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Rugby, Mondiali 2019: chi sarà il nuovo ct dell’Italia? O’Shea resterà fino al Sei Nazioni: i possibili successori

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La Coppa del Mondo di rugby dell’Italia si è conclusa in anticipo, fermata dal tifone Hagibis. L’avventura giapponese doveva essere anche l’ultimo atto di Conor O’Shea sulla panchina dell’Italia. Il tecnico irlandese, infatti, ha il contratto in scadenza a giugno 2020, ma aveva già deciso di non rinnovare l’impegno con gli azzurri per questioni personali e la Fir si era mossa in anticipo per sostituirlo alla fine della Rugby World Cup.

L’erede prescelto era, anche se non era ancora stato ufficializzato, il gallese Rob Howley, viceallenatore di Warren Gatland al Galles. Ex mediano di mischia, 59 caps con il Galles, due presenze con i British & Irish Lions, Howley da anni ha allenato i trequarti gallesi, prendendo anche il posto di Gatland come head coach quando il neozelandese si è trovato impegnato alla guida proprio dei British & Irish Lions. La storia di Howley sulla panchina azzurra, però, è finita prima ancora di iniziare. A pochi giorni dall’avvio dei Mondiali, infatti, il Galles ha rimandato a casa il proprio viceallenatore e si è scoperto che World Rugby lo ha messo sotto indagine per scommesse. Insomma, Howley puntava soldi sulle partite di rugby e, ancor peggio, sembra scommettesse proprio sul Galles. Fatto vietato che ha portato al suo allontanamento e che ha fatto fare una veloce retromarcia alla Federazione italiana. E dunque?

Alfredo Gavazzi, presidente Fir, si è trovato così a dover ricominciare tutto da capo. E il primo passo – obbligato – è stato quello di parlare con Conor O’Shea e dirgli che i piani erano cambiati. Niente addio dopo la Rugby World Cup per il tecnico irlandese, ma la richiesta di restare in carica almeno fino al 6 Nazioni 2020. Poi si vedrà. Ma tolto Howley, quali sono i nomi rimasti sul taccuino del presidente federale?

Gavazzi ha sempre detto che in ottica futura aveva contattato almeno tre allenatori per vedere se potevano essere i soggetti giusti per la panchina azzurra. Tolto Howley, uno dei nomi su cui si sa che la Fir aveva messo gli occhi è quello di Michael Cheika. Attuale tecnico dell’Australia, un passato da giocatore in Italia a Livorno e da allenatore al Petrarca Padova, il tecnico australiano di origine libanese è un nome affascinante. Ma dalle voci che rimbalzano da Roma, il suo profilo alla fine non ha convinto Gavazzi, con le idee rugbistiche dell’allenatore che non erano quelle cercate. Insomma, salvo sorprese un altro nome cancellato.

Si era anche parlato di Eddie Jones, attuale allenatore dell’Inghilterra, ma sembra che il suo nome sia stato presto cancellato dall’elenco quando si sono capite le pretese economiche dell’allenatore. Negli ultimi giorni, invece, si è fatto forte il nome di Vern Cotter, che attualmente sembra in pole position per sostituire O’Shea. Neozelandese, Cotter ha allenato a lungo il Clermont, in Francia, vincendo un Top 14, per poi allenare la Scozia dal 2014 al 2017, mentre attualmente è il tecnico del Montpellier. E proprio da Montpellier è arrivata la notizia che Cotter non rinnoverà a fine stagione e, dunque, da giugno 2020 sarà libero. Sicuramente un nome importante, un allenatore di grande esperienza, si dovrà capire se il suo carattere, non certo semplice, si adatterà a un sistema come quello italiano.

Ci sono, infine, due alternative che però appaiono assai remote. Una affascinante, l’altra evidentemente una soluzione temporanea. La prima porta il nome di Wayne Smith, leggendario allenatore neozelandese che nell’ultimo anno ha dato una mano a Conor O’Shea con l’Italia. Sarebbe sicuramente un nome forte, ma difficilmente Smith accetterebbe un lavoro a tempo pieno. Il secondo nome, invece, è quello di Franco Smith. L’ex allenatore della Benetton Treviso ha appena concluso la sua esperienza ai Cheetahs ed era già stato annunciato come assistant coach dell’Italia dal prossimo 6 Nazioni. Non si dovesse trovare un’alternativa in tempi brevi, però, Gavazzi potrebbe affidargli la guida della nazionale tout court. Soluzione, però, palesemente di ripiego.

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Foto: Ettore Griffoni – LPS

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