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Ciclismo

Giro di Lombardia 2019: Davide Formolo ci crede. Azzurro in buona condizione, il percorso può sorridergli

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La recente controprestazione alla Milano-Torino, non scoraggia il campione d’Italia Davide Formolo (Bora-Hansgrohe) in ottica Giro di Lombardia. Questo perché, innanzitutto, il 18° posto nella corsa più antica del calendario è il miglior risultato del veronese da quando è tornato dopo l’infortunio patito alla Vuelta, per cui, pur non essendo il piazzamento atteso alla vigilia, non lo si può nemmeno considerare negativo. Inoltre, l’azzurro è arrivato ad appena otto secondi dalla top-10, segno che, comunque, ha quantomeno la condizione per essere considerato un outsider nella Classica delle Foglie Morte.

Dopodiché, bisogna tenere presente che le due corse sono diversissime. Formolo negli ultimi anni è emerso come uomo di grande fondo che si esalta in gare lunghe e dal dislivello notevole. Caratteristiche che sicuramente non appartengono alla Milano-Torino, semiclassica di 180 km tutta pianeggiante fino agli ultimi 25 km, quando inizia il primo dei due passaggi sulla salita che porta alla Basilica di Superga. La decana del ciclismo italiano, nella sua forma attuale, è adatta a corridori che riescono a fare grandissimi wattaggi sui 15/20 minuti di sforzo.

Al contrario il Lombardia, coi suoi 243 km e le numerose salite (ben 6!), è, sulla carta, più congeniale al veronese, il cui punto di forza è la capacità di non perdere smalto difficoltà altimetrica dopo difficoltà altimetrica. Davide è, da sempre, atleta che si esalta quando si deve stare in sella più ore rispetto al normale, nelle classiche come nei grandi giri. Lo ricordiamo, ad esempio, arrivare 6°, davanti a corridori del calibro di Pinot, Mollema e Kruijswijk, nel tappone di 220 km di Bormio del Giro 2017 che prevedeva Mortirolo, Stelvio e Umbrailpass, dopo che aveva sempre avuto difficoltà nelle prime frazioni di montagna di quella Corsa Rosa.

Quest’anno, alla Freccia Vallone, Davide era giunto solo 27°, a 45″ da Alaphilippe. Quattro giorni dopo, però, alla Liegi-Bastogne-Liegi, gara più dura e più lunga di oltre 60 km, resa ulteriormente impervia dal maltempo, è stato autore di una prestazione enorme, coronata da un bel 2° posto alle spalle del solo Jakob Fuglsang. La speranza, per il veronese, dunque, è che possa avere una simile crescita anche tra Milano-Torino e Giro di Lombardia.

Bisogna considerare, oltretutto, che nella Classica delle Foglie Morte Davide potrà correre come piace a lui, attaccando da lontano. E’ in questo modo che si è imposto nella tappa vinta al Giro 2015 e nel recente Campionato Italiano. Il veronese non è capace di fare 10 minuti a tutta come corridori quali Primoz Roglic e Michael Woods, ma è in grado di stare a lungo in avanscoperta da solo senza perdere lucidità e questo lo rende un atleta che nelle grandi classiche può e potrà sempre sognare in grande.

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Foto: Pier Colombo

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