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Ciclocross, Europei 2019: le speranze di medaglia dell’Italia. Arzuffi e Lechner puntano all’oro tra le donne Elite, incognita Dorigoni tra gli uomini U23

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I Campionati Europei di ciclocross, che si terranno il 10 novembre a Silvelle di Trebaseleghe (in provincia di Padova), saranno un buon termometro per misurare il livello di un movimento, quello italiano, che negli ultimi anni ha balbettato non poco. Sei le categorie che gareggeranno domenica: donne e uomini Elite, donne e uomini U23, donne e uomini juniores. In molte di queste, purtroppo, le chance di medaglia sono decisamente poche, per svariati motivi.

Fa eccezione, ovviamente, la categoria delle donne Elite, dove l’Italia non solo ha grossissime possibilità di mettere almeno un’atleta sul podio, ma ha addirittura due rappresentanti che possono puntare a conquistare l’oro. Parliamo di Alice Maria Arzuffi, negli ultimi due anni vincitrice di due prove di Superprestige (Gavere 2018 e Boom 2019) e della campionessa nazionale Eva Lechner. Entrambe hanno iniziato la stagione nel migliore dei modi; al momento, infatti, occupano, rispettivamente, la quarta e la quinta posizione nella classifica generale della sopraccitata Challenge più antica del mondo del ciclocross. Inoltre, nella gara di apertura del DVV Verzekeringen Trofee, ovvero il Koppenbergcross, Alice Maria ha concluso terza ed Eva quarta. Salvo cataclismi, la vittoria del titolo continentale dovrebbe essere un discorso tra loro due, le olandesi Annemarie Worst e Yara Kastelijn e la belga, campionessa del mondo in carica, Sanne Cant.

Anche tra gli uomini U23 ci sarebbe un italiano che avrebbe le qualità per vincere l’Europeo. Parliamo di quel Jakob Dorigoni che l’anno scorso fu 5° al Mondiale di categoria a Bogense e che, per ben tre volte, arrivò sul podio in gare di Coppa del Mondo, peraltro mettendosi dietro niente meno che Eli Iserbyt su un circuito tanto duro quanto iconico come quello di Namur. Jakob, però, si è rotto lo scafoide in estate e ha levato il gesso solo questo mercoledì. L’azzurro sta facendo di tutto per essere al via della rassegna continentale, ma ci vorrebbe un miracolo per vederlo competitivo.

Tolto Dorigoni, il Bel Paese, nella categoria, ha qualche giovane interessante, ma che, al momento, sembra un po’ troppo acerbo per poter competere coi migliori crossisti stranieri. Su tutti Filippo Fontana, da tempo nei radar degli osservatori più attenti, due anni fa protagonista sia nella Coppa del Mondo che nel DVV Verzekeringen Trofee juniores, il quale ha iniziato questa stagione nel migliore dei modi, piazzandosi sul podio, qua in Italia, in due gare open come il GP Città di Jesolo e la “Il Melo Cup”. Tuttavia, non ha ancora disputato una gara internazionale nella categoria, ragion per cui è difficile quantificare il gap tra lui e i grandi favoriti della prova.

Un altro ragazzo di sicuro avvenire è il classe 2001 Davide Toneatti, di recente 11° e 13° in due cross di categoria C1 in Spagna (Laudio ed Ellorioko). L’anno scorso fu 4° in Coppa del Mondo junior a Namur. In questa prima stagione al piano superiore, invece, ha fatto 23° a Berna. Oggi già una top-10 sarebbe un risultato enorme, probabilmente, però, in futuro potrebbe essere competitivo per una medaglia in una gara di questo calibro.

Tra le donne U23, il contingente azzurro è sicuramente valido. Il Bel Paese schiera una ragazza che l’anno scorso, nella rassegna continentale, ha colto un bel 7° posto, Sara Casasola, spalleggiata da altre due, Francesca Baroni e Gaia Realini, che arrivarono in top-20. La seconda, oltretutto, all’epoca era ancora juniores, ma corse con le U23 poiché la prova dedicata alla sua categoria non esisteva (è nata quest’anno). Il loro problema è che, purtroppo, la nazionale orange si presenta con due ragazze assolutamente fuori categoria come Ceylin del Carmen Alvarado, vincitrice delle prove di Gieten e Ruddervoorde di Superprestige e attuale leader della Challenge, e Inge Van der Heijden, campionessa del mondo di categoria in carica. Considerata la presenza anche della britannica Anna Kay, in stagione sul podio in Coppa del Mondo a Berna, portare a casa un bronzo sarebbe un risultato di assoluto rango per le nostre.

Anche tra gli junior uomini il problema non sono tanto i ragazzi italiani, quanto la presenza di una concorrenza spietata e, peraltro, ben più numerosa rispetto a quella che troveranno gli U23 uomini e donne. Il Belgio ha ben sei ragazzi che possono puntare al successo finale, incluso Thibau Nys, figlio del grande Sven, e anche Repubblica Ceca, Francia e Paesi Bassi sono ben forniti. Senza dimenticare, ovviamente, la presenza di quel Marco Brenner che su strada, nel 2019, ha dominato. Dal canto loro, comunque, gli azzurri qualche piccolissima chance di medaglia ce l’hanno, poiché di giovani validi, nella selezione, ce ne sono.

C’è Lorenzo Masciarelli, il quale sta correndo in Belgio con ottimi risultati. Venerdì scorso è arrivato 7°, e primo dei 2003, nel Koppenbergcross juniores. C’è Filippo Agostinacchio, che ha vinto la prima tappa dell’EKZ Cross Tour di categoria ad Aigle. E c’è Davide De Pretto, stradista eccellente (10° al Fiandre junior e in top-10 in due tappe del Giro della Lunigiana) capace di chiudere 17° a Berna in Coppa del Mondo. Agostinacchio e Masciarelli sono entrambi al primo anno, ad ogni modo, per cui il gap che c’è tra loro e diversi tra i grandi favoriti è dovuto più al fattore età che non a lacune per quanto concerne il talento.

Tra le donne juniores, come tra le U23, i primi due posti sono prenotati da due tulipane, Shirin Van Anrooij e Puck Pieterse, le quali, al momento, sembrano troppo forti per tutte le altre. La prima è, già oggi, capace di piazzarsi nei 10 con costanza in Superprestige e la seconda, l’anno scorso, arrivò nel 10 a Mondiali ed Europei U23. Sembra, insomma, che si possa lottare, al massimo, per il bronzo e c’è anche la Francia che ha un paio di atlete veramente valide quali Lina Burquier e Olivia Onesti. Qua l’Italia ripone gran parte delle speranze su Carlotta Borello, la numero uno delle junior nostrane, e su un’altra atleta al primo anno, ovvero la figlia d’arte Lucia Bramati. Oltre a loro, hanno chance di far bene anche Nicole Pesse, Elisa Rumac e Giada Borghesi.

E arriviamo, così, alla nota più dolente: gli uomini Elite. Nessuna chance di Medaglia né di top-10 per il Bel Paese nella prova regina. Gioele Bertolini, che fu 6°, due anni fa, ai Mondiali di Valkenburg, ha deciso di mettere da parte il cross per provare a strappare un pass per le Olimpiadi di Mountain Bike, per cui non sarà della partita. E, purtroppo, oltre a lui l’Italia non ha altri alfieri di rango internazionale. Le pochissime speranze di un risultato degno di nota sono riposte su Luca Braidot, numero 13 al mondo del ranking UCI riservato al Cross Country, il quale, in passato, è riuscito ad arrivare 12° alla rassegna iridata di Tabor 2015 e 20° a quella di Bieles 2017. Luca è un atleta a cui i cavalli non mancano, ma è, prima di tutto, uno specialista di un’altra disciplina, ed è all’esordio in un cross internazionale in questa stagione, per cui è chiaro che già una top-20 sarebbe un grandissimo risultato.

 

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luca.saugo@oasport.it

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Foto: Lapresse

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