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“Marcia su Tokyo 2020”: ginnastica artistica, l’Italia può sfatare un tabù secolare

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I Mondiali di Stoccarda si sono conclusi con due medaglie per l’Italia della ginnastica artistica, un bottino lusinghiero e non così abituale alle nostre latitudini.

Il bronzo della squadra femminile, per rango e caratura della disciplina in questione, entra di diritto tra le imprese memorabili del 2019 azzurro. Da anni OA Sport vi raccontava delle fantomatiche Fate, un gruppo di quattro ragazze (Giorgia Villa, Alice ed Asia D’Amato, Elisa Iorio) che ha vinto tutto a livello juniores nel biennio 2017-2018. Un quartetto che, nonostante la verdissima età (16 anni), ha retto sin da subito il confronto diretto con le grandi della ginnastica internazionale. I coefficienti di difficoltà degli esercizi e la qualità delle allieve del guru Enrico Casella ponevano l’Italia come naturale candidata alla top5 alla vigilia della rassegna iridata. Eppure nel corso delle qualificazioni qualcosa non aveva funzionato, complice una trave che sembrava aver zavorrato le ambizioni della compagine tricolore. Entrate in finale in extremis e con l’ultimo punteggio utile, le azzurre hanno mostrato finalmente un potenziale stratosferico: grazie ad una gara perfetta sono riuscite a capitalizzare appieno gli errori commessi dalla Cina, agguantando un bronzo di portata storica.

A questo punto l’obiettivo diventa quello di spezzare un tabù quasi secolare: una sorta di maledizione che pende sulla ginnastica artistica italiana femminile. L’unica medaglia a cinque cerchi risale infatti ad Amsterdam 1928, quando la squadra colse l’argento alle spalle dell’Olanda. Ora o mai più, verrebbe da dire. Va chiarito che corazzate come Usa (irraggiungibili), Russia e Cina partiranno sempre favorite rispetto al resto del mondo, tuttavia le Fate, come già accaduto ai Mondiali, dovranno provare a sfruttare ogni minimo passo falso per conseguire un nuovo capolavoro. Nei prossimi mesi, inoltre, Casella lavorerà per accrescere il coefficiente di difficoltà delle sue ragazze al corpo libero e consolidare la trave, mentre parallele asimmetriche e volteggio, punti di forza delle azzurre, andranno semplicemente affinati.

Per quanto riguarda le gare individuali, Giorgia Villa, con una gara perfetta e senza sbavature, potrebbe giocarsi carte importanti nell’all-around, senza dimenticare che la bergamasca possiede le carte per ergersi ad autentica mina vagante alla trave. Non dimentichiamo che, in una Nazionale dal volto splendido e spensierato di queste fantastiche teen-agers, potrebbe trovare ancora posto la veterana Vanessa Ferrari. La bresciana, a quasi 29 anni e dopo una catena di infortuni che avrebbe spinto chiunque a dire ‘basta’, è in lizza per strappare la qualificazione da specialista al corpo libero attraverso il circuito di Coppa del Mondo: con ogni probabilità dovrà vincere la concorrenza della compagna di squadra Lara Mori. Dopo le beffe patite a Londra 2012 e Rio 2016, la campionessa iridata del 2006 sogna ancora di poter avere la meglio sul destino: lo meriterebbe.

La principale carta di medaglia per l’Italia a Tokyo 2020 sarà però Marco Lodadio. Bronzo ai Mondiali 2018 ed argento in quelli appena conclusi, il 27enne laziale va considerato un degno erede di una scuola che da ormai tre decadi sforna autentici fenomeni agli anelli: Jury Chechi, Matteo Morandi, Andrea Coppolino. L’azzurro riesce ad eseguire con grande maturità un esercizio dal coefficiente di difficoltà elevatissimo, denotando un pieno controllo della forza e del corpo. Probabilmente già a Stoccarda avrebbe meritato qualcosa in più, anche se il verdetto della giuria, per quanto discutibile, va accettato. Di sicuro il Lodadio attuale può giocarsela con chiunque e, superando la fatidica quota dei 15 punti, alle Olimpiadi darebbe l’assalto al successo. Resta il rammarico per la qualificazione mancata dalla squadra maschile per appena mezzo punto. Un vero peccato perché, negli ultimi quattro anni, sono stati compiuti dei passi avanti tangibili e notevoli, investendo su un gruppo giovane e di prospettiva, per il quale la vetrina olimpica avrebbe rappresentato un’occasione di crescita. La sensazione è che l’appuntamento sia solo rimandato.

federico.militello@oasport.it

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Foto: FGI

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