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Tennis, la rincorsa di Matteo Berrettini alle ATP Finals. I punti necessari, gli avversari ed i possibili incastri
Ormai, nell’ambiente tennistico italiano, è difficile parlare di qualcosa di diverso dalla rincorsa di Matteo Berrettini alle ATP Finals di Londra: l’obiettivo del torneo tra i migliori otto dell’anno, del resto, un italiano l’ha raggiunto solo due volte: nel 1975 comparve Adriano Panatta e nel 1978 Corrado Barazzutti, entrambi con poca fortuna, visto che il massimo che furono in grado di strappare fu un set in entrambi i casi.
Dopo la sconfitta dal sapore scozzese contro Andy Murray al primo turno dell’ATP 500 di Pechino, la situazione del romano rimane apparentemente la stessa: ottavo con cinque punti di vantaggio sul giapponese Kei Nishikori, nono e fermo per tutta la fase asiatica della stagione. Il problema è che si stanno avvicinando in tanti, il che fa facilmente prevedere una battaglia senza quartiere da qui al Masters 1000 di Parigi-Bercy.
Non va dimenticato, infatti, che di punti in palio ce ne sono ancora tantissimi, dato che il calendario offre, dopo l’accoppiata Tokyo-Pechino, il Masters 1000 di Shanghai, un’ultima settimana con tre ATP 250 a Mosca, Anversa e Stoccolma, infine i due 500 di Vienna e Basilea e il 1000 parigino. Un tour de force importante, questo, che obbliga a considerare moltissime situazioni.
Attualmente, tra l’ottava posizione di Berrettini e la tredicesima di Fabio Fognini, che ha scelto di continuare a giocare nonostante i problemi fisici per tentare anch’egli la carta londinese, ci sono (virtualmente, a Tokyo e Pechino ancora in corso) appena 175 punti e, in mezzo, dopo Nishikori, il francese Gael Monfils, il tedesco Alexander Zverev e il francese David Goffin. Volendo, si potrebbe estendere il discorso anche all’argentino Diego Schwartzman, anche se il suo appare un compito un po’ più complesso (ma non impossibile: per informazioni, citofonare Jack Sock). Più avanti in classifica, invece, c’è lo spagnolo Roberto Bautista Agut, verosimilmente anch’egli con qualcosa da temere nonostante un margine di 210 punti su Berrettini (2395 contro 2185). Più lontani l’austriaco Dominic Thiem e il greco Stefanos Tsitsipas, la cui qualificazione dovrebbe essere ufficiale in tempi piuttosto brevi (per Thiem anche questa settimana se vincesse in Cina).
Quale ricetta, dunque, per il romano? Costanza, buoni risultati (non per forza eclatanti) e la capacità di non dover dipendere da eventuali impasse altrui. La cosa migliore dell’allievo di Vincenzo Santopadre è che il suo tennis ha una più che buona efficacia su queste superfici. Del resto, i quarti di finale e le semifinali dei tornei importanti vanno raggiunti per arrivare all’obiettivo, e Berrettini ha già impostato in questo senso tutto il finale di stagione. Se gli andrà bene, sarà un risultato spettacolare conquistato; se invece gli andrà male, potrà riprovarci nel 2020 con un ruolo ancor più definito nel tennis moderno. Una cosa è certa: la quota qualificazione cambia di anno in anno. E questa volta potrebbe essere leggermente inferiore ai 3000 punti.
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federico.rossini@oasport.it
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Foto: lev radin / Shutterstock.com