Ciclismo
Ciclismo, Italia con il problema scalatori: ma il trend potrebbe cambiare nel futuro prossimo
Negli ultimi anni il movimento ciclistico italiano ha quasi totalmente smesso di produrre scalatori e passisti-scalatori. Questo perché, a causa della crisi, gran parte delle corse a tappe della categoria elite-U23 hanno chiuso. Pensiamo al Giro delle Pesche Nettarine, al Giro delle Regioni, al Giro delle Valli Cuneesi. Considerando che il Giro d’Italia di categoria, tra il 2013 e il 2016, non si è svolto, si era arrivati a un punto ove era rimasto in calendario il solo Giro della Valle d’Aosta.
Di recente, però, qualcosa sta cambiando. Un po’ perché, per volere di Davide Cassani, il Giro U23 è tornato e un po’, perché, grazie alle varie continental, molti ragazzi hanno modo di disputare corse a tappe all’estero. Se nella categoria juniores, tra manifestazioni di 3/4 giorni e gare con arrivo in salita un vero eden per i grimpeur, è normale vedere brillare corridori italiani con caratteristiche di scalatori, molto meno lo era diventato al livello superiore. Nel 2019, però, abbiamo avuto una forte inversione di tendenza, basti pensare che Andrea Bagioli ha vinto la Ronde de l’Isard, Samuele Battistella il Tour of Limpopo, Alessandro Fancellu la Vuelta a Leon e, soprattutto, Giovanni Aleotti è arrivato 2° al Tour de l’Avenir.
Molti dei ragazzi che hanno ottenuto bei risultati, quest’anno, nelle corse a tappe, in verità, non sono veri e propri scalatori puri. Primi fra tutti Samuele Battistella, Andrea Bagioli e Alessandro Covi, i tre fari del nostro movimento. I primi due, infatti, sono entrambi uomini esplosivi e veloci, adatti prima di tutto a gare di un giorno molto dure. Samuele, nel 2019, ha vinto Mondiale e Belvedere, mentre Andrea ha conquistato Piccolo Giro di Lombardia e San Vendemiano. Covi, invece, il meglio di sé lo ha effettivamente dato al Giro U23, ove è giunto 4°. Alessandro, però, nella Corsa Rosa di categoria è andato forte soprattuto nelle prime tappe di montagna, per, poi, calare alla distanza. Inoltre, per caratteristiche è un all-arounder che sa fare un po’ tutto e gode di un ottimo spunto veloce, motivo per cui, da professionista, potrebbe scegliere strade diverse rispetto alle gare a tappe. Insomma, sarà più facile vedere vincere a uno di questi tre una Liegi o un Lombardia, tra i pro, piuttosto che il Giro d’Italia.
Discorso simile anche per Giovanni Aleotti, il quale, per mesi, si è messo in luce principalmente nelle classiche di categoria, vincendo il Trofeo Edil C e piazzandosi sul podio di Belvedere, Recioto e Poggiana. All’Avenir partiva come cacciatore di tappe, prima di sorprendere tutti e agguantare un inaspettato secondo posto. Nel suo caso, però, bisogna dire che parliamo di un corridore maturato più tardi rispetto a Battistella e Bagioli, per cui non sappiamo ancora bene quali siano i suoi limiti.
Rientra nella categoria di corridori da classiche impegnative che si difendono su salite lunghe anche Filippo Zana della Sangemini-Trevigiani. Il vicentino, infatti, ha saputo sì conquistare una bella top-10 al Giro e sfiorare un posto nei 10 al Sibiu Cycling Tour, ma la sua miglior prestazione l’ha fatta nel prestigiosissimo GP di Capodarco, classica principe dell’estate italiana, ove è arrivato al traguardo a braccia alzate.
Non ha caratteristiche di scalatore puro nemmeno quel Filippo Conca che è stato, quest’anno, il corridore capace di cogliere il miglior risultato complessivo tra Giro U23 e Giro della Valle d’Aosta (5° alla Corsa Rosa e 7° in Valle d’Aosta). Egli, infatti, è un corridore dal fisico imponente, che ricorda i passisti-scalatori d’antan. Il suo compagno di squadra alla Biesse Gavardo Kevin Colleoni, invece, è un grimpeur vero e proprio, ma il meglio di sé, per ora, lo ha dato nelle classiche dure, mentre, pur brillando al Giro sia sul Mortirolo che sul Fedaia, nelle corse a tappe non è ancora riuscito a far classifica.
Chi, invece, ha nelle salite lunghe il suo pane per davvero è il classe 2000 Alessandro Fancellu, il quale, quest’anno, ha corso in Spagna, alla Kometa di Basso e Contador. Il momento più alto della sua stagione è stato il successo alla Vuelta a Leon, ottenuto staccando tutti sul durissimo Puerto de los Ancares, ascesa in cui il suo mentore Contador, alla Vuelta 2014, si lasciò alle spalle un certo Chris Froome. Ma, oltre a quel trionfo, c’è di più: Alessandro è anche arrivato 9° alla prestigiosa Vuelta al Bidasoa, 4° alla Vuelta a Palencia e 4° alla Vuelta a Galicia.
Coetaneo di Fancellu è il campione d’Italia U23 Marco Frigo, il quale, dopo un primo anno in Zalf, ha deciso di trasferirsi anch’egli all’estero per militare nella neerlandese SEG Racing Academy. Frigo aveva dimostrato grandi qualità in salita da junior, sia al Giro della Lunigiana che al Giro del Nordest Italia e, finora, nelle poche occasioni avute tra gli ex dilettanti, si è confermato. Al Giro del Veneto è arrivato 3° sul Nevegal a soli 16″ da un Simone Ravanelli che, in quel periodo, era a dir poco ispirato (Marco, quel giorno, fu il primo degli U23 al traguardo, comunque). Anche alla Bassano-Montegrappa, inoltre, è giunto sul podio, battuto solo dal camoscio etiope Mulu Kinfe Hailemichael e dal sopraccitato Samuele Battistella.
L’ultimo nome di cui parleremo è l’appena menzionato Simone Ravanelli, il quale, quest’anno, sbarcherà tra i pro con l’Androni. Ravanelli non arriva dagli U23, ma, bensì, dagli elite. E’ un classe 1995, ma alcuni problemi fisici ne hanno ritardato il passaggio al professionismo. Le sue qualità, però, erano lampanti già nel 2015, quando arrivò 7° al Giro della Valle d’Aosta. Simone, già nel 2018, quando giunse insieme a Einer Rubio e, soprattutto, a un certo Tadej Pogacar in cima al Rifugio Pelizzo al Giro del Friuli, aveva dimostrato di aver ritrovato, in salita, il colpo di pedale dei giorni migliori. La stagione appena finita, per lui, è stata a dir poco trionfale. Al Tour de la Mirabelle, sull’arrivo in salita di Gérardmer, solo lo scalatore britannico Daniel Pearson lo ha battuto, mentre al Giro del Veneto e, soprattuto, al Giro del Medio Brenta ha dominato (in quest’occasione, infatti, ha dato 1’56” a Zana, 2’08” a Mazzucco, 2’18” a Rubio e 2’32” ad Aleotti).
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luca.saugo@oasport.it
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Foto: Riccardo Scanferla