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Ciclismo, Gianni Moscon: “Un anno difficilissimo. Dopo il Tour mi veniva da piangere, ma mi sono risollevato con un ottimo Mondiale”

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Gianni Moscon è stato uno dei grandi protagonisti dei Mondiali 2019 di ciclismo nello Yorkshire (Gran Bretagna). Il 25enne trentino ha dato un contributo fondamentale alla squadra azzurra, facendo un grandissimo lavoro in supporto al capitano Matteo Trentin e chiudendo poi al quarto posto. Questa rassegna iridata è stata quindi un importante punto di svolta per il corridore del Team INEOS, che dopo una stagione al di sotto delle aspettative, è riuscito a ritrovare il giusto colpo di pedale. Il cammino per arrivare a questa gara nella migliore condizione possibile è stato però molto impegnativo e con diversi momenti difficili, che ora fortunatamente si è messo alle spalle.

Di tutto ciò Moscon ha parlato in un’intervista alla Gazzetta dello Sport, partendo dall’amarezza per il titolo iridato sfumato, con Trentin che è stato battuto a sorpresa dal danese Mads Pedersen al termine di una corsa resa durissima dalle condizioni meteo: “Qualunque altra gara, l’avrebbe vinta. Ma aveva speso tanto per rientrare su chi era davanti. E poi il freddo, 260 chilometri, una giornata così… cambiano le carte in tavola. La corsa è stata veramente estrema. Mai ne avevo vissuta una così. Non vedevo l’ora che finisse. Dopo 130 km avevo già fatto tanta fatica, pensavo di stare male. All’ingresso del circuito mi sono detto `ragazzi, qui si muore’. Quei rilanci continui li subivo, mi sono salvato con la resistenza e il passo. Mi è mancato quel pizzico di brillantezza, come in tutta la stagione. Ma penso che il Mondiale di tutta la Nazionale, e mio, sia stato ottimo. Migliore delle aspettative di chiunque».

Le aspettative infatti non era alte, visto che questa stagione è stata molto complicata per Moscon e lui stesso lo ammette chiaramente: Un anno difficilissimo. Iniziato male e continuato peggio. La voglia di strafare ti fa cadere sempre in basso. In inverno ho lavorato come non mai. Ore e ore di bici e di lavori specifici. Poi in Colombia, a inizio anno, idem. Ore e ore, e sono tornato “cadavere”. Non ho potuto recuperare, perché 10 giorni lontano dalla bici non ho mai potuto farli. Dopo le classiche, avrei avuto in programma il Giro. Poi abbiamo cambiato e ho fatto il Tour ma l’occasione di staccare non c’è stata. Se avessi saputo di dover preparare il Tour de France fin dall’inizio, sarebbe stato diverso. Ho lavorato su un fisico esausto, al Tour sono arrivato già stanco prima di partire”.

Alla Grande Boucle il trentino ha dato comunque il massimo per aiutare i propri capitani, ovvero Egan Bernal e Geraint Thomas, rispettivamente primo e secondo sul podio finale. Uno sforzo che ha però poi pagato: “Alla fine delle tre settimane ero morto. Stanchezza, ritenzione, ho mangiato di più… mi sono gonfiato come un pallone. Mi sono pesato al ritorno a casa ed ero quasi 80 chili, mentre avevo cominciato la corsa intorno ai 70. Almeno 8 chili in più. Non mi riconoscevo. Ho fatto 8 giorni senza bici, ho cercato di recuperare curando tutto. Il cibo, gli allenamenti. Immaginate che cosa sia ricominciare dallo Stelvio in questa situazione. Mi veniva da piangere.

Nonostante la sofferenza Moscon non ha mollato, ma ha saputo invece reagire al meglio, potendosi così togliere una bella soddisfazione in questi Mondiali: Ma piano piano, ce l’ho fatta. Mi sono risollevato e questo Mondiale addolcisce un po’ il tutto. Non ho mai vinto quest’anno, e chissà che in questo finale di stagione non arrivi la sorpresa. In ogni caso, ho imparato che certi errori non si dovranno più commettere. Chi troppo vuole, nulla stringe. Vale sempre. Nel ciclismo e nella vita”.

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alessandro.farina@oasport.it

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Foto: Valerio Origo

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