Pattinaggio Artistico
‘Ambesi winter corner’: “Hanyu domina anche se non c’è. Valcepina vince e convince sul campo”
Torna, puntuale come sempre, Ambesi Winter Corner, la rubrica tenuta in collaborazione con Massimiliano Ambesi, storica voce e opinionista di Eurosport. Come di consueto in questa sede verranno offerte analisi e trattate le tematiche d’attualità legate alle discipline olimpiche invernali.
La quarta puntata è inevitabilmente focalizzata sugli sport del ghiaccio. Il pattinaggio di figura, reduce dagli Internazionali di Francia, propone temi sempre più interessanti. Inoltre lo short track ha archiviato la prima tappa di Coppa del Mondo, dove sono arrivate grandi soddisfazioni per il movimento italiano.
Cominciamo dal pattinaggio. Massimiliano, a Strasburgo Nathan Chen non è stato in grado di replicare a quanto fatto da Yuzuru Hanyu in Canada. Qual è la tua analisi sulla sfida più appassionante del momento?
“In questo momento, l’ago della bilancia pende in maniera evidente dalla parte del giapponese. Con i lay-out di gara presentati a Skate America e negli Internationaux de France, Nathan Chen non è in grado di prevalere perché, a quasi parità di base value, è destinato a soccombere per la minore qualità nell’esecuzione degli elementi e l’oggettiva inferiorità sulle componenti del programma. Fin qui, nulla di nuovo, motivo per cui, quando la posta in palio diventerà davvero importante, proverà a incrementare il valore tecnico del suo programma libero cercando di eseguire cinque salti quadrupli e quattro tripli, tra cui due axel. Analizzando con attenzione lo sviluppo nel tempo del piano gara, si evince come sia stato lo statunitense a cercare di adeguarsi al giapponese e non viceversa. Il lay-out di Nathan Chen prevede ora la combinazione quadruplo toeloop+euler+triplo filp, un secondo quadruplo toeloop e due tripli axel, l’ultimo in combinazione con un doppio toeloop, senza dimenticare il quadruplo salchow eseguito nella seconda metà. In sostanza, Chen sta cercando di emulare il giapponese ricalcando fin dove sia possibile il contenuto tecnico del suo programma libero per poi far valere il peso specifico di quadruplo lutz e quadruplo flip, elementi cui Hanyu può al momento rispondere con il solo quadruplo rittberger. L’idea è, chiaramente, quella di riuscire a guadagnare un margine di sette/otto punti sul base value sommando i due programmi di gara. Tuttavia, resto convinto che nonostante l’eventuale svantaggio di partenza, il migliore Hanyu sia in grado di rimanere davanti a patto di ridurre al minimo le sbavature. Per il resto, tanto di cappello a Nathan Chen per la sua consistenza e per i progressi effettuati nell’esecuzione del triplo axel. La striscia di otto vittorie consecutive nel Grand Prix parla in maniera incontrovertibile per lui”.
Ora voglio una tua opinione priva di politically correct. Nella lotta per il predominio del settore maschile si parla solo di Hanyu e Chen. Non ci sono proprio altri pattinatori in grado di sfidare il giapponese e l’americano?
“Le prime tre tappe del Grand Prix hanno sancito inequivocabilmente la mancanza di avversari per i primi due della classe. Non può passare inosservato il fatto che i quattro migliori punteggi della stagione siano stati tutti realizzati da Hanyu e Chen, con il migliore della concorrenza staccato di oltre trenta lunghezze dal punteggio più alto ottenuto dallo statunitense, che a sua volta paga oltre venti punti al due volte campione olimpico.
Il giapponese Shoma Uno, l’unico in possesso dei mezzi tecnici per potersi avvicinare, è stato autore di un’infausta prestazione a Grenoble chiamandosi subito fuori dalla partita”.
Ti ho fatto la domanda precedente proprio perché a Grenoble sono fioccate le prestazioni al di sotto della aspettative di tanti protagonisti annunciati. Sia in campo maschile che in ambito femminile. Qual è la tua lettura della situazione?
“Tendenzialmente, prenderei con le pinze alcuni risultati della tappa francese. Ci mancherebbe, le vittorie sono state più che legittime e ampiamente meritate sul campo, ma una lunga serie di contro prestazioni, Shoma Uno in particolare, o di risultati al di sotto della attese, Zagitova e Sakamoto su tutte, sono state anche frutto di un contesto inadeguato a ospitare un evento di rilevanza internazionale come il Grand Prix. Le condizioni del ghiaccio al limite della praticabilità hanno oggettivamente messo in difficoltà troppi atleti, fatto non nuovo in competizioni ospitate dalla Francia. Credo che sia doverosa una riflessione al riguardo”.
A parte le condizioni del ghiaccio non propriamente ideali, per usare un eufemismo, c’è stato altro di cui si è discusso nel weekend. Leggendo i commenti in rete ci si rende conto che chiamate degli organi giudicanti hanno generato clamore e polemiche. Qual è il tuo pensiero in merito?
“Sbagliano gli atleti, come avvenuto frequentemente a Grenbole, sbagliano gli allenatori, vedi alcuni dilettanteschi lay-out dei programmi, sbagliano i giornalisti specializzati e allo stesso modo commettono errori anche gli ufficiali di gara a vario titolo.
E’ però fondamentale che il metro utilizzato dal pannello tecnico sia sempre univoco all’interno dello stesso programma. In linea di massima, a parte un’estrema quanto inspiegabile tolleranza per gli elementi eseguiti dalla statunitense Mariah Bell, l’operato del pannello tecnico è stato coerente e severo il giusto. Sicuramente, Alena Kostornaia è stata penalizzata nel programma corto per via di una chiamata di triplo axel sottoruotato non condivisibile e ampiamente smentita dalle immagini, ma, come detto in precedenza, può capitare a tutti di prendere un abbaglio.
Ci tengo però a rimarcare un concetto, sovente dimenticato dai vari analisti da tastiera che si accaniscono contro atleti e pannelli tecnici. In caso di dubbio riguardo la natura di un elemento, rotazione, filo di ingresso o livello non fa differenza, il regolamento vuole che ci si esprima sempre a favore dell’atleta e mai contro.
Passando ad altro, non nascondo che, dopo avere analizzato attentamente quanto emerso in pista, il metro utilizzato dai giudici nell’assegnazione delle valutazioni sulle varie componenti del programma sia rimasto per me una sorta di enigma insoluto. Non me ne voglia Mariah Bell, ma non mi spiego come sulle voci skating skills e transitions qualche giudice sia riuscito ad anteporla a Kostornaia o a sancire una parità. In questo caso, non si può chiamare a giustificazione la soggettività che sfocia nella preferenza per l’una anziché l’altra perché siamo al cospetto di un’aberrazione o se preferite distorsione della realtà”.
Hai tirato fuori il nome di Kostornania, quindi passiamo al prossimo tema forte. Ti aspettavi che potesse prevalere così nettamente su Zagitova?
“Per i miei parametri è superiore su quasi tutto, ma di certo non pensavo che potesse vincere la gara con venti punti di vantaggio.
È necessario porre una premessa fondamentale. Sul fronte tecnico, il contenuto proposto da Kostornaia è di ben altro spessore. Nella somma dei due programmi, ipotizzando i medesimi livelli su passi e trottole, ballano quasi una decina di punti a suo vantaggio, che diventano una quindicina prendendo in considerazione il massimo grado di esecuzione a disposizione.
Tradotto, se Kostornaia non sbaglia, non è alla portata di Zagitova, anche perché la partita sulle componenti del programma è aperta e, con il passare del tempo, è destinata a premiare la più giovane delle due, dotata di una proprietà di pattinaggio senza eguali nel panorama attuale del settore femminile.
Alena, atleta più leggera, ha avuto il merito di adattarsi meglio al ghiaccio infido di Grenoble eseguendo due programmi senza particolari errori impreziositi da tre tripli axel, che cambiano radicalmente la sua dimensione proponendola in automatico quale principale avversaria di Alexandra Trusova.
Alina ha, invece, evidenziato più difficoltà rispetto alle abitudini nella gestione dei salti puntati e, come sovente accade a inizio stagione, è parsa al limite su troppe rotazioni. Personalmente, alla luce di quanto visto in allenamento e nel Japan Open di qualche settimana fa, mi aspettavo una prestazione più solida, ma non dimentichiamo quanto il fattore ghiaccio possa avere pesato in negativo. In ogni caso, lasciando sul piatto tanti punti qua e là, è stata capace di arrivare a quota 216, risultato non banale, seppure distante dagli standard delle tre compagne di allenamento Trusova, Kostornaia e Shcherbakova, che, in tutte le uscite stagionali, si sono spinte ben oltre.
Da qualsiasi parte la si voglia leggere, la morale della favola è che le tre debuttanti di casa Tutberidze sono finora imbattute in categoria maggiore e il sogno di realizzare lo sweep” sta iniziando a diventare realtà. Finora, hanno ottenuto sette successi nelle altrettante gare disputate, Japan Open compreso”.
Ci sono tantissimi temi da affrontare in merito. Come sempre troveremo analisi più approfondite nel podcast?
“Sicuramente, stasera a partire dalle ore 20.45 durante la terza puntata di Kiss&Cry reloaded parleremo diffusamente, assieme ad Angelo Dolfini, di ogni possibile tema proposto dal weekend. Sarà possibile effettuare domande in diretta tramite la chat di Spreaker, dopodiché ogni puntata potrà essere ascoltata on-demand o scaricata direttamente dalla pagina Spreaker della trasmissione, oltre che da Apple Podcast e Spotify”.
Però prima di chiudere l’argomento pattinaggio di figura vorrei che spiegassi la situazione di Guignard/Fabbri. Hanno realizzato una performance più che convincente, ma paradossalmente il terzo posto ottenuto a Grenoble rischia di rendere vana la rincorsa alla finale. Che cos’è mancato alla coppia di danza azzurra per riuscire a precedere i diretti rivali Chock/Bates?
“Banalmente, un’esecuzione senza sbavature dei twizzle nella rhythm dance, che avrebbe ampiamente garantito quanto è mancato per chiudere la gara in seconda posizione.
La genesi di punteggio finale e classifica è stata comunque curiosa perché il pannello tecnico ha attribuito quasi sei punti di margine a vantaggio di Guignard/Fabbri, mentre i giudici hanno ribaltato il risultato premiando Chock/Bates con oltre sette punti in più.
Un differenziale di questo tipo tra coppie di livello comparabile è abbastanza inusuale e fa crescere l’amaro in bocca perché l’infortunio alla mano patito da Marco Fabbri prima dell’appuntamento di Grenoble non ha consentito alla coppia azzurra di esprimersi al massimo del potenziale obbligandola giocoforza a modificare una serie di elementi. Gli oltre otto decimi persi sul grado di esecuzione dei lift, al di là delle qualità di Chock/Bates, si spiegano proprio così.
A questo punto, a meno di harakiri di altre coppie difficilmente preventivabili, per raggiungere la finale di Torino occorrerà precedere di almeno 3,23 punti i russi Stepanova/Bukin nel NHK Trophy, ultimo appuntamento di qualificazione. A Sapporo è, infatti, verosimile che italiani e russi si giochino la seconda piazza alle spalle degli irraggiungibili Papadakis/Cizeron, dominatori assoluti degli Internationaux di France con tanto di nuovi primati stagionali”.
Cosa ci dobbiamo aspettare dalla Coppa di Cina che aprirà i battenti venerdì all’alba?
“Una doppietta cinese tra le coppie di artistico con successo di Sui/Han davanti a Peng/Jin. Per il terzo posto la partita è aperta e non è escluso che gli italiani Della Monica/Guarise, finalisti nella passata stagione, possano dire la loro. Come emerso in una competizione disputata a Bergamo nel fine settimana, la condizione non è ancora la migliore per via di un serio infortunio patito da Nicole Della Monica in estate, ma la concorrenza di Chongqing pare alla portata.
Nella danza i russi Sinitsina/Katslapov non dovrebbero avere grossi problemi nel regolare gli statunitensi Chock/Bates, che con il posto d’onore si qualificheranno per la finale. Per la terza moneta si annuncia interessante la sfida tra i canadesi Fournier-Beaudry/Sorensen e gli statunitensi Hawayek/Baker con i primi favoriti. In ogni caso, anche in Cina per la quarta tappa consecutiva la scuola di Montreal piazzerà tre coppie nelle prime quattro posizioni.
La gara maschile è di difficile lettura perché, per quanto visto a inizio stagione, almeno sei atleti potrebbero avere ambizioni di vittoria o podio. Il miglior Boyang Jin sarebbe il legittimo favorito, ma la versione del pattinatore cinese vista a Skate America faticherebbe a piazzarsi nelle prime cinque posizioni. Ci sarà anche l’azzurro Matteo Rizzo, chiamato a riscattare Skate Canada e con le carte in regola per provare a salire su qualsiasi gradino del podio. A tal proposito, va ricordato come l’Italia vanti quale migliore risultato nel Grand Prix maschile il terzo posto ottenuto proprio da Rizzo nella tappa giapponese della passata stagione.
Tanto per cambiare, la gara più interessante dovrebbe essere quella femminile, che avrà come piatto forte la sfida tra la coreana You, la russa Tuktamysheva e la giapponese Miyahara con in palio la speranza di essere della partita nella finale di Torino. La favorita per la vittoria non può però che essere la quindicenne russa Anna Shcherbakova reduce da un’agevole affermazione a Skate America”.
Archiviamo l’argomento pattinaggio di figura e spostiamoci sullo short track. Per l’Italia la Coppa del Mondo 2019-’20 si è aperta con un’autorevole vittoria di Martina Valcepina sui 500 metri. Qual è la tua analisi in merito?
“Ha confermato di essere la donna da battere sulla breve distanza, ma al riguardo non nutro dubbi da tempo. Nei turni eliminatori ha sbrogliato con disinvoltura qualsiasi situazione intricata dimostrando un’evidente superiorità poi sfociata nel dominio assoluto della prima finale (gara di sabato).
Nella fase di partenza è oggettivamente in possesso di una marcia in più rispetto alle concorrenza, qualità imprescindibile per fare la voce grossa sui 500 metri. Quando riesce a distribuire lo sforzo in maniera equilibrata, senza subire attacchi violenti e reiterati nelle prime fasi, risulta incisiva anche nell’ultimo giro, che di tanto in tanto si è rivelato l’unico punto di vulnerabilità.
Chiaramente, nell’economia delle varie finali, diventa fondamentale vincere la semifinale per evitare di partire all’esterno con tutte le complicazioni del caso perché è chiaro che quando Martina prende il via tra “posizione uno e tre” va in testa e, di norma, vince.
Resta il rammarico per la caduta nella seconda finale quando occupava la seconda posizione alle spalle della canadese Boutin dopo essere partita proprio all’esterno delle avversarie.
Al di là dell’incidente di percorso, la conquista della Coppa del Mondo sulla distanza più breve, mancata per un’incollatura nella passata stagione, rappresenta un obiettivo alla portata, ma ci sono tutti i presupposti per pensare ancora più in grande. Sarà interessante vedere se da Montreal in avanti ci potrà essere una crescita anche sulle altre distanze, fermo restando che in ogni tappa sarà ai nastri di partenza dei 500 metri con tanto di onere dei favori del pronostico”.
Vittoria di Valcepina a parte, come esce lo short track italiano dall’ouverture di Salt Lake City?
“La prova di squadra è stata veramente solida con cinque finali e undici semifinali conquistate, nove delle quali grazie al settore femminile.
Le ragazze si sono presentate a Salt Lake City con un invidiabile stato di forma e solamente episodi e schemi di gara non sempre favorevoli hanno fatto sì che venisse archiviato un unico podio di cui abbiamo già disquisito.
Arianna Fontana, al rientro dopo una ventina di mesi di assenza dalle competizioni, ha dimostrato da subito di poter tenere il passo delle migliori e da qui in avanti potrà progredire come da copione. La tappa di Salt Lake City si è rivelata fondamentale perché ha fornito alla campionessa olimpica quelle risposte e soprattutto quella consapevolezza nei propri mezzi che l’abituale allenamento non ti può da solo garantire. E’ piaciuta, inoltre, la personalità con cui la giovane Arianna Sighel ha gestito i suoi impegni.
Il fatto che cinque ragazze diverse abbiano raggiunto almeno una semifinale la dice lunga sul livello attuale del gruppo. Proprio per questo motivo, il rammarico più grande riguarda l’eliminazione nella semifinale della staffetta femminile, scaturita nell’ultimo scorcio della gara per un episodio al limite del regolamento. Il quartetto azzurro ha comunque dimostrato di poter tenere senza alcun patema il passo delle nazioni che hanno poi lottato per il successo. Mi sorprenderei di non vedere l’Italia sul gradino più alto del podio in uno dei prossimi appuntamenti, risultato che manca all’appello da oltre tre anni e mezzo.”
Per chiudere ti chiederei due parole su Victor An. Quanto fatto nel weekend non può passare inosservato.
“Semplicemente immenso, il più grande di tutti i tempi senza se e senza ma.
Uno dei pochi atleti nel panorama sportivo che, dopo essersi ritirato ufficialmente dalle competizioni, è tornato sui suoi passi riuscendo a riproporsi ai massimi livelli.
I numeri ci raccontano di come abbia eguagliato il primato di podi individuali in Coppa del Mondo a quota 97, le date ci indicano che tra il primo podio arrivato nei Mondiali del 2002 e l’ultimo conquistato a Salt Lake City siano passati oltre 17 anni e mezzo, record assoluto per lo short-track, ma tutto questo non è sufficiente per illustrare appieno la grandezza del personaggio.
Parliamo di un’autentica fenice, più di una volta risorta di prepotenza dalle sue ceneri, capace di mettersi alle spalle qualsiasi tipo di delusione, vessazione e infortunio. Adesso sta combattendo la sfida più dura, quella contro la carta d’identità, ma, guardando come ha guidato al successo la staffetta russa, l’impressione è che parta tutt’altro che battuto. Vederlo lottare ad armi pari con Hwang, coreano di quindici anni più giovane, è stato commovente per chiunque abbia vissuto i tempi ormai lontani delle sfide con lo statunitense Apolo Anton Ohno”.
PUNTATE PRECEDENTI
Ambesi Winter Corner 1: “Da Yuzuru Hanyu ad Alena Kostornaia, tanti buoni motivi per seguire il Grand Prix”
Ambesi Winter Corner 2: “Skate Canada crocevia per Hanyu e Rizzo. Shiffrin batterà presto Vonn”
Ambesi Winter Corner 3: “Bentornati sul pianeta Hanyu! Yuzuru ristabilisce le gerarchie”
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paone_francesco[at]yahoo.it
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Foto: Massimiliano Ambesi