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Tennis: è record per l’Italia, otto azzurri nei top100 con l’ingresso di Salvatore Caruso mentre impazza il duello Fognini-Berrettini
Quella di oggi è una giornata a suo modo storica per il tennis italiano, con il record di otto italiani classificati tra i primi 100 giocatori del mondo raggiunto grazie al Challenger di Barcellona vinto da Salvatore Caruso, capace in questo modo di andare al numero 98 del ranking ATP.
Questo dato fotografa un momento felice del tennis di casa nostra, nel quale ci sono due giocatori in lotta per le Finals di Londra, uno (Fabio Fognini) che è entrato per qualche settimana in quella top ten che nessun italiano raggiungeva da quarant’anni abbondanti e un altro (Matteo Berrettini) che scalpita per prendersi il posto nell’elite a poco più di 23 anni.I due, inoltre, sono anche in battaglia tra di loro per il ruolo di miglior italiano della classifica globale, dal momento che l’uno ad oggi è numero 12 del ranking, l’altro lo segue al 13° posto. Una sfida, ammesso che di tale si possa parlare, dato che (fortunatamente) non c’è assolutamente astio tra i due, combattuta a colpi di risultati importanti: il Masters 1000 di Montecarlo vinto dal ligure, la semifinale agli US Open colta dal romano.
Dietro di loro c’è tutta una serie di situazioni differenti tra loro. Il terzo miglior giocatore azzurro è ad oggi Lorenzo Sonego, numero 55 del mondo e vincitore quest’anno sull’erba di Antalya, ancora con molto da raccontare a livello di Slam, ma già bravo ad arrivare ai quarti a Montecarlo. Dietro di lui c’è Marco Cecchinato, oggi 69° miglior giocatore del pianeta, ma che fino a pochi mesi fa era dentro i primi venti, e che solo in queste settimane sta riuscendo a uscire da una spirale negativa che ne aveva condizionato le prestazioni: il siciliano dovrà ora essere bravo a risalire la china, perché il suo tennis di sicuro vale più del posto in cui si trova ora.
72°, sostanzialmente inamovibile dai primi cento da 14 anni, fatta eccezione per alcuni brevissimi periodi nel 2007 e per una settimana del 2017, è Andreas Seppi: un monumento alla costanza, quello del trentacinquenne di Bolzano, che nella fase in cui il tennis italiano faticava a reggersi in piedi, uscendo da sabbie mobili poco invidiabili in Coppa Davis e tentando a fatica di farsi notare negli Slam, era retta sostanzialmente da tre uomini. Il primo era Filippo Volandri, il secondo Potito Starace e il terzo lui. La storia ha poi parlato di un entrato nei primi 20, capace di battere Rafael Nadal e Roger Federer e di essere quel giocatore che bisogna battere, perché non si sconfigge praticamente mai da solo.
Scorrendo la classifica, si trovano delle vere e proprie storie: oltre a quella di Caruso, ci sono Stefano Travaglia e Thomas Fabbiano. Per il primo, la top 100 è un traguardo che si è realizzato dopo un tasso di sfortuna non esattamente di secondo piano. Parliamo di un giocatore che, nel 2011, ha rischiato di finire la carriera per un gravissimo infortunio derivato da un incidente domestico alla mano destra, è tornato, si è fatto male altre volte, è tornato di nuovo e alla fine ce l’ha fatta. Il secondo, invece, è un classico esempio di giocatore che emerge nella seconda parte della sua carriera (in Italia abbiamo in Gianluca Pozzi il più illustre predecessore in questo senso): quest’anno è diventato l’incubo dei grandi nomi, come Stefanos Tsitsipas (a Wimbledon) e Dominic Thiem (agli US Open) hanno dovuto, loro malgrado, imparare.
In tutto questo non bisogna dimenticare cosa c’è dietro di loro: Jannik Sinner e, più defilati, Lorenzo Musetti e Giulio Zeppieri sono pronti a prendere il testimone almeno dalla generazione di Seppi e Fognini, ponendosi in una continuazione di quella di Berrettini, Sonego e in certa misura anche Cecchinato, che si trova nel mezzo. Il tennis italiano al maschile, in breve, è in buone mani, nella speranza che anche il femminile riemerga presto.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: Janet McIntyre / Shutterstock.com