Pattinaggio Artistico
‘Ambesi winter corner’: “Skate Canada crocevia per Hanyu e Rizzo. Shiffrin batterà presto Vonn”
Nuovo appuntamento con Ambesi Winter Corner, la rubrica tenuta in collaborazione con Massimiliano Ambesi, storica voce e opinionista di Eurosport. Come di consueto in questa sede verranno proposte analisi e trattate le tematiche d’attualità legate alle discipline olimpiche invernali.
La seconda puntata è focalizzata sul pattinaggio di figura, con riflessioni legate a Skate America e anticipazioni in merito a Skate Canada. Inoltre si parla anche di sci alpino, poiché nel weekend vi sarà il tradizionale incipit di Sölden.
Massimiliano, prima di occuparci dell’attualità bisogna fare però un annuncio che sicuramente farà felici molti appassionati di pattinaggio.
“Abbiamo deciso di riportare in vita Kiss&Cry, il podcast dedicato al pattinaggio di figura già proposto in passato con la partecipazione del sottoscritto e di Angelo Dolfini. L’appuntamento, denominato Kiss&Cry reloaded, è fissato per le 20.45 di ogni mercoledì sera, a cominciare da oggi, e sarà trasmesso rigorosamente in diretta. Dopodiché sarà possibile scaricare ogni puntata dalla pagina Spreaker“.
Spostiamoci sul pattinaggio di figura. Skate America è passato agli archivi senza particolari sorprese. Dobbiamo aspettarci la stessa sceneggiatura anche per Skate Canada?
“A Las Vegas i pronostici della vigilia sono stati ampiamente rispettati, come per via della formula avviene di frequente nelle tappe di qualificazione del Grand Prix. I nomi dei vincitori di danza e gare in singolo erano scolpiti nella pietra da tempo immemore e tali sono rimasti. Tra le coppie di artistico, i cinesi Peng/Jin apparivano per palmares ed esperienza i più accreditati, ma si pensava che, approfittando del “fattore campo”, tristemente sempre più decisivo anche nel pattinaggio di figura, Cain/Leduc potessero giocarsela. In realtà, gli statunitensi non hanno proprio toccato palla palesando per l’ennesima volta i loro limiti come coppia.
Anche per quanto riguarda Skate Canada, la gara dalla lettura meno agevole resta la medesima. I russi Tarasova/Morozov dovrebbero essere i chiari favoriti, ma nell’unico impegno agonistico finora affrontato hanno parecchio stentato. Dovranno perciò guardarsi le spalle dai canadesi Moore-Towers/Marinaro, binomio in grande ascesa, e dai giovani connazionali Boikova/Kozlovskii, annunciati in progresso. In campo femminile andrà in scena l’attesa sfida tra la giapponese Rika Kihira e la russa Alexandra Trusova con i favori del pronostico indirizzati sulla seconda, già vincitrice a domicilio nell’unico scontro diretto stagionale.
Sulla carta, tutto appare invece più scontato in campo maschile e nella danza con Yuzuru Hanyu e Hubbell/Donohue che dovrebbero disporre di un margine di sicurezza sugli avversari”.
Allora proviamo a spezzare la monotonia mettendo un po’ di pepe. Alla luce dell’andamento delle gare finora disputate nel corso della stagione, pensi che le allieve di Eteri Tutberidze, al momento imbattute, possano provare a vincere tutte le tappe del Grand Prix?
“Il fatto che non si sia mai verificato nulla del genere nelle ventiquattro edizioni precedenti lascia chiaramente intendere portata e difficoltà dell’impresa. Difficilmente capiterà di sentire da Tutberidze proclami al riguardo, ma ciò non toglie che si tratti di uno degli obiettivi della stagione. Se si guarda all’attuale concorrenza, l’unica con le carte in regola per provare a inserirsi nella contesa appare la giapponese Rika Kihira, che però in categoria juniores non solo non ha mai battuto Trusova e Kostornaia, ma non ci è nemmeno andata vicina.
In campo maschile, sul finire degli anni novanta è accaduto che per due stagioni consecutive la Russia vincesse tutte le tappe, finali comprese, ma a quei tempi le regole erano differenti e ciascun big della disciplina poteva prendere parte a tre eventi di qualificazione Nelle altre specialità, nessuna nazione è mai riuscita a collezionare l’en-plein di successi e solamente il pensare che nel settore femminile ci possa riuscire una singola allenatrice ha già per me del paranormale, figuriamoci il realizzarlo”.
Continuiamo con le domande piccanti. Secondo te Anna Shcherbakova vale davvero le più chiacchierate Kostornaia, Trusova e Zagitova, citate in rigoroso ordine alfabetico?
“Così come le più titolate compagne di allenamento, ha dimostrato di avere almeno 230 punti nelle mani. A Skate America non ci è arrivata per via di un’inopinata quanto episodica caduta al termine della sequenza di passi del programma corto. Nel suo piccolo ha già fatto la storia della disciplina in quanto prima donna a completare un salto quadruplo in una tappa del Grand Prix senior, prima donna a eseguire due quadrupli lutz nello stesso programma di una competizione internazionale nonchè prima donna a realizzare un quadruplo lutz in combinazione con un triplo toeloop, niente poco di meno che l’elemento di maggiore valore mai eseguito in una competizione femminile. Direi che tutto questo rappresenta una chiara testimonianza del potenziale dell’atleta, per il resto parla in maniera inequivocabile il punteggio del programma libero pattinato a Las Vegas”.
In ogni caso, abbiamo per ora solamente grattato la superficie di quello che potrà diventare Anna Shcherbakova. Negli ultimi sei mesi è molto progredita in scorrevolezza e proprietà di pattinaggio e, in questo momento, rappresenta un buon compromesso tra Trusova e Kostornaia. I margini di crescita sono ancora enormi su vari aspetti, ma non dimentichiamo che si sta parlando di una quindicenne che due anni fa è stata ferma per oltre sei mesi a causa di un grave infortunio perdendo di fatto una stagione. Nei Campionati nazionali russi dello scorso dicembre, ha messo in fila tutte le compagne di allenamento. Se le altre commettono qualche errore, non le mancano mezzi e punti per scavalcarle nuovamente.
Passiamo all’argomento Nathan Chen. Qui non ho bisogno di pepare l’argomento. Ci hanno già pensato le lamentele riguardo i suoi punteggi che si sono lette ovunque sui social, spesso con toni molto accesi. Tu cosa pensi al riguardo?
“Alla luce della concorrenza, non ha avuto bisogno di pigiare più di tanto sull’acceleratore e, in linea con quanto fatto nella prima parte della scorsa stagione, ha preferito presentare un programma libero quasi conservativo.
Per avere un quadro preciso della situazione, credo si debba ragionare in prospettiva e, a tal proposito, la strategia mi pare scritta. Nei programmi liberi delle gare che contano, Chen proverà a eseguire cinque salti quadrupli e quattro tripli tra cui due axel.
Il bagaglio tecnico sul fronte dei salti è decisamente imponente e, anche in virtù di una migliore padronanza del triplo axel rispetto al passato, sposta inevitabilmente gli equilibri.
Certo che occorrerebbe un’attenta riflessione riguardo la valutazione delle componenti del programma e il grado di esecuzione attribuito a una lunga serie di elementi realizzati a Skate America, in primis la sequenza coreografica.
A mio modo di vedere, nel PCS del programma libero, Jason Brown non può pagare oltre tre punti di distacco perché è oggettivamente superiore in quattro delle cinque voci. Allo stesso modo, salti eseguiti con una qualità discutibile non possono essere giudicati con un plebiscitario grado di esecuzione positivo.
In particolare, mi ha negativamente colpito una situazione che si è verificata nel programma corto. Il quadruplo lutz di Chen e il quadruplo toeloop di Aliev, salti caratterizzati dalla stessa tipologia di errore, sono stati giudicati in maniera differente. Lo statunitense ha ottenuto un grado di esecuzione positivo, mentre per il russo è arrivato un giudizio negativo.
Evidentemente c’è qualcosa che in questo momento sfugge alla mia comprensione, ma se l’andazzo continuerà a essere quello visto a Skate America anche per Yuzuru Hanyu diventerà difficile tenere testa a Nathan Chen. Il giapponese resta in ogni caso l’unico pattinatore che possa realmente contrastarlo per i motivi che abbiamo illustrato nella passata settimana. Gli altri, con tutto il rispetto, sono privi del bagaglio tecnico per pensare di essere realmente della partita”.
Aspetta a tirare fuori Hanyu. Ci torniamo dopo. Restiamo su Skate America. Se ti chiedessi quale elemento ti ha colpito maggiormente e perché, quale sarebbe la tua risposta?
“Non ho dubbi. Il triplo axel preceduto da un controtre realizzato dalla russa Elizaveta Tuktamysheva nel programma corto. Il discorso che ci sta dietro non può essere esaurito con poche parole e necessiterebbe di un lungo approfondimento, ma l’idea di provare finalmente a “impreziosire” l’arsenale tecnico facendo precedere il salto di punta da un ingresso di difficoltà non banale è meritevole di lode. E’ chiaro che per provare a metabolizzare un cambiamento di mentalità di questo tipo occorre tanto tempo ed è difficile pensare che ci si possa riuscire da un giorno all’altro, come peraltro è stato puntualmente dimostrato dall’andamento del programma in questione”.
Quindi Oscar per i migliori effetti speciali a Elizaveta Tuktamysheva. Se invece ti chiedessi di indicare la più grande delusione di Skate America, come replicheresti?
“Mi rendo conto che sparare sulla Croce Rossa possa apparire ingeneroso, ma, alla lunga, in alcuni casi diventa inevitabile. Fatto salvo quanto già detto riguardo la coppia di artistico statunitense Cain/Leduc, la delusione principale porta il nome di Stanislava Konstantinova. La pattinatrice russa ha confermato di essere assolutamente inadeguata per questi livelli in quanto priva della personalità per reagire alle avversità che possono capitare in un programma di gara. Il problema non è rappresentato dal piazzamento finale, ma dal linguaggio del corpo e dall’atteggiamento dimesso mostrato in pista. Il tutto condito con proclami pre-gara, che, alla luce di quanto emerso sul campo, si sono rivelati esilaranti. La situazione desta enormi perplessità considerando come nel sottobosco russo non manchino atlete meritevoli con tanto di carte in regola per ambire a una piccola chance, ma sovente costrette giocoforza al ritiro per mancanza di opportunità”.
Skate America lo mettiamo in archivio e guardiamo al futuro. È obbligatorio parlare di Hanyu. Con quale spirito affronterà Skate Canada dopo avere assistito all’exploit di Chen, capace di sfiorare da subito la soglia dei 300 punti?
“Con la chiara volontà di rispondere a stretto giro di posta superando quei 300 punti non raggiunti da Chen”.
Risposta secca e decisa. Tu però mi insegni che per Yuzuru ci sarebbero un paio di tabù da sfatare…
“Certamente. Hanyu non si è mai imposto a Skate Canada e nella sua ormai decennale carriera in categoria maggiore non ha mai vinto una delle prime due tappe del Grand Prix in calendario. Rispetto all’Autumn Classic, si presume che la condizione fisica possa essere migliore, fatto determinante per affrontare al meglio la dispendiosa seconda parte del programma libero, apparso a metà settembre una sorta di cantiere ancora aperto. C’è molta curiosità per alcune scelte strategiche relative al lay-out di entrambi i segmenti di gara, ma ritengo che, così come Chen, anche Hanyu, con il trascorrere delle settimane, proverà ad aumentare il base-value. Ora non c’è fretta e non è necessario correre più di tanto. Skate Canada sarà principalmente importante per acquisire sicurezza”.
Invece cosa dobbiamo aspettarci dall’atteso azzurro Matteo Rizzo?
“Una gara accorta che possa consentirgli di ottenere un significativo posto d’onore, risultato senza precedenti per il settore maschile italiano. Sulla carta, l’unico avversario non alla portata resta Yuzuru Hanyu, atleta abituato a viaggiare, anche sbagliando, su punteggi superiori.
Gli altri partecipanti sono stati più volte battuti da Rizzo, che, nel compromesso tra bagaglio tecnico e componenti del programma, dispone di un buon margine su tutti. Proprio per questo motivo, sarebbe consigliabile non prendere grossi rischi, ma uno dei punti di forza di Matteo, fin da quando era adolescente, è sempre stato quello di leggere con lucidità l’andamento della gara effettuando le scelte corrette per portare a casa il migliore risultato alla sua portata.
Onestamente, mi stupirei di non vederlo sul podio e rimarrei un po’ deluso se non ottenesse la seconda posizione. Per battere Hanyu, occorre, invece, che il giapponese buchi completamente entrambi i programmi di gara”.
Abbandoniamo il ghiaccio e trasferiamoci sulla neve. Questo weekend però comincia anche la Coppa del Mondo di sci alpino. Che valenza si può attribuire all’abituale incipit di Sölden?
“Si tratta principalmente di una festa nazionale per l’intera Austria e di un appuntamento imprescindibile per media e giornalisti. Considerando il periodo dell’anno e il fatto che la specialità non verrà poi affrontata per oltre un mese, spesso si tende a non dare troppa rilevanza all’aspetto agonistico, ma la storia dimostra come il Rettenbach si sia quasi sempre rilevato un terreno di conquista privilegiato per i grandi nomi della disciplina, come testimoniato dalle assai sporadiche vittorie di carneadi o simil tali.
Quindi, il gigante di Sölden avrà valenza di primo piano e potrà fornire da subito indicazioni importanti, specie riguardo i valori in campo nel settore maschile, orfano del leader dell’ultimo decennio nonchè padrone indiscusso della disciplina”.
A proposito di questo argomento, pensi che ci saranno ripercussioni mediatiche in seguito al ritiro di Marcel Hirscher, un fuoriclasse che ha segnato un’epoca?
“Sul fatto che lo sport venga sempre prima dei suoi interpreti non cambierò mai opinione, ma è chiaro che l’assenza di Hirscher sarà destabilizzante per tutti. Per gli atleti in gara verrà meno un punto di riferimento, un rivale da studiare con attenzione per evolvere, un fuoriclasse che ha rivoluzionato la tecnica spostando l’asticella stagione dopo stagione sempre più in alto. Per la stampa specializzata, dopo che per tempo immemore Hirscher è stato il metronomo per giudicare qualsiasi prestazione, dovrà cambiare il modo di analizzare ogni competizioni delle discipline tecniche.
Riguardo l’eventuale calo di interesse su cui si disquisisce in giro, entra in gioco una componente soggettiva che può variare a seconda dell’interlocutore. Per celare ogni dubbio, posso dire che la mia attenzione sarà focalizzata sulle gare femminili”.
Parliamo allora di Mikaela Shiffrin. La statunitense sembra destinata a riscrivere i libri dei record. Secondo te potrebbe provare a raggiungere il numero di vittorie di Lindsey Vonn già in questa stagione?
“Se così fosse, l’ultradatato primato di vittorie di Stenmark avrebbe ancora meno di due anni di vita. Record a parte, sono curioso di vedere come Shiffrin approccerà l’unica stagione del quadriennio olimpico senza medaglie in palio e, quindi, senza necessità di tirare a un certo punto i remi in barca per affrontare al meglio il grande appuntamento. Secondo tanti addetti ai lavori, potrebbe anche provare a imporsi in tutte le classifiche di specialità, motivo per cui sarà interessante capire se una maggiore attenzione alla velocità, prove comprese, avrà una ricaduta negativa sulle specialità tecniche, tenendo sempre presente il maggiore rischio di patire infortuni.
Se dovesse essere sfatata anche la sindrome della coperta corta, il primato di successi all-inclusive di Vonn potrebbe presto passare di meno. In tal senso, non dobbiamo dimenticare che Vonn è sì distante 18 vittorie, ma Shiffrin è reduce da un trionfale 2018-2019 in cui ha collezionato la bellezza di 19 successi, Mondiali compresi. La tavola potrebbe perciò già essere apparecchiata.
Per raggiungere, invece, il record femminile di vittorie in Coppa del Mondo servirebbe un’autentica impresa in quanto il tassametro recita attualmente un eloquente -22. Al riguardo, nella lunga storia delle discipline olimpiche invernali, nessun atleta di qualsiasi sesso è mai riuscito a imporsi in 22 occasioni nella medesima stagione. La sola icona del freestyle Cornelia Kißling, in arte Conny, è stata capace di scollinare oltre quota 20 fermandosi a 21. Ovviamente, spingersi nel 2020 oltre i numeri dell’elvetica, aprirebbe a Shiffrin le porte della leggenda con largo anticipo”.
PUNTATE PRECEDENTI
Ambesi Winter Corner 1: “Da Yuzuru Hanyu ad Alena Kostornaia, tanti buoni motivi per seguire il Grand Prix”
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Foto: Massimiliano Ambesi