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Ciclismo, Gianni Moscon e un 2020 chiave. Il trentino ad un bivio della carriera: uomo da classiche o ottimo gregario per il Team Ineos?

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Per Gianni Moscon il Campionato del Mondo nello Yorkshire è stato l’appuntamento del riscatto dopo una stagione veramente complicata, quasi deludente. Super protagonista nella prova iridata di Harrogate, chiusa al quarto posto, il venticinquenne trentino ha dato un contributo a dir poco speciale alla spedizione azzurra, facendo un egregio lavoro di gregario in pieno supporto di Matteo Trentin, poi medaglia d’argento. Una giornata che ci voleva proprio per Moscon al termine di un 2019 al di sotto delle aspettative, e dove ha faticato, e non poco, a trovare il giusto colpo di pedale fino a fine settembre. Un’annata quindi da dimenticare e un 2020 in cui non sono ammessi errori ma bensì ulteriori miglioramenti, anche per capire quale sarà la direzione da prendere: puntare sulle classiche o continuare ad aiutare i propri capitani nei grandi giri?

Certo è che se tornassimo indietro a due anni fa, con quel quinto posto alla Parigi-Roubaix e il terzo al Giro di Lombardia, l’idea pare molto chiara, soprattutto date le caratteristiche e le doti di Moscon; un corridore completo passato al professionismo come astro nascente del ciclismo italiano, considerato il suo passato e il suo valore pressoché impareggiabile. È un ragazzo che sa difendersi ovunque, che va forte in salita, che  non disdegna affatto le cronometro, di cui è stato per due volte campione italiano; poi gli piace il pavé, sa difendersi sulle lunghe distanze, e ha un discreto spunto veloce. L’uomo perfetto per l’Italia in una Classica. 

Se si pensa invece ad un suo possibile ruolo di gregario, appare come un grandissimo spreco per un ragazzo così giovane, che ha ancora tanto da dimostrare, e che era stato scelto dal caro e vecchio Team Sky dopo il suo exploit tra gli Under 23 che lo avevano portato in cima alla lista dei dilettanti più talentuosi dell’intero pianeta. Ci si aspettava qualche ruolo importante per lui, ma che finora non è mai arrivato; segregandolo, per la maggiore, al ruolo dell’aiutante. Sembra quasi che il suo valore, il suo talento nelle classiche, sia passato inosservato per la formazione britannica adesso Team Ineos, da sempre concentrato sui grandi giri, sui suoi capitani per questo tipo di corse. Così ecco che la forza di Gianni è stata limitata al ruolo del gregario, alle grandi trenate durante il Tour de France, per fare un esempio.

Sottolineiamo poi il fatto che quel quarto posto all’ultimo Mondiale non è un fattore da sottovalutare, e che è stato il miglior risultato di questo 2019; casualmente con la divisa della Nazionale italiana, non con quella del Team Ineos. Forse perchè la fiducia e il ruolo propostogli da parte del CT Davide Cassani è tutto un altro conto rispetto a quello da lui svolto regolarmente con la formazione britannica. Forse perchè è un ragazzo che va stimolato, a cui bisogna mettere la pressione della responsabilità per farlo crescere, maturare ulteriormente; adesso che è negli anni migliori e più belli della sua vita e della sua carriera. Un talento che va fatto esplodere il prima possibile per motivarlo ancora di più, per fargli capire che cosa significa per l’Italia intera avere una perla così rara come lui nel ciclismo azzurro.

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Foto: Valerio Origo

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