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Rugby
Rugby, Mondiali 2019: Italia battuta fisicamente, ma è il rosso a chiudere il discorso
E’ finita 49-3 per il Sudafrica e alla vigilia un ko così pesante non era da escludere. Ma la partita giocata a Shizuoka poteva raccontare tutta un’altra storia e se gli azzurri avevano oggettivamente poche chance di fare il colpaccio, sicuramente la linea di demarcazione va fissata al 43° minuto, con la follia di Lovotti (assieme a Quaglio) che spegne le speranze azzurre.
Partiamo, dunque, dalla fine. Il fallo a gioco fermo del pilone azzurro costa non solo l’espulsione diretta, cioè un tempo intero con l’Italia in inferiorità numerica, ma avviene quando l’Italia è in attacco. Sui 5 metri del Sudafrica e con un fallo a proprio favore. Tre punti facili da piazzare per portare il punteggio sul 6-17 e mettere un po’ di pressione sugli Springboks. Invece lo spear tackle di Lovotti e Quaglio cambia tutto. Italia in inferiorità, che subisce psicologicamente il colpo, e punteggio che non può non allargarsi a favore del Sudafrica che può fare ciò che vuole. Insomma, il secondo tempo ha poco da dire dopo il rosso a Lovotti da un punto di vista sportivo, mentre va analizzato ciò che si è visto prima.
Parte subito forte il Sudafrica e, come era prevedibile, a far male è Cheslin Kolbe, che dopo una manciata di minuti si fa beffe di Campagnaro e Minozzi e segna la prima meta. Ma è al secondo che c’è il primo segnale di ciò che stavamo vedendo in campo. Simone Ferrari è costretto a uscire per infortunio e da quel momento la superiorità fisica dei sudafricani è netta e devastante. In mischia l’Italia non può nulla, le maul avanzanti degli Springboks fanno male e dopo pochi minuti è costretto a uscire anche Marco Riccioni per una botta presa. Italia senza due piloni e partita che cambia drasticamente.
Perché da quel momento, e siamo ancora nel primo quarto di gioco, le mischie diventano obbligatoriamente no contest. Questo significa che le mischie chiuse non vengono giocate e chi introduce l’ovale lo riceve comodamente in mano. Ma anche che la difesa può subito predisporsi per difendere. Una scelta obbligata per l’arbitro e che, in parte, favorisce gli azzurri. Gli Springboks perdono una delle loro armi più devastanti e l’Italia non soffre più in mischia chiusa. Così limita gli avversari e può andare al riposo sotto solo per 17-3. Poi, però, come detto arriva il rosso a Lovotti e la partita finisce.
Cosa resta, dunque, di questo 49-3? Sicuramente l’accortezza tattica con cui l’Italia ha affrontato il primo tempo, la capacità di limitare, fin dove possibile, le folate di un Sudafrica chiaramente superiore sia tecnicamente sia fisicamente. Ancora una volta si sono notati Jake Polledri e Luca Morisi, i migliori in campo per l’Italia, insieme a Tommaso Allan. Di contro, però, al netto degli infortuni la prima linea azzurra si è dimostrata non all’altezza, mentre Sergio Parisse ha confermato di non essere più il giocatore che sa fare la differenza. Nella trequarti quasi impalpabili Minozzi e Campagnaro, messi nel mirino dai trequarti degli Springboks per 80 minuti.
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Foto: Lapresse