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Ciclismo, Gianmarco Garofoli si racconta: “Adesso punto al Mondiale 2020. I miei corridori di riferimento? Scarponi, Nibali e Pantani”

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Il 2019 è stato l’anno d’oro di Gianmarco Garofoli, il campione italiano Juniores, nonché una delle grandi rivelazioni di questa stagione. Al suo debutto in questa categoria, il promettente diciassettenne di Castelfidardo, portacolori del Team LVF Marche, in questa annata è riuscito ad ottenere, compresa la maglia tricolore, la bellezza di otto vittorie, tra cui lo storico Trofeo Buffoni. Quest’ultimo a pochissimi giorni dalla convocazione per il tanto bramato Mondiale chiuso con un sorprendente quinto posto. È stato dunque un anno da incorniciare per Gianmarco, già pronto ad affrontare il 2020 con la giusta carica e motivazione per continuare ad onorare sempre di più il suo tricolore; ma soprattutto per arrivare a fine stagione con un obiettivo ben preciso: tornare ad indossare la maglia azzurra per il Campionato del Mondo di Martigny.

Il tuo bilancio stagionale tra gioie e rammarichi 

“Per me ho fatto una gran bella stagione. Sono veramente contento perché durante questo 2019 ho trovato una squadra che mi ha creato la condizione per riuscire ad esprimermi al meglio; fortunatamente non sono mai incappato in infortuni (come la stagione precedente dove un incidente con una macchina mi ha causato la rottura della clavicola e la lussazione della spalla). E poi mi sono divertito come un matto! L’unico rammarico è la medaglia sfumata al Mondiale che sarebbe stata la ciliegina sulla torta di una stagione che, al primo anno, non mi sarei mai aspettato”. 

Ecco, parlaci proprio del tuo Mondiale… 

“La mia convocazione al Mondiale non era sicura, ed è arrivata grazie alla vittoria che ho colto al Trofeo Buffoni 11 giorni prima. Ero sicuro di essere in grande forma, però sono andato nello Yorkshire senza aspettative, consapevole di aiutare i compagni magari più esperti di me. Poi mentre correvo ho capito che potevo arrivare a giocarmi una medaglia, sono riuscito a gestire bene le energie e sono venuto fuori nel finale di gara; non sono riuscito a cogliere il bronzo per qualche colpo di pedale, ma non ho nessun rimpianto perché sono arrivato all’arrivo veramente stremato. Ringrazio il CT della Nazionale Rino De Candido per avermi dato l’opportunità, già al primo anno, di partecipare a questo Campionato del Mondo”. 

Cosa ti ha dato la maglia di campione italiano? Ti ha cambiato, motivato? 

“La maglia di campione italiano mi ha dato molto, in pochi hanno l’onore di riuscire ad indossarla, e questo mi spinge ad allenarmi sempre meglio, a dare il massimo in ogni gara cercando di emozionare e appassionare chi sta a bordo strada, vivacizzando la corsa con qualche attacco. Mi ha insegnato che nulla viene per caso, perché se sono riuscito a conquistarla è solo grazie al fatto che ho lavorato sodo e ho fatto dei sacrifici. L’impegno che ho messo nel preparare il campionato italiano e i sacrifici che ho fatto: sono loro che hanno reso questa vittoria veramente speciale per me”. 

Cosa ti aspetti dal 2020, soprattutto da campione italiano? 

“Dal 2020 mi aspetto di riuscire a migliorami molto e, grazie al bagaglio di esperienza fatta nel 2019, di non commettere gli stessi errori. Grazie alla maglia tricolore conquistata a giugno, partirò subito motivatissimo; anche se già con gli occhi addosso. Però sono sereno e una cosa che ho capito è che la stagione è veramente lunga, perciò niente fretta e cercherò di arrivare bene all’obiettivo Mondiale”. 

Che tipo di corridore sei? Come puoi definirti? 

“Una Bestiaccia, perché quando ho un obiettivo difficilmente ci arrivo lontano”. 

Come ti sei avvicinato al ciclismo? 

“Tutta la mia famiglia, sia da parte di papà che di mamma, sono molto appassionati al ciclismo. Però è stato mio padre in primis che mi ha spinto verso il ciclismo e tuttora mi segue sempre; nonostante il lavoro di imprenditore riesce a dedicarsi molto a me. Non è una cosa scontata”. 

La gara dei tuoi sogni e il tuo corridore di riferimento?  

“Sono due le gare dei miei sogni, ma prima vediamo dove sarò arrivato tra 10 anni! Invece la gara dei miei sogni per il prossimo 2020 è in Svizzera…ed è a fine settembre: il Mondiale. Per quanto riguarda i corridori di rifermento direi Michele Scarponi, perché aveva la capacità di riuscire ad essere concentrato e spensierato allo stesso tempo. Poi Vincenzo Nibali perché non ha paura, osa sempre, ci prova, e non delude mai! Infine Marco Pantani per l’estrema capacità mentale alla resistenza e alla sofferenza”. 

Chiudiamo con la sicurezza stradale: un tuo appello e una tua visione personale 

“La strada è di tutti, purtroppo non possiamo mettere piste ciclabili ovunque; ma possiamo agire per migliorare la situazione con la sensibilizzazione dell’automobilista. Cioè, i ciclisti meritano di morire per aver fatto perdere del tempo nel sorpasso agli automobilisti? Il tempo di una persona vale di più della vita di un ciclista? Che poi chi va in bici può essere un amico, un padre di famiglia, e anche vostro figlio”. 

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@lisa_guadagnini

Foto: Foto Fruzzetti

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