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Ciclismo, il 2019 della consacrazione per Alberto Bettiol: il trionfo al Giro delle Fiandre e un Mondiale da protagonista

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Il 2019 è stato di certo l’anno della consacrazione del toscano Alberto Bettiol, capace di centrare la sua prima vittoria in carriera in una Classica Monumento come il Giro delle Fiandre e autore di una prestazione magistrale con la maglia azzurra ai Mondiali dello Yorkshire.

Pochissimi, probabilmente, quando il corridore dell’Education First aveva annunciato il suo programma annuale a inizio 2019, avrebbero immaginato di vederlo alzare le braccia al cielo alla Ronde, tempio sacro del ciclismo moderno in cui l’Italia non trovava un successo dal lontano 2007 con l’impresa di Alessandro Ballan.

Ancor meno, invece, avrebbero immaginato che Alberto, accusato fino a quel momento di scarsa “cattiveria” quando si trattava di mettere la ruota davanti, avrebbe sbloccato il suo zero alla voce “vittorie” proprio il giorno nel quale il patron del Fiandre, Wouter Wandenhaute, lo aveva definito come incapace di poter trionfare in una corsa che da sempre è stata la casa della cattiveria agonistica e dell’esperienza.

Alberto, quel giorno, arrivava senza troppe pressioni: un quarto posto nella E3 BinkBank Classic (altra classica del pave’) ottenuto un mese prima e un inizio di stagione senza troppi squilli lo mettevano di fatto in una delle ultime righe della lista dei cosiddetti outsider, nemmeno appuntato sui taccuini dei bookmakers meno attenti.

Senza pressioni il nativo di Poggibonsi, che con il suo allenatore Leonardo Piepoli non imposta mai un programma di allenamento più lungo di tre giorni per “star tranquillo e affidarsi solo alle sensazioni giornaliere“, come dice lui, ha saputo colpire sul Paterberg e ottenere un qualcosa di non quantificabile per il ciclismo italiano attuale, qualcosa di assolutamente irrazionale e probabilmente irripetibile per il nostro movimento.

Braccia alte, viso sporco dai segni della strada e cuore finalmente libero da quella pesante etichetta di incompiuto: l’ha vinta così Alberto Bettiol, con tutto ciò che nel bene e nel male ne è conseguito.

Inevitabilmente infatti, le pressioni sono arrivate ed il veneto, poco avvezzo a ricoprire i ruolo di favorito, non ha brillato per tutta la parte centrale della stagione, tanto da non figurare tra gli uomini sicuri del posto nella Nazionale del ct Davide Cassani

Lì, nello Yorkshire, nuovamente senza pressioni, il ventiseienne azzurro ha saputo svolgere al meglio il ruolo affidatogli da Cassani con un superbo lavoro da “stopper” nella fase finale della corsa, meritandosi la convocazione in un gruppo capace di spingersi oltre le aspettative.

Alti o bassi, protagonista o outsider, gregario o capitano, Alberto Bettiol in questo 2019 ha mostrato tutte le sue carte e si è candidato di fatto, con le giuste motivazioni e la giusta serenità, a diventare l’uomo di punta dell’Italia per il futuro per le corse di un giorno. Egli infatti, da buon sognatore, ha fissato tra gli obiettivi del 2020 una Liegi-Bastogne-Liegi che lo proietterebbe, di fatto, direttamente nel gotha del ciclismo italiano e non solo.

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Foto: Lapresse

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