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ATP Finals 2019: la storia del torneo, numeri, statistiche e curiosità

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Quella di quest’anno sarà la cinquantesima edizione dell’atto conclusivo dell’annata del tennis maschile, attualmente denominato ATP Finals. Fu disputato per la prima volta nel 1970 a Tokyo e vinse lo statunitense Stan Smith, fino al 1989 si chiamava Masters Grand Prix, per tutti gli appassionati semplicemente Masters, fino al 1984 in concorrenza quasi ininterrotta col circuito parallelo e rivale del WCT, e dopo i primi anni in cui la sede cambiava continuamente, dal 1977 al 1989 fu fissa al Madison Square Garden di New York. Dal 1990, anno in cui per la prima volta vennero attribuiti punti per la classifica mondiale, al 1999 assunse la denominazione di ATP Tour Championships e si tenne per i primi sei anni a Francoforte e per i secondi quattro a Hannover. Dal 2000 al 2008 fu Masters Cup, nelle ultime quattro occasioni disputato a Shanghai, che l’aveva già ospitato nel 2002. Infine dal 2009 si gioca a Londra e fino al 2016 si chiamò ATP World Tour Finals prima dell’abbreviazione nella denominazione attuale. Quello dell’anno prossimo sarà l’ultimo ospitato dalla capitale britannica perché dal 2021 al 2025 si giocherà a Torino.

Il format della competizione è cambiato nel corso degli anni: nel 1970 e nel 1971 vi parteciparono rispettivamente sei e sette giocatori raggruppati in un girone unico all’italiana, dal 1972 in poi ha assunto la sembianza attuale, con due gironi all’italiana di quattro giocatori ciascuno e i primi due di ogni raggruppamento qualificati per le semifinali. In questa continuità di format ci sono però state quattro eccezioni: dal 1982 al 1985 si disputò con un tabellone a eliminazione diretta, nelle prime tre occasioni con dodici giocatori e quattro bye al primo turno, nel 1985 con 16 giocatori. Anche il format del numero dei set è cambiato più volte, ci limitiamo a citare le finali: tolte le prime due edizioni a girone, dal 1972 al 1976, dal 1980 al 2003 e dal 2005 al 2007 l’atto decisivo si è disputato al meglio dei cinque set, dal 1977 al 1979, nel 2004 e dal 2008 a oggi è al meglio dei tre set.

La finale più lunga per numero di game, 58, è quella del 1996 nella quale Pete Sampras batté Boris Becker, mentre come tempo, 4 ore e 42 minuti, è quella del 1988 in cui lo stesso Becker sconfisse Ivan Lendl. Il plurivincitore è Roger Federer con 6 successi, seguito a quota cinque da Novak Djokovic che ha il maggior numero di vittorie consecutuve, quattro dal 2012 al 2015, Lendl e Sampras, da segnalare anche i quattro trionfi di Ilie Nastase agli albori della competizione. Federer è anche il primatista delle partecipazioni con 16, di cui 14 consecutive dal 2002 al 2015, seguito da Andre Agassi con 13 e Lendl con 12. Il più basso in classifica a vincere è stato l’argentino David Nalbandian nel 2005 da numero 12 del mondo. Il campione uscente è Alexander Zverev, che un anno fa ebbe la meglio in due set su Djokovic, mentre Rafael Nadal è il più grande a non aver mai vinto questo torneo.

L’Italia quest’anno tornerà a fare capolino in questo torneo grazie a Matteo Berrettini dopo 41 anni. Nel 1975 Adriano Panatta giocò a Stoccolma, dove un mese prima aveva conquistato il torneo fino a quel momento più importante della sua carriera (nel 1976 avrebbe vinto ben altro…) ma non si aggiudicò nemmeno una delle tre partite del round robin raccogliendo solo un set, tra l’altro col vincitore del torneo Nastase. Stesso discorso per Corrado Barazzutti, che al Garden della Grande Mela nel 1978 (in realtà si giocò nel gennaio 1979) si aggiudicò solo un set nel girone contro il messicano Raul Ramirez. Sarà l’anno buono per la prima partita vinta in questo torneo dall’Italia con Berrettini?

 

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massimiliano.valle@oasport.it

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Foto: Lev Radin / Shutterstock

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