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Basket – Olimpia Milano, Dino Meneghin: “Non mi abituerò mai agli elogi. Avrei voluto giocare contro Scola”
MILANO – Oggi è il giorno. In occasione della partita contro il Maccabi Tel Avi, l’Olimpia Milano ritirerà la storica maglia numero 11 appartenuta a Dino Meneghin.
L’ex giocatore azzurro, leggenda assoluta del basket planetario, è intervenuto in una conferenza stampa prepartita dove si è espresso in questi termini su diversi argomenti.
Sull’approdo in casa Scarpette Rosse: “Non mi abituerò mai agli elogi ricevuti, in questi giorni mi sto montando la testa (ammette ridendo, ndr). Spero che altri giocatori che hanno fatto la storia di questo club possano avere questo riconoscimento. E’un premio alla fatica fatta con compagni, allenatori, presidenti, giornalisti e tifosi. Devo ringraziare Dan Peterson per essere arrivato qui: ha creduto in me quando avevo già 30 anni, mentre tanti altri avevano arricciato il naso”.
Sul momento che ricorda con più piacere: “Il primo scudetto vinto. Ebbi subito un infortunio al menisco, per molti ero finito, un “pacco” arrivato da Varese. Vissi per un periodo solo col preparatore atletico, ma quando tornai in campo e vincemmo mi sentii parte integrante del gruppo. Ricordo la sconfitta di 45 punti a Pesaro che vidi in tv con mio padre, lui mi disse che avremmo vinto lo scudetto. Dentro di me gli davo del pazzo, in realtà aveva ragione”.
Poi un capitolo dedicato agli avversari e ai potenziali “Nuovi Meneghin”: “Il più ostico Tkacenko, il più forte Cosic. Quello preferito? Il più debole ovviamente.
Ora ci sono giocatori diversi. Spero che in giro ci siano ragazzi italiani alti, grossi, e con la passione di fare qualcosa di positivo. Non dico vincere, ma fare qualcosa per sè, i tifosi e i compagni. Ci sono giocatori che mi piacciono, ma sono totalmente diversi. Avrei voluto giocare contro Scola: è un maestro di contropiede, movimenti in post basso, tiro da fuori”.
Infine una nota ironica: “Perchè non schiacciassi mai? Mi faceva male il polso. In carriera lo avrò fatto due volte: una con la Nazionale Militare. Non lo facevo neanche in allenamento”.
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Foto: Lapresse