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Ciclismo, Matteo Trentin: “Mi brucia ancora, Pedersen però è stato più forte. Nel 2020 punto agli Europei, ma al Mondiale 2021 ci riprovo”

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E’ passato un mese dalla prova in linea dei Mondiali di ciclismo e da quella domenica rimasta ancora nella testa di tanti sportivi italiani. Anche il principale protagonista ha fatto fatica a cancellare quel momento, quella volata, quel secondo posto che lascia tanto amaro in bocca. Matteo Trentin ha assaporato l’idea di vestire la maglia iridata, finita poi sulle spalle del danese Pedersen. Il ciclista trentino è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport, e ha parlato della volte a cui ha ripensato a quell’arrivo: “Tante, troppe. Stava diventando un’ossessione. Poi ho capito. Mi stavo infilando in un tunnel nel pericoloso, continuavo ad avvitarmi inutilmente. Mica cambiava l’ordine d’arrivo”

Un pensiero che proprio non vuole andare via, ma Trentin ammette comunque la superiorità di Pedersen: “Beh, un po’ mi girano ancora, lo ammetto. Ma sono anche realista e dico che lui ne aveva più di me. Ho perso in modo netto, mica al fotofinish” 

Il capitano di quell’Italia di Davide Cassani sa che per molti doveva andare diversamente e che i tifosi italiani hanno un pensiero: “Lo so, lo so… Che ero troppo sicuro di vincere dopo il blackout di Van der Poel, che avrei dovuto restare a ruota di Pedersen nello sprint, che ho corso male l’ultimo giro, che dovevo far rientrare Moscon. È stata venduta così, pure in tv. Tutti davano per scontata la mia vittoria, tutti tranne io. Ero molto timoroso e lo ero ancora di più dopo l’uscita di scena di  Van der Poel.  Quella in Inghilterra è stata la gara più massacrante alla quale ho partecipato, una corsa di sopravvivenza dove salvare le gambe era difficilissimo. L’Italia ha corso alla grande, Pedersen è stato più forte”.

Trentin analizza i momenti dell’ultimo giro e ammette un suo errore: “Si era staccato di un paio di metri, poi è rientrato dimostrando di avere energie. Non mi sono accorto che aveva perso terreno, ma anche se l’avessi visto non avrei potuto accelerare, stavo già a tutta. Ho tolto la mantellina all’ultimo giro, patendo il freddo. Ci stava in quel momento, ma tornando indietro non lo rifarei”.

Il corridore trentino però non vuole sentir parlare di volata: “Non c’è stata, lui mi ha passato a doppia velocità. Ecco perché è inutile pensarci ancora. A Bergen nel 2017 ho sbagliato i tempi dello sprint, buttando via una medaglia. In Inghilterra, no”.

Un secondo posto che ha avuto più il sapore del dispiacere: “A livello sportivo passa alla storia chi lo vince, diverso è un argento olimpico, quello resta. L’oro era alla mia portata, da qui la delusione. E comunque quel giorno il più triste non ero io. La mia compagna, continuava a piangere. Mi è toccata consolarla. Meglio così, almeno mi sono distratto”.

Nella testa di Trentin ci sono già obiettivi importanti per il prossimo anno: “Nel 2020 ci sono gli Europei in Trentino, casa mia. Quella maglia mi dona. Poi il sogno sarebbe una classica monumento, tipo Fiandre o Sanremo”

Capitolo Giro d’Italia ed infine una promessa: “Dipende dai programmi della squadra, il percorso non l’ho studiato nei dettagli, ma la tappa di Cesenatico è nelle mie corde. Poi c’è il Mondiale. Nel 2020 non fa per me, ma ne 2021 ci riprovo. Eccome se ci riprovo”.

 

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Foto: Pier Colombo

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