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Biathlon, Coppa del Mondo 2019-2020: l’incognita della staffetta femminile. Servono certezze al fianco dei pilastri Wierer e Vittozzi

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Sabato 30 novembre si aprirà ufficialmente la Coppa del mondo 2019/2020 di biathlon ad Östersund, in Svezia. Nel primo atto di un weekend spalmato in dieci giorni saranno, com’è da tradizione ormai dalla stagione 2012/2013, le due staffette miste a inaugurare il programma. Il fine settimana successivo sarà invece dedicato alle staffette tradizionali monosesso, con la prova maschile il sabato e quella femminile a chiudere la prima tappa alla domenica.

Interessante è fermarsi un momento ad analizzare quali possono essere le prospettive dell’Italia per quest’ultima competizione. Il movimento azzurro al femminile è probabilmente quello più sotto ai riflettori di tutti, vista la straordinaria ascesa di Lisa Vittozzi e di Dorothea Wierer che hanno saputo monopolizzare la scorsa stagione non solo in pista ma anche fuori, rivelandosi due autentiche macchine da sponsor adatte a rappresentare in qualche modo il nuovo volto della disciplina.

Ma qual’è la situazione alle spalle di questa coppia delle meraviglie che anche quest’anno proverà a giocarsi il tutto per tutto per la sfera di cristallo? Il 2018/2019 ha offerto un movimento nettamente spaccato in due. La ventinovenne di Ridanna Federica Sanfilippo che è calata molto di rendimento rispetto al passato, soprattutto da gennaio in avanti, per via di non ben identificati problemi fisici e Nicole Gontier non è riuscita a convincere a pieno per via delle sue prestazioni al tiro ancora decisamente altalenanti. L’altoatesina Alexia Runggaldier, al contrario, sembra non riuscire più a riavvicinarsi a quella condizione sugli sci stretti che le ha permesso nel 2017 di conquistarli un bronzo mondiale nell’Individuale di Hochfielzen e, soprattutto nella staffetta mondiale, il suo rendimento è stato molto lontano dalle aspettative.

Risultati alla mano, nonostante con una formazione al meglio le azzurre potessero ritenersi tra le favorite di ogni staffetta, l’anno scorso dopo la vittoria in Austria il castello è decisamente crollato. Se il quindicesimo posto di Oberhof e l’undicesimo di Ruhpolding possono essere parzialmente (o totalmente) giustificati dall’alternanza di riposo per Wierer e Vittozzi, a Canmore l’Italia è tornata a giocarsi podio e vittoria, cambiando con Dorothea a ridosso della testa dopo tre staffettiste, ma l’ultima frazione infelice di Sanfilippo ha portato ad un quarto posto finale e tanta delusione. Il cerchio si è chiuso poi ai Mondiali, dove le cose non si erano messe bene per l’Italia fin dal giorno precedente con Wierer che si è chiamata fuori per via di un indisposizione, di fatto annientando ogni speranza di medaglia. Tuttavia l’avvio è stato ancora una volta molto positivo soprattutto grazie allo strepitoso zero di Gontier, ma la terza frazione di Runggaldier ha fatto tornare tutti coi piedi per terra e le azzurre hanno chiuso in decima posizione.

Le prospettive per l’anno a venire appaiono dunque abbastanza indecifrabili. Sanfilippo resta senza dubbio la terza freccia dell’arco italiano, ma per mirare al risultato di peso sarà necessario che dimostri in pista di essersi lasciata alle spalle i problemi e ritrovarla ai suoi massimi livelli. La quarta frazionista al momento non può che essere Gontier. La valdostana ha ampiamente dimostrato tra Canmore e Östersund che se riesce a restare tranquilla e in fiducia nel tiro (20 su 21 per lei nelle due prova sopracitate!) può essere la marcia in più della quale la staffetta italiana ha bisogno. Chiaramente sarà importante lavorare per far sì che questa condizione mentale sia e resti la più alta possibile soprattutto in vista dei Mondiali, ma sulla gara secca il risultato è comunque spesso dettato da tante variabili che non si possono completamente prevedere in precedenza. La situazione sugli sci di Runggaldier è invece ancora molto nebulosa e anche gli stessi tecnici hanno optato per metterla sotto osservazione durante l’estate per capire quale possa essere il modo migliore di lavorare per ritrovare l’atleta. In certe condizioni più critiche l’esperienza e la freddezza della ventisettenne di Bressanone potrebbero risultare infatti decisive, ma il responso finale non può che darlo la pista. Alexia partirà questa stagione dall’IBU Cup per poi valutare, insieme al resto dello staff, il proseguimento della preparazione in vista di Anterselva.

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Foto: LFederico Angiolini

michele.brugnara@oasport.it

Twitter: MickBrug

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