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Rugby, Mondiali 2019: Inghilterra e Sudafrica in finale, ma cosa ci hanno detto le sfide del weekend?

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La Rugby World Cup 2019 in Giappone si chiuderà sabato prossimo, 2 novembre, con la sfida tra Inghilterra e Sudafrica. Non a caso, due delle tre squadre indicate come favorite per il titolo alla vigilia dei Mondiali e che, dunque, hanno confermato i pronostici. Due squadre di assoluto valore, con individualità fortissime e due tecnici che sanno far dare il meglio ai loro giocatori. Ma come arrivano Inghilterra e Sudafrica alla finale dopo le vittorie su All Blacks e Galles?

La semifinale sulla carta più dura era quella che attendeva il XV di Eddie Jones. Contro, infatti, c’era la Nuova Zelanda bicampione del mondo e da tanti data come favorita assoluta per il titolo. L’aura di imbattibili degli All Blacks dà loro sempre i favori dei pronostici, anche quando i tuttineri non sono magari al 100%. Che la sfida di sabato fosse da vincere, prima di tutto, mentalmente era chiaro. E l’Inghilterra ha fatto capire di esserci con la testa prima ancora del fischio d’inizio. Il posizionamento a V durante la haka, la minacciosa ‘invasione di campo’ degli inglesi mentre i neozelandesi intonavano il loro canto di battaglia è stato il primo segnale del lavoro fatto da Eddie Jones in settimana.

Non aver paura degli All Blacks, sfidarli nel loro stesso campo (agli sguardi spiritati maori durante la haka rispondeva lo sguardo sornione e strafottente di Owen Farrell) e mettere subito dubbi nella squadra di Steve Hansen. E il match si è confermato tale. L’Inghilterra la partita l’ha vinta nei punti d’incontro, negli scontri tra titani, cioè quella parte del campo che da sempre è regno incontrastato degli All Blacks. Maro Itoje e Sam Underhill hanno annullato completamente le seconde e terze linee neozelandesi, hanno tolto a Richie Mo’unga i rifornimenti necessari per creare gioco e hanno asfissiato la difesa neozelandese. E i trequarti, con Manu Tuilagi ed Anthony Watson in evidenza, hanno esplorato la difesa All Blacks costantemente, mettendone in mostra i limiti.

Di contro, nella seconda semifinale era il Sudafrica a presentarsi in campo da favorita. Per qualcuno nettamente favorita, per altri solo di poco, ma tant’è. E anche qui, come sabato a Yokohama, è stata una battaglia tattica e di nervi. Il Galles ha imbrigliato il gioco sudafricano, ha obbligato Faf de Klerk a scegliere fin dai primi minuti un gioco tattico al piede in maniera costante. Il che, forse, ha reso meno spettacolare la sfida, ma sicuramente ha regalato grande equilibrio e una battaglia a scacchi che gli Springboks sono riusciti a far propria solo nel finale.

Come si era già visto nella fase a gironi e con il Giappone, infatti, il Sudafrica conferma di faticare quando le cose non girano come ci si aspetta e la squadra di Rassie Erasmus si innervosisce facilmente se il punteggio resta troppo chiuso. A differenza dell’Inghilterra, dunque, gli Springboks arrivano in finale con tanti dubbi in testa, con la consapevolezza che si è vinta una battaglia con il Galles, ma si è sofferto troppo contro una squadra che è stata pure colpita dalla sfortuna. Gli infortuni alla vigilia, la perdita di Francis dopo pochi minuti, il problema muscolare di North, dovevano e potevano spianare la strada al Sudafrica, che invece si è lasciato trascinare in una battaglia di nervi che ha rischiato di perdere.

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Foto: Lapresse

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