Rugby

Rugby, Mondiali 2019: è scoppiata la rugby mania in Giappone. La palla ovale spopola nel Sol Levante

Pubblicato

il

Quelli in Giappone sono i primi Mondiali di rugby che si disputano al di fuori della zona sicura delle nazioni di tradizione ovale. Dopo Nuova Zelanda, Inghilterra, Sudafrica, Galles, Australia e Francia (con alcune partite giocate anche in Irlanda e Scozia), per la prima volta World Rugby ha deciso di scommettere su un nuovo mercato, su un Paese emergente nel rugby, ma senza tradizione e che non aveva mai fatto parte dell’élite mondiale. Una scommessa che appare vinta.

Certo, purtroppo nell’ultima settimana la Rugby World Cup in Giappone è passata in secondo piano dopo che il tifone Hagibis si è abbattuto sul Paese, provocando oltre 70 morti, centinaia di feriti e danni per milioni di euro. Ma nonostante ciò l’entusiasmo nipponico per la palla ovale non appare scemato e i risultati della nazionale di Jamie Joseph hanno mandato in visibilio i nipponici. Basti pensare che per la sfida decisiva tra il Giappone e la Scozia più del 50% dei giapponesi è rimasto incollato davanti alla tv. Lo share medio è stato del 39.2%, ma nel finale di partita si è toccato quota 53,7%, cioè oltre 60 milioni di giapponesi erano a guardare una partita di rugby. Su una popolazione di circa 127 milioni. Un’enormità.

Un entusiasmo esploso nell’ultimo mese, accresciuto dalle vittorie del Giappone con Irlanda e Scozia, ma non certo una novità nel Paese del Sol Levante. Basti pensare che nella stagione appena conclusa si è avuta una media di 5.819 spettatori a partita nel massimo campionato giapponese, con il record di 31.332 spettatori nel match d’esordio tra Toyota Verblitz e Suntory Sungoliath. Con circa 125mila giocatori tesserati il Giappone è la sesta nazionale al mondo come rugbisti e, ancora una volta, è la prima dietro alle Patrie del rugby, avendone addirittura il doppio rispetto all’Italia e più anche dell’Australia.

Ma anche la cultura popolare giapponese non è rimasta indifferente alla palla ovale. A Osaka, per esempio, vicino alla stadio che ha ospitato Italia-Namibia c’è un tempio shinto-buddista, il tempio Kasuga jinja, dove la divinità ha il compito di proteggere i rugbisti. E non solo, perché nel 2012 è uscito un manga, che da due anni è anche un anime, intitolato “All Out” e che racconta la storia di una squadra studentesca di rugby. Insomma, una versione ovale di quell’Holly e Benji che anche da noi abbiamo amato anni fa.

[embedit snippet=”adsense-articolo”]

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter

Foto: Rugby World Cup

Tu cosa ne pensi?

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Exit mobile version