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Atletica, Eliud Kipchoge corre la Maratona in 1h59:40. Perché non è Record del Mondo? Primo uomo sotto le 2 ore

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Eliud Kipchoge ha compiuto un’autentica impresa a Vienna diventando il primo uomo a correre una Maratona sotto le due ore. Si tratta di un numero antologico che ha una rilevanza non soltanto in ambito sportivo, correre i 42 km sotto la fatidica barriera dei 120 minuti sembrava impossibile ma oggi il keniano si è letteralmente superato al Prater stampando il leggendario tempo di 1h59:40 che lo proietta per sempre nel mito dell’atletica leggera e dello sport in generale: oggi l’africano è davvero andato oltre i limiti dell’umano.

Il Campione Olimpico di Rio 2016, partito stamattina alle ore 08.15 avvolto nella timida foschia della capitale austriaca con appena 9 °C di temperatura (ma il 90% di umidità), non ha però siglato il Record del Mondo. La prestazione odierna non verrà riconosciuta dalla IAAF, per la Federazione Internazionale il primato resta sempre il 2h01:39 che lo stesso Kipchoge siglò lo scorso anno a Berlino. Per quale motivo? Il keniano si è fatto aiutare nel suo tentativo da ben 35 lepri, campioni di varia nazionalità che si sono alternati sul circuito di 9,6 km: non hanno corso tutta la gara ma soltanto alcuni tratti dando il massimo delle energie per trascinare Kipchoge verso l’impresa. Inoltre a dettare il ritmo c’era anche un raggio laser verde proiettato sulla strada da un’auto elettrica con un cronometro che precede di qualche metro il gruppo. In condizioni di gara normale questo non è possibile e dunque la prova non è da record.

CRONACA: ELIUD KIPCHOGE NELLA STORIA, MARATONA SOTTO LE 2 ORE

VIDEO ELIUD KIPCHOGE CORRE LA MARATONA SOTTO LE 2 ORE

LE DICHIARAZIONI DI ELIUD KIPCHOGE

PERCHE’ NON E’ RECORD DEL MONDO?

CHI E’ ELIUD KIPCHOGE?

 

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Foto: Shutterstock

1 Commento

1 Commento

  1. ghost

    12 Ottobre 2019 at 13:09

    una farsa…dal punto di vista tecnico (le lepri “parziali”, i laser, la scia e tutto il resto) e da quello etico (chissà cosa aveva in corpo).
    ormai qui siamo ben oltre il limite delle umane possibilità del 21esimo secolo.
    dopo certe “meraviglie” viste a Doha (soprattutto da parte di uomini e donne “plasmati” dal limpidissimo Alberto Salazar), ecco questa.
    direi che siamo arrivati al culmine: ogni stilla di credibilità dell’atletica (ammesso ne fosse rimasta anche solo una) ce la siamo definitivamente giocata.

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