resto, perché si sta comunque parlando di una pattinatrice che ha già completato in gara un salto per poche elette come il triplo axel ed ha coronato l’impresa inserendo l’elemento in maniera perfetta nella coreografia senza che ci fossero pause o tempi morti di alcun tipo. Di norma, si disquisisce poco riguardo le sequenze di passi, ma nel caso di Kostornaia è doveroso porre l’accento sulla qualità delle boccole, caratterizzate oltre che dall’ovvio filo di entrata anche da quello sempre più raro di uscita, a testimonianza di una proprietà di pattinaggio e di una cura dei particolari da primissima della classe”.
Leggendo qua e là quanto viene scritto in rete e ascoltando le tue parole, ho l’impressione che Kostornaia venga considerata qualcosa di differente rispetto a tutte le altre. A che cosa hai pensato la prima volta che l’hai vista gareggiare in una competizione internazionale?
“Ai Foreigner, band americana che andava per la maggiore tra fine anni settanta e inizio anni ottanta. Il ritornello di una delle loro hit principali suonava più o meno così: “I’ve been waiting for a girl like you to come into my life”. Credo ci sia ben poco da aggiungere anche perché mi è capitato solamente in altre due occasioni di trovarmi in una situazione analoga. Il precedente più recente risale a oltre undici anni fa.”
Chiudiamo con due parole sul sistema di giudizio. Da tempo ti vediamo impegnato in lunghe dissertazioni e interviste in cui ne illustri pregi e difetti. C’è un messaggio che vorresti inviare alla federazione internazionale?
“Sediamoci tutti insieme attorno a un tavolo e proviamo a rendere ancora più credibile questo sistema di giudizio trovando una chiave per garantire equità tra punteggio tecnico e somma delle componenti del programma.
Non si tratta di un’operazione difficile e non ci sarebbero scompensi o controindicazioni, ma solamente vantaggi e benefici perché si renderebbe la disciplina più interessante per ogni tipologia di pubblico.
Per dirla in breve, si potrebbe tornare a valorizzare alcuni aspetti del pattinaggio che sono rimasti in tempi recenti ai margini obbligando per forza di cose tutti gli atleti ad adoperarsi per diventare più eclettici e completi.
Va da sé che, trattandosi di uno sport, è normale focalizzare l’attenzione laddove si possano raccogliere più punti, lasciando in secondo piano il resto, soprattutto quando lo squilibrio tra i due punteggi risulti eclatante.
In sostanza, una modifica alla fattorizzazione delle componenti del programma, magari abbinata all’utilizzo di qualche strumento tecnologico per dirimere le questioni più spinose, consentirebbe alla disciplina di trovare nuova linfa e di mettersi alle spalle buona parte delle fastidiose polemiche”.
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paone_francesco[at]yahoo.it
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Foto: Massimiliano Ambesi